Le bare del presidente iraniano Raisi e del ministro Amir-Abdollahian fluttuano sulle mani delle decine di migliaia di persone accorse a rendere omaggio ai membri del governo morti nell’incidente aereo del 20 maggio scorso. A condurre la preghiera, nel corso della cerimonia funebre, alla presenza anche del capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, è la Guida Suprema, l’ayatollah Ali Khamenei. Poco dopo i due si sono incontrati e l’83enne leader religioso ha ribadito la sua posizione riguardo alla guerra con Tel Aviv: “La promessa di eliminare Israele sarà mantenuta. Vedremo il giorno in cui la Palestina passerà dal fiume al mare. La resistenza del popolo di Gaza ha impressionato il mondo e si sono moltiplicate le proteste nelle università degli Stati Uniti a sostegno della Palestina. Il popolo di Gaza ha sconfitto gli Stati Uniti, la Nato, la Gran Bretagna e altri Paesi”.
Grato dell’appoggio offerto da Teheran, anche in questo momento difficile per la Repubblica Islamica, Haniyeh ha voluto far sapere che il partito armato palestinese è “sicuro che l’Iran continuerà a sostenere la nazione palestinese con le sue politiche, le sue strategie e i suoi valori fino a quando la bandiera della vittoria non sarà innalzata sulla moschea di Al-Aqsa“. E ha poi aggiunto: “Il defunto presidente ha sottolineato il sostegno dell’Iran alla resistenza e ha affermato che la questione palestinese non è politica e che la nazione islamica utilizzerà tutte le sue capacità per liberare la Palestina. Il presidente Raisi ha anche affermato che il movimento di resistenza, come primo fronte della resistenza dei musulmani, è una scelta strategica per concretizzare la liberazione. Ha elogiato l’attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre, definendolo ‘una battaglia che ha preso di mira il cuore del regime sionista‘”.
LA COLONIZZAZIONE VA AVANTI – Intanto Israele non si ferma e punta ad aumentare il grado di occupazione illegale nei territori ridando ai coloni la possibilità di insediarsi in territori liberati dal 2005 dopo il disimpegno voluto da Ariel Sharon che coinvolse anche gli insediamenti di Gaza. Il ministro della Difesa ha infatti dato istruzioni per consentire agli israeliani di entrare in un’area della Cisgiordania vietata fino a oggi: si tratta di tre insediamenti ebraici sui quattro totali su cui vige il divieto e le cui strutture furono parzialmente distrutte. La mossa di Yoav Gallant fa seguito a una mozione approvata alla Knesset lo scorso anno che annulla quegli ordini.
I MAGISTRATI ISRAELIANI CONTRO LA CPI – Il procuratore generale di Israele Gali Baharav-Miara e il procuratore di Stato Amit Aisman hanno attaccato e definito “senza basi” la richiesta del procuratore della Corte Penale Internazionale, Karim Khan, di emettere mandati di arresto nei confronti del premier Benyamin Netanyahu e del ministro della Difesa Gallant. I due maggiori magistrati israeliani hanno sostenuto di aver esaminato tutte le accuse di violazioni della legge mosse da Khan e che la Cpi non ha l’autorità di indagare e incriminare leader israeliani. “Le forze di sicurezza, inclusa l’Idf – si legge in una nota congiunta – combattono la guerra nel pieno rispetto delle regole del diritto internazionale”.