Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Nel giorno della nuova udienza del processo sul sequestro, le torture e l’omicidio di Giulio Regeni, anche la segretaria del Partito democratico Elly Schlein ha partecipato insieme al dem Gianni Cuperlo, a studenti, giornalisti e attivisti, al sit-in fuori dal tribunale di piazzale Clodio a Roma, al fianco dei genitori di Giulio – Paola e Claudio Regeni – e alla legale della famiglia, Alessandra Ballerini.
Schlein ha accusato il governo dopo la decisione della Farnesina, con un decreto del 7 maggio scorso di concerto con i ministeri della Giustizia e dell’Interno, di allargare la lista dei paesi di origine dei migranti che l’Italia considera “sicuri”, includendo anche Paesi come Bangladesh, Camerun, Colombia, Perù e Sri Lanka, ma soprattutto anche il regime egiziano di Al Sisi, nonostante torture e violenze contro la società civile, come per i rifugiati, siano all’ordine del giorno. “L’Egitto non è un Paese sicuro – ha replicato la segretaria dem – e lo ha dimostrato in ogni modo. È vergognoso che sia sempre mancata una collaborazione con l’Egitto dove si continuano a perpetrare violazioni dei diritti fondamentali”
Al processo, che si celebra a Roma, per l’omicidio di Giulio Regeni sono imputati quattro 007 egiziani, Usham Helmi, il generale Sabir Tariq e i colonnelli Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. Sono accusati del reato di sequestro di persona pluriaggravato, mentre al solo Sharif sono contestati anche i reati di concorso in lesioni personali aggravate e di concorso in omicidio aggravato.