Cronaca

Più paura, meno futuro: indagine Istat sui ragazzi. Cresce la voglia di coppia, ma anche il numero di donne che non vuole figli

Speranza per gli adulti, paura per i ragazzi. Si potrebbe sintetizzare così – banalizzando, ovviamente – l’indagine Istat “Bambini e ragazzi 2023” presentata a Roma lunedì scorso. Speranza, per l’augurio di un’inversione di tendenza nella (de)crescita demografica; paura, perché preadolescenti e adolescenti italiani ci stanno dicendo in tutti i modi che il futuro è una terra straniera. Sono stati intervistati, appunto, bambini e ragazzi tra gli 11 e i 19 anni, non tutti italiani di nascita, su alcuni temi che riguardano la vita che verrà. E i risultati, contrariamente a quanto affermato dalla ministra Roccella dalle colonne odierne de Il Giornale, non sono proprio entusiasmanti. Ma andiamo con ordine.

Stranieri, clandestini, ius soli: il legislatore è rimasto indietro. L’Istat ha chiesto agli intervistati cosa significasse per loro “essere italiani”. In barba alle leggi (e alla Lega), il 54% dei giovani italiani (contro il 45,7 degli stranieri) ha risposto semplicemente “essere nati in Italia”. “Rispettare le leggi e le tradizioni italiane”, con il 47,7% delle preferenze, è la seconda scelta, ma risulta essere la prima per i ragazzi stranieri nati all’estero. Una percentuale alta (il 59%) pensa che chi nasce nel nostro Paese debba acquisire immediatamente la cittadinanza, percentuale che arriva al 64,6% tra le ragazze. “I ragazzi con cittadinanza straniera vorrebbero diventare italiani? Il 62,3% risponde di sì”. Il dato – specifica l’Istat – è però influenzato negativamente dai cinesi che non avrebbero diritto alla doppia cittadinanza e quindi non vogliono la nostra.

La scuola “del merito”, se puoi permettertela. Un capitolo importante del rapporto riguarda, ovviamente, l’istituzione scolastica e in particolare le “transizioni”, ovvero i passaggi da un ciclo all’altro o dalla secondaria all’università e/o al mondo del lavoro. Ebbene, è una fotografia che non muta mai. Tra gli studenti delle medie, oltre il 50% pensa di iscriversi a un liceo, il 26,1% è indeciso, il 14,7% a un istituto tecnico e l’8,4% a un professionale. Tra le ragazze risulta più elevata la quota di coloro che sono orientate verso i licei. Però, la condizione economica della famiglia ha un ruolo importante nel determinare gli orientamenti scolastici. “Il 60,3% di coloro che ritengono che la situazione della propria famiglia sia molto buona intende andare al liceo, mentre manifesta lo stesso orientamento solo il 34,8% degli studenti che dicono di avere una situazione economica familiare non molto o per niente buona”. Stesso discorso per le scelte successive: solo il 56,6% degli alunni delle superiori è intenzionato ad andare all’università. Tra le ragazze la quota raggiunge il 67,4% (contro il 46,4% degli uomini). Per gli stranieri è più bassa rispetto agli italiani: 44,5% contro 57,8%. Chi pensa di avere una situazione economica non molto o per niente buona vuole andare all’università nel 46,0% dei casi, percentuale che sale al 67,1 tra chi ha una situazione molto buona.

Meno matrimoni, più unioni civili. Ma è alto il desiderio di coppia. Sono gli anni dell’adolescenza, e saremmo un Paese definitivamente malato se i risultati fossero stati diversi. Anche in questo caso, l’esito tiene conto delle evoluzioni sociali più che del pensiero del governo di turno. Nel biennio 2021-2022 – dopo una comprensibile diminuzione causa Covid – le unioni civili sono triplicate rispetto al biennio 2000-2001, da circa 440mila a più di 1 milione e 500mila. Ebbene, i dati Istat ci dicono che il 74,5% dei giovanissimi intervistati pensa che da grande vivrà in coppia, a prescindere da un eventuale matrimonio. Solo il 5,1% invece immagina di vivere da solo, e questa quota è leggermente più alta per le ragazze. Certo, l’istituzione matrimonio continua a rappresentare un modello ma, al crescere dell’età, la quota di chi pensa di sposarsi si riduce, passando dal 73,7% tra gli 11-13enni al 70,8% nella classe 17-19 anni. La grande maggioranza (76,9%) vorrebbe sposarsi entro i 30 anni e, tra questi, quasi il 21% prima dei 26 anni.

La questione femminile e la crescita demografica. C’è un dato che deve far riflettere: per le ragazze l’incidenza di chi vuole contrarre matrimonio entro i 30 anni è più alta che per i ragazzi (80,7% e 73,4%). Il 23,2% delle giovani desidera sposarsi addirittura prima dei 26 anni. Evidentemente, il retaggio delle “principesse” è ancora troppo pesante. In generale, il 69,4% degli intervistati dice di volere dei figli (numero in aumento rispetto al passato), il 21,8% è indeciso e l’8,7% dice di non volerne. Ma quest’ultimo dato cresce nel caso delle ragazze: 10,3%. Non solo: al crescere dell’età l’incidenza di coloro che vuole avere figli aumenta (passa dal 63,3% nella classe 11-13 anni al 73,1% nella classe 17-19), assottigliando così la quota di indecisi. Però cresce anche la percentuale di chi non vuole figli, passando dall’8,4% per la classe di età 11-16 anni, al 9,1% tra i 17-19enni. Numeri non sufficienti a invertire il calo demografico. “Attualmente – sottolinea l’Istituto di statistica – sembrerebbe possibile avere ancora un impulso demografico positivo dalla componente con background migratorio della popolazione residente in Italia”. Meno male, ancora una volta, che ci sono gli immigrati.

Ci state rubando il futuro. Bene, ma non benissimo dunque. Ai ragazzi è stato chiesto anche come vedono il proprio futuro e se il 41,3% se ne mostra affascinato, un numero in proporzione altissimo – il 32,3% – ne ha paura. Rispetto all’indagine condotta nel 2021, la quota di coloro che si sentono affascinati dal futuro è diminuita di quasi 5 punti percentuali, mentre è cresciuta di 5 punti e mezzo la quota di chi ha paura. E qui la colpa non può essere solo del Covid. Sono le ragazze a temere di più, tanto che in questo caso le percentuali si ribaltano: 42,1% ne ha paura, 35,9 ne sente il fascino. Segno, ancora una volta, l’Italia non è un Paese per donne. “È interessante notare”, scrive l’Istat, “che la percentuale di coloro che hanno paura del futuro aumenta con il crescere dell’età”, e molto incide ovviamente la condizione economica. Non a caso, oltre il 34% dei ragazzi tra gli 11 e i 19 anni da grande vorrebbe vivere in un altro Paese.