“Ci rivolgiamo a lei come genitori per esprimere sconcerto e preoccupazione”. Con queste parole 200 papà e mamme di altrettanti ragazze e ragazzi delle superiori hanno scritto al capo dello Stato per dare il loro allarme su quella che definiscono continua repressione di manifestazioni e cortei studenteschi. Un messaggio inviato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, lo stesso che, subito dopo gli scontri a Pisa di febbraio scorso, aveva dichiarato che “i manganelli esprimono sempre un fallimento”.

“Signor presidente, siamo centinaia di genitori di ragazze e ragazzi che frequentano la scuola superiore”, è l’esordio della lettera diffusa ai media. “Una di loro, studentessa di un liceo di Roma, è tornata a casa con la testa spaccata dal manganello di un poliziotto. Un’altra, colpita ripetutamente alle costole, è stata portata via in ambulanza. In quella circostanza, almeno cinque studenti minorenni sono stati feriti dai colpi dei poliziotti che affrontano armati e in tenuta antisommossa i giovani disarmati e a volto scoperto. Era già successo a Pisa, a Firenze: studenti minorenni che manifestano pacificamente il loro dissenso vengono brutalmente caricati, percossi, lasciati a terra da adulti che avrebbero il compito di proteggerli, di garantire l’esercizio dei loro diritti”.

Nella lettera viene quindi evocata la Costituzione: “Come genitori – proseguono – ci rivolgiamo a lei, signor presidente, per esprimere il nostro sconcerto e la nostra preoccupazione. La Costituzione della quale lei è garante, la Carta che le nostre figlie e i nostri figli studiano a scuola, assicura il diritto di manifestare, di riunirsi pacificamente e senza armi, la libertà di esprimere il proprio pensiero. È questo che insegniamo in classe e in famiglia ed è questo insegnamento che i giovani mettono in pratica quando manifestano per difendere il diritto all’aborto, per contestare gli accordi di collaborazione militare con le università israeliane o per chiedere che il governo Israeliano smetta di massacrare migliaia di donne, bambini, ragazzi come loro”. I genitori, si legge ancora, si dicono preoccupati ogni volta che i figli decidono di far sentire la propria voce e manifestare. “Quando però le nostre figlie e i nostri figli scendono in piazza per esercitare questo diritto e far sentire la loro voce rischiano di finire al pronto soccorso”.

L’accusa dei genitori è molto chiara: “Non si tratta più di casi isolati ma di un copione che si ripete“, scrivono. “Non accade lo stesso con gli ultras armati di spranghe che mettono a ferro e fuoco le città. In quel caso, la furia di tifosi adulti viene tollerata e contenuta senza far scattare ogni volta la conta dei feriti. Perché, invece, gli studenti minorenni e disarmati vengono manganellati? Le nostre figlie e i nostri figli tornano a casa impauriti, sgomenti, arrabbiati. Raccontano dei coetanei a terra, del sangue, delle ferite, delle cariche, ci mostrano i video girati con i loro telefoni. La violenza delle forze dell’ordine rischia di innescare nei giovani più suggestionabili una risposta violenta. A questo si vuole arrivare?”.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Voto per il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione: mistero sui dati elettorali

next
Articolo Successivo

Proteste pro-Palestina, all’Università Bicocca due studenti iniziano lo sciopero della fame: “Rettrice prenda posizione sugli accordi con Israele”

next