“Se mi torna il ciclo io mi uccido!”, ha detto C. alla sua mamma, lasciando l’ambulatorio di incongruenza di genere dove si erano recati per la visita di routine. C. si aspettava che gli avrebbero aumentato la dose minima di testosterone che prende già da un po’ e ovviamente si aspettava che gli rinnovassero il piano terapeutico della triptorelina. Invece la visita di routine per C. e sua madre si è trasformata in un vero incubo. Niente triptorelina e nessun aumento della dose fino a 16 anni. Non solo: al posto della triptorelina è stato prescritto un contraccettivo.
L. ha smesso di andare a scuola da quando a dicembre c’è stata l’interrogazione di Gasparri ed è iniziata la campagna di odio incontrollato su stampa e televisione, unito al terrore dell’incertezza. Viene presa da attacchi di ansia continui e non sa più che ne sarà del suo futuro. La madre cerca di tranquillizzarla, ma non ci riesce. Iniziava finalmente ad avere una certa sicurezza, adesso che poteva essere se stessa. Ora ha solo paura di che cosa le succederà e non riesce più a concentrarsi sullo studio.
La mamma di A. invece ha dovuto iniziare a vedere uno psichiatra perché non riesce più a controllare l’ansia per sua figlia. La mamma di G. ogni notte si sveglia in preda agli attacchi di panico. Anche L. e T. stanno avendo dei problemi. L. è una bambina trans e T. il suo fratello cis. Le maestre hanno chiamato i genitori perché improvvisamente il loro rendimento scolastico è crollato.
Alla madre di C. è stato consigliato di portare il figlio al pronto soccorso se ha pensieri suicidari e farlo prendere in carico dalla neuropsichiatria. Ma C. non è malato. Come non lo sono F., T., L., i loro genitori e tante altre persone il cui unico problema è quello di vivere in un paese transfobico che dichiara in cattivissima fede di fare tutto quanto sta facendo per tutelare la salute delle giovani persone transgender.
Ma davvero qualcuno ci crede?
I racconti sono quelli delle famiglie di giovani persone trangender con le quali sono sempre in contatto e che, da quando lo scorso dicembre il senatore Gasparri ha depositato alla Camera un’interrogazione parlamentare riguardo all’uso della triptorelina – un farmaco che sospende la pubertà – presso l’Ospedale Fiorentino di Careggi, si trovano in una situazione di angoscia e stress. All’interrogazione è seguita una ispezione che, sebbene non abbia trovato nulla di anomalo nell’operato della struttura sanitaria ma solo “alcune criticità e aspetti migliorabili”, ha comunque compromesso il funzionamento dell’ambulatorio per l’incongruenza di genere di Firenze e il benessere di ragazzi e ragazze transgender. Dov’è finita l’etica professionale o il giuramento di Ippocrate? Dov’è il diritto alla salute?
Da quando si è iniziato a fare uso della triptorelina nei percorsi di affermazione di genere più di 30 anni fa, non esiste un solo studio che ne abbia dimostrato la scarsa efficacia o conseguenze negative sulla salute. Anzi, ogni studio ha dimostrato esattamente il contrario: la triptorelina aumenta notevolmente il benessere delle persone adolescenti transgender e rende il loro percorso futuro molto più facile, evitando interventi chirurgici molto invasivi.
Certo i movimenti anti gender sostengono il contrario. Ma cos’altro dovrebbero fare? Sono movimenti anti gender. È ovvio che cerchino di distribuire false notizie senza nessuna base scientifica, cercando di invisibilizzare studi decennali e di delegittimare le persone professioniste che lavorano nel campo. È il loro modo di agire, come fa l’industria del tabacco che nega il danno del fumo sulla salute, o come fa chi nega il cambiamento climatico o i genocidi in varie parti del mondo.
Ma perché anche i centri di affermazione di genere, che invece dovrebbero occuparsi di tutela della salute, seguono le cavolate inventate da questi personaggi?
La questione è semplice: esiste un farmaco che garantisce il benessere delle persone transgender più giovani, il farmaco viene tolto, la salute viene meno (come succede a chiunque venga privato di un farmaco di cui ha bisogno, è il principio della medicina) e a quel punto la soluzione è la psichiatria e non la somministrazione del farmaco.
A me tutto questo suona molto a omissione di soccorso e lo trovo scandaloso nel 2024 in un paese che dovrebbe essere civile. Ma del resto, vista la non firma dell’Italia alla dichiarazione Ue per i diritti Lgbtqia+, forse è da persone ingenue continuare a stupirsi.
Che sia chiaro a tutti e tutte però: il problema non è semplicemente un’interrogazione parlamentare o un’ispezione o la creazione di un tavolo composto da incompetenti per creare linee guida che già esistono; il problema è soprattutto che queste proposte folli vengono applicate da chi invece dovrebbe per etica professionale rifiutarsi.
Ci auguriamo che dopo questo iniziale momento di sbandamento l’Italia si rimetta in linea con tutti i paesi europei che proteggono la salute delle giovani persone transgender e non continui come quei quattro, e sottolineo quattro, paesi che, pilotati da folli odiatori, cercano di fare di tutto per eliminare ogni varietà umana.