La Cnn ha dedicato una lunga inchiesta al collegamento tra semaglutide e fertilità
In America li chiamano “Ozempic babies”, dal nome commerciale del farmaco a base di semaglutide, utilizzato come antidiabetico e studiato per la terapia dell’obesità. Che cosa è successo? La CNN ha dedicato una lunga inchiesta al collegamento tra semaglutide e fertilità. Come la vicenda di una coppia che stava cercando di avere un figlio da più di due anni, a cui il medico aveva detto di non essere in grado di concepire a causa della sindrome dell’ovaio policistico. Nell’ottobre 2022, Catera Bentley – così si chiama la 25enne – aveva iniziato a prendere il farmaco diventato famoso per perdere peso. Nei primi mesi, ha raccontato, ha perso circa 40 chili. I suoi cicli mestruali, che erano stati irregolari a causa della sindrome dell’ovaio (PCOS), sono diventati normali. E questo ha influito anche sul suo umore.
Quando ha scoperto di essere incinta si è sentita felice ma si è anche preoccupata degli effetti che avrebbe potuto avere sul suo bambino l’assunzione del farmaco. E come lei sembra che moltissime altre donne abbiano fatto la stessa esperienza. Sappiamo che questi farmaci non sono stati studiati nelle persone in gravidanza: “Non conosciamo gli effetti di un’esposizione precoce sul feto”, ha dichiarato infatti alla CNN la dottoressa Jody Dushay, medico specializzato in endocrinologia e metabolismo presso il Beth Israel Deaconess Medical Center e assistente alla Harvard Medical School. Dushay ha dichiarato di raccomandare alle donne di interrompere l’assunzione di questi farmaci due mesi prima di tentare una gravidanza, come indicato nelle informazioni di prescrizione. La semaglutide fa parte di una classe di farmaci chiamati agonisti del recettore GLP-1, che agiscono imitando gli ormoni intestinali coinvolti nella regolazione dell’insulina e dell’appetito. Sono entrambi approvati per il trattamento del diabete di tipo 2 e hanno due farmaci gemelli approvati per la perdita di peso. Ozempic utilizza il principio attivo semaglutide e Wegovy è la versione approvata per la perdita di peso. Mounjaro utilizza tirzepatide, che ha come bersaglio un secondo ormone chiamato GIP, e Zepbound è il suo marchio per la perdita di peso. Negli studi clinici è stato dimostrato che questi farmaci aiutano le persone a perdere in media dal 15% al 20% del loro peso corporeo.
Il parere dell’esperta
“L’obesità è una malattia cronica recidivante che sviluppa molteplici complicanze, fra le quali il diabete mellito di tipo 2 è la più conosciuta, la cosiddetta ‘diabesità’”, spiega al FattoQuotidiano.it la dottoressa Frida Leonetti, Professore Associato di Endocrinologia Università Sapienza e Direttore UOC Diabetologia Universitaria, Ospedale SM Goretti, Latina. “Nelle donne in età fertile – continua l’esperta – e in particolare in quelle che presentano la policistosi ovarica (PCOS), l’obesità comporta un’alterazione/peggioramento della ciclicità del ciclo mestruale con assenza dell’ovulazione necessaria per il concepimento. Va da sé che l’avvento di farmaci in grado di ridurre l’appetito ottenendo un calo ponderale di grande entità fino a decine di chilogrammi di peso in eccesso può comportare la reversibilità di molte delle complicanze dell’obesità”.
In questi casi succede che si guarisce dal diabete?
“Sì, la prova più evidente è infatti la remissione dello stesso diabete, malattia nota per la sua cronicità, remissione anche completa che si ottiene con la riduzione del peso corporeo soprattutto se di importante entità e duraturo nel tempo. Non c’è da stupirsi quindi che nelle donne obese l’uso di questi nuovi farmaci possa anche regolarizzare il ciclo mestruale con la ripresa dell’ovulazione e riuscire ad avere una gravidanza. Questi risultati peraltro sono già noti da tempo nelle persone obese trattate con la chirurgia bariatrica, unica terapia finora in grado di raggiungere e mantenere nel tempo cali ponderali di grande entità”.
Nei casi di obesità questi nuovi farmaci risultano quindi molto efficaci.
“Gli attuali nuovi farmaci si possono usare anche per lunghi periodi e modulare la posologia in relazione al calo del peso corporeso. Si chiamano analoghi del GLP-1 (semaglutide) oppure della combinazione del GLP1 con il GIP (tirzepatide) proprio perché di fatto sono per l’appunto ‘analoghi’ di peptidi prodotti normalmente dal nostro organismo, caratterizzati però da una maggior potenza e durata di azione nel ridurre il senso di fame e aumentare la sazietà, entrambi dis-regolati nelle persone con obesità”.