La consegna del trofeo di campioni d’Italia è avvenuta giusto in tempo: da mercoledì 22 maggio l’Inter di Steven Zhang non esiste più. Il club è in mano al fondo californiano Oaktree. Un terremoto societario che arriva immediatamente dopo la sbornia nerazzurra per la vittoria dello scudetto e la conquista della seconda stella, ma che non è certamente imprevisto. Tanto che tutto è pronto per garantire la continuità gestionale sia in ambito economico sia in ambito sportivo, con la conferma di Beppe Marotta. Ma perché Zhang ha perso il controllo dell’Inter e il club nerazzurro è finito nelle mani di Oaktree? E cosa succederà nel futuro prossimo? Per capirlo, bisogna ripercorre tutte le tappe di quanto accaduto.
Il prestito – Il gruppo Suning della famiglia Zhang acquisisce il controllo dell’Inter nel giugno 2016. Due anni dopo, a ottobre 2018, Steven Zhang diventa il presidente dell’Inter. Sono gli anni dei grandi investimenti nel club, che portano all’arrivo di Marotta e di Antonio Conte, culminati con la vittoria del 19esimo scudetto. Quando Suning arriva all’Inter, il governo cinese sta favorendo questo tipo di operazioni. Poco dopo cambierà idea. Nel frattempo il colosso Suning entra in crisi e con la pandemia da Covid Zhang si ritrova a corto di liquidità. Si arriva quindi al 2021: per garantire la continuità della società Inter, la Grand Tower srl con sede in Lussemburgo (la cassaforte tramite la quale Suning controlla il club) deve chiedere un prestito monstre alla Oaktree Capital Management: 275 milioni di euro, con un tasso di interesse del 12%. La cifra totale da restituire entro lunedì 20 maggio 2024 ammonta a circa 375 milioni. Oggi è festa in Lussemburgo, quindi il termine slitta a domani, martedì 21 maggio. Poi, se non porterà i soldi, l’avventura di Zhang alla guida dell’Inter sarà game over.
La trattativa con Oaktree e poi con Pimco – Suning e Zhang questi soldi non li hanno. E per questo negli ultimi mesi tentano la strada di una nuova trattativa con Oaktree. Il fondo però offre tassi di interesse ancora più elevati rispetto al 12% attuale e una scadenza temporale ridotta, che obbligherebbe Zhang a una cessione immediata. Il presidente dell’Inter allora prova a rivolgersi a un altro fondo americano, Pimco. L’operazione sembra a buon punto: un altro prestito da oltre 400 milioni, che permetterebbe a Zhang di ripagare Oaktree e di programmare il futuro del club nerazzurro. La trattativa però salta proprio in extremis. E qui le versioni divergono. Secondo Zhang, come emerge dal durissimo comunicato del 18 maggio, Oaktree si è intromessa per far saltare tutto. Il fondo, tra le clausole del prestito, si è garantita anche una percentuale sulla vendita dell’Inter: il 20% del prezzo di cessione. In caso di accordo tra Zhang e Pimco, dovrebbe attendere ancora per ottenere quei soldi. Il fondo californiano invece racconta un’altra versione: la trattativa salta perché Pimco si è tirata indietro. Va ricordato che Zhang, nonostante una sentenza della corte suprema di Hong Kong (valida anche in Italia), deve ancora restituire ben 320 milioni di euro a China Construction Bank, una banca a controllo pubblico. Non ridare i soldi allo Stato cinese non è esattamente un bel biglietto da visita.
Il cambio di proprietà – Al di là di quali siano le reali ragioni che hanno fatto naufragare la trattativa con Pimco, ad oggi l’unica chance rimasta a Zhang è provare a trovare un accordo last minute con Oaktree. Ha tempo fino a domani, altrimenti mercoledì mattina con un semplice comunicato il fondo californiano potrà diventare il nuovo proprietario dell’Inter. Infatti, per ottenere il prestito Zhang ha messo in pegno il 99,6% delle azioni dell’Inter (compreso il 31% in mano a Lionrock). Oaktree se non riceve i soldi può escutere questo pegno e garantirsi il pieno controllo del club. Zhang vedrà il suo debito cancellato e riceverà anche un indennizzo pari alla differenza tra i 375 milioni e il valore del club stabilito da un perito di Oaktree. Può essere che il fondo californiano offrirà a Suning anche una cifra maggiore, per provare a chiudere così la vicenda e scongiurare la paventata battaglia legale.
Cosa succederà all’Inter – Fino a qualche mese fa, il fondo californiano non sembrava interessato a rilevare l’Inter. Anzi, ha sempre spinto Zhang a vendere prima della scadenza odierna. Se questa strategia venisse confermata, il club finirebbe immediatamente “sul mercato” e probabilmente Oaktree avrebbe già valutato una rosa di possibili acquirenti. Per i tifosi nerazzurri non sarebbe una bella notizia, perché porterebbe al vero terremoto anche da un punto di vista sportivo. Il fondo nel suo comunicato parla di “successo a lungo termine dei Nerazzurri”, seppure specificando che l’obiettivo iniziale è “la stabilità operativa e finanziaria del Club”.
Una delle prime mosse del fondo è stata quella di affidare la comunicazione a Claudio Albanese, ex Juventus ed ex braccio destro di Andrea Agnelli. I tifosi non hanno gradito, ma Albanese è senior advisor di Fsg Global che da tempo ha tra i suoi clienti Oaktree. Più significativo invece è quanto confermato dallo stesso comunicato: il fondo Usa manterrà l’attuale dirigenza, da Beppe Marotta all’amministratore delegato Corporate, Alessandro Antonello. Significa continuità del progetto. Sarà a breve o a lungo termine? Lo si capirà presto: il rinnovo di Lautaro Martinez, in stand by da diversi mesi, potrebbe essere già una cartina tornasole della volontà dei nuovi proprietari di rimanere al timone e non vendere subito. Sullo sfondo c’è la partita dello stadio: se dovesse arrivare il via libera a un impianto di proprietà, il valore dell’Inter salirebbe ancora. Oaktree potrebbe decidere quindi di non vendere subito e aspettare qualche anno, affidando la società a chi di fatto già oggi la dirige e cercando di dare un’accelerata al dossier San Siro, magari anche accettando la strada di un Meazza ristrutturato e di proprietà. Un modo per far crescere ancora il valore del suo investimento, prima di passare all’incasso.