Il governo prende tempo sulla cessione di Industria Italiana Autobus a Seri. Al termine dell’incontro con sindacati ed enti locali a Roma, il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha allontanato il via libera per il passaggio della società – in mano a Invitalia con la partecipazione di Leonardo – al gruppo della famiglia Civitillo, spiegando che ci trascorreranno “altri venti giorni di tempo prima di assumere la decisione sull’indirizzo da dare” all’Agenzia per lo sviluppo: “In questi venti giorni si può ulteriormente approfondire se esistono altre proposte integrative o alternative rispetto al gruppo Seri. Al termine ci assumeremo la nostra responsabilità per salvare e rilanciare questo importante asset strategico del nostro Paese”.

Quasi 600 dipendenti, due centri produttivi – Bologna e Flumeri, nell’Avellinese – e dieci anni di vertenza alle spalle, Industria Italiana Autobus ha al momento un solo acquirente interessato: la holding degli imprenditori campani attivi nel settore degli accumulatori di energia. Dei 23 operatori economici del settore che avevano manifestato interesse, quella di Seri è stata l’unica offerta vincolante.

Così è scaturita la decisione di Invitalia, che ne detiene il 42%, e Leonardo che già a novembre 2023 aveva deciso di cedere il suo 28 per cento uscendo dall’azienda che produce autobus e avrebbe commesse – anche da diversi grandi comuni italiani – ma vive una difficoltà finanziaria che continua a bloccare la produzione. Il 2023 si è chiuso con un rosso da 63 milioni di euro, che sommati ai 47 dell’anno precedente fanno centodieci milioni tondi tondi di perdita. In caso di cessione, lo schema prevede che a Invitalia – che per legge deve uscire dal capitale dopo quattro anni – resterebbe meno del 5% ma l’accordo con Seri prevede un potere di vincolo che le permetterebbe di revocare le quote agli acquirenti per alienarle a terzi qualora non attuassero il piano industriale.

Sindacati ed enti locali hanno finora fatto blocco, non ritenendo Seri un investitore affidabile. “Come sindacato abbiamo difatti manifestato la nostra opposizione a piani di sostanziale disimpegno da parte del governo, che paradossalmente sancirebbero uno sperpero delle ingentissime risorse pubbliche fino ad oggi profuse”, hanno sostenuto in una nota Fiom, Uilm, Fim, Fismic e Uglm. Anche Leonardo e Invitalia, rilevano i sindacati, “devono assumersi la responsabilità data dal fatto che in questi anni avrebbero dovuto imprimere una svolta positiva a Iia. E non possono oggi scaricare responsabilità su altri”.

Il piano del gruppo Seri, rilevano, “prevederebbe di concentrare lo stabilimento di Bologna sulle attività di ricerca e sviluppo e lo stabilimento di Flumeri sulla produzione, un investimento con risorse proprie pari a 50 milioni di euro, nonché una focalizzazione sull’elettrico. Tuttavia non sono chiare le implicazioni occupazionali e a preoccupare sono la mancanza di esperienza di Seri nel comparto degli autobus e alcune pregresse esperienze con esito infausto proprio sul territorio di Avellino”.

Il primo obiettivo, comunque, è stato raggiunto: “Era fermare la cessione da parte del governo: ci sono venti giorni per trovare soluzioni alternative, a determinate condizioni”, ha detto il segretario generale della Fiom-Cgil, Michele De Palma. “Continuiamo a pensare che le condizioni siano la struttura del soggetto che sia in grado di poter entrare con il pubblico nel gestire l’azienda, un piano industriale e un piano occupazionale con le garanzie necessarie – prosegue De Palma – Tutto questo è è stato possibile solo grazie alla mobilitazione e alla determinazione dei lavoratori e al supporto delle istituzioni al tavolo”.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Incidente in un cantiere della metro a Napoli: morto un operaio di 63 anni, feriti due colleghi

next
Articolo Successivo

Le precettazioni ledono il diritto allo sciopero: la strategia è svuotarlo dall’interno

next