Regeni, Schlein attacca il governo: “L’Egitto non è un Paese sicuro, viola i diritti. Vergognoso che sia sempre mancata la collaborazione”
Nel giorno della nuova udienza del processo sul sequestro, le torture e l’omicidio di Giulio Regeni, anche la segretaria del Partito democratico Elly Schlein ha partecipato insieme al dem Gianni Cuperlo, a studenti, giornalisti e attivisti, al sit-in fuori dal tribunale di piazzale Clodio a Roma, al fianco dei genitori di Giulio – Paola e Claudio Regeni – e alla legale della famiglia, Alessandra Ballerini.
Schlein ha accusato il governo dopo la decisione della Farnesina, con un decreto del 7 maggio scorso di concerto con i ministeri della Giustizia e dell’Interno,
di allargare la lista dei paesi di origine dei migranti che l’Italia considera “sicuri”, includendo anche Paesi come Bangladesh, Camerun, Colombia, Perù e Sri Lanka, ma soprattutto anche il regime egiziano di Al Sisi,
nonostante torture e violenze contro la società civile, come per i rifugiati, siano all’ordine del giorno.
“L’Egitto non è un Paese sicuro – ha replicato la segretaria dem – e lo ha dimostrato in ogni modo. È vergognoso che sia sempre mancata una collaborazione con l’Egitto dove si continuano a perpetrare violazioni dei diritti fondamentali”
Al processo, che si celebra a Roma, per l’omicidio di Giulio Regeni sono imputati quattro 007 egiziani, Usham Helmi, il generale Sabir Tariq e i colonnelli Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. Sono accusati del reato di sequestro di persona pluriaggravato, mentre al solo Sharif sono contestati anche i reati di concorso in lesioni personali aggravate e di concorso in omicidio aggravato.