In piena campagna elettorale per le Europee un gruppo di 134 economisti italiani chiede alla politica di prendere posizione sulla proposta di una tassa sui grandi patrimoni. Impegnandosi a varare in Italia entro un anno un’imposta progressiva sullo 0,1% più ricco dei cittadini e approvare al più presto un aumento delle tasse su successioni e donazioni oltre una certa soglia e introdurre nuovi scaglioni e aliquote marginali Irpef. Un’agenda agli antipodi rispetto alla delega fiscale del governo Meloni ora in fase di attuazione. Tra i primi firmatari del manifesto, battezzato L’agenda Tax the Rich per l’Italia, ci sono Andrea Roventini della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, Alessandro Santoro dell’ateneo di Milano Bicocca e i ricercatori della Sant’Anna Demetrio Guzzardi ed Elisa Palagi, autori dello studio pubblicato sul Journal of the European Economic Association che ha mostrato come il sistema fiscale italiano sia nel complesso regressivo, con i contribuenti più ricchi che godono di aliquote effettive minori rispetto al resto della popolazione. Con loro tra gli altri Guido Alfani (Bocconi), l’ex ministro Fabrizio Barca (Forum Disuguaglianze e Diversità), l’ex responsabile economia del Pd Emanuele Felice (Iulm), Maurizio Franzini (La Sapienza), Elena Granaglia (Roma Tre), Mario Pianta (Normale), Michele Raitano (Sapienza), Gianfranco Viesti (università di Bari).

L’obiettivo dichiarato del documento, presentato mercoledì al Senato durante una tavola rotonda coordinata da Oxfam e Patriotic Millionaires, è “affermare la necessità di un’agenda TaxTheRich che, attraverso un maggiore prelievo a carico dei contribuenti più facoltosi, contribuisca ad aumentare l’equità del nostro sistema impositivo, garantisca maggiore sostenibilità alle finanze pubbliche e aiuti a reperire le risorse necessarie per stimolare una crescita sostenibile ed inclusiva, supportare politiche di mitigazione ed adattamento ai cambiamenti climatici, finanziare investimenti nella transizione ecologica giusta, nei beni pubblici essenziali come sanità ed istruzione e nel contrasto all’ampliamento dell’area della vulnerabilità ed esclusione sociale“. Urgenze in un contesto di forte crescita delle disuguaglianze testimoniata dai dati: la quota del reddito nazionale detenuta dallo 0,1% più ricco è passata dall’1,5% del 1980 al 5,3% del 2020 e i patrimoni sono sempre più concentrati nelle mani di pochi.

Al primo punto c’è l’imposta progressiva sui patrimoni netti superiori a 5,4 milioni di euro, in linea con l’Iniziativa dei Cittadini Europei su cui è in corso la raccolta di firme coordinata da Oxfam Italia in partnership con Fatto Quotidiano e Radio Popolare (qui il link per aderire). Una proposta largamente condivisa dalla popolazione, come emerso dal sondaggio commissionato nel 2021 da Millionaires for Humanity e Tax Justice Italia e da quello realizzato tra marzo e aprile da Oxfam e Fatto, e pure da un nutrito gruppo di milionari. E che oggi è molto più facilmente attuabile rispetto al passato, spiegano gli economisti, grazie allo scambio automatico di informazioni tra amministrazioni fiscali e alla maggior efficacia nella tassazione della ricchezza offshore. Per limitare il problema dello spostamento degli investimenti all’estero l’imposta potrebbe essere accompagnata da una exit tax, come immaginato da Gabriel Zucman, direttore dell’Eu Tax Observatory.

Segue la richiesta di potenziare il prelievo su grandi successioni e donazioni, per invertire la rotta rispetto all’attuale regime di favore sui soldi ereditati o ricevuti in dono – l’Italia su questo fronte è una sorta di paradiso fiscale – che “contribuiscono a divaricare le opportunità e riducono il dinamismo dell’economia”. L’ultima tra le richieste da realizzare nel breve periodo riguarda l’aumento degli scaglioni e delle aliquote marginali: è quel che suggerisce la teoria dell’imposizione ottimale. En passant, è il contrario rispetto a quanto sta facendo il governo Meloni che ha ridotto le aliquote a tre.

Nel medio periodo – entro tre anni – si chiede invece di prevedere, per garantire maggiore equità distributiva, l’ampliamento della base imponibile dell’imposta sui redditi delle persone fisiche a tutti i redditi da lavoro e ai redditi da capitale finanziario, abolendo i regimi sostitutivi: anche in questo caso la ricetta è opposta rispetto ai contenuti della delega fiscale. Lo stesso si può dire per l’ultima misura prescritta dal gruppo di economisti, la revisione del prelievo sui redditi e sui patrimoni immobiliari per aumentarne l’equità verticale e orizzontale, da realizzare ovviamente dopo aver aggiornato il catasto. Cosa che la maggioranza di destra ha escluso anche se, ricorda il manifesto, “oggi il valore di mercato degli immobili è, nella media nazionale, di circa 3 volte superiore al valore catastale, con un rapporto più alto in aree ricche del paese e per immobili dal valore di mercato più elevato”.

Gli estensori sottolineano che la fase redistributiva su cui si concentra il manifesto va preceduta da interventi di carattere predistributivo che prevengano a monte la iniqua distribuzione degli esiti economici sui mercati: supporto a chi proviene da un background svantaggiato, rafforzamento della tutela della concorrenza, regolamentazione finanziaria, politiche industriali che sostengano una competitività basata sull’innovazione e sulla buona occupazione e non sui bassi salari, politiche del lavoro che rafforzino il potere contrattuale dei lavoratori e limitino il ricorso a forme di occupazione non standard.

Alla luce del manifesto Mikhail Maslennikov, policy advisor sulla giustizia economica di Oxfam, chiede alla politica di battere un colpo: “Non può più ignorare la necessità di rafforzare l’equità del sistema fiscale, né rinunciare a recuperare risorse cruciali per abbattere le liste d’attesa nelle strutture sanitarie pubbliche, stabilizzare il personale precario nelle scuole, finanziare misure di supporto a cittadini in condizioni di fragilità e contrastare i cambiamenti climatici”. Solo Avs e la lista di Santoro hanno esplicitato nei programmi per le Europee il sostegno a una tassa sui grandi patrimoni. Nei giorni scorsi la capolista Pd per il Nord-Ovest Cecilia Strada – candidata da indipendente – ha a sua volta appoggiato pubblicamente la necessità di “interventi straordinari come una patrimoniale” per ridurre le disuguaglianze. Nel programma dem la proposta non c’è ma Antonio Misiani, responsabile Economia del Pd, ha detto al fattoquotidiano.it che il partito la sostiene e ha del resto sottoscritto il manifesto del gruppo dei Socialisti e democratici europei in cui si auspicano “imposte efficaci a carico dei più ricchi”.

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