Intervistato dal Corriere della Sera, il giornalista ha tracciato un bilancio della sua carriera in cui non sono mancati alti e bassi
Il prossimo 27 maggio Bruno Vespa compirà 80 anni. Un compleanno importante per il giornalista in Rai dal 1962 e dal 1996 alla guida di “Porta a Porta“. Una carriera costellata di successi e di critiche, un percorso professionale a cui non ha dato ancora una scadenza: “Il giornalismo si fa con la testa, che ancora funziona bene. Il ritiro lo deciderà il mio editore di riferimento: il Padreterno“, ha risposto in un’intervista al Corriere della Sera escludendo la pensione.
Con il giornalista Tommaso Labate ha tracciato un bilancio della sua carriera in cui non sono mancati alti e bassi. “Non lo si può chiamare rimpianto perché mi è andata benissimo. Ma sono convinto che, se fossi stato di sinistra, la mia carriera sarebbe stata più agevole. Per esempio, non avrebbero ridimensionato o cercato di chiudere Porta a porta“, racconta Vespa che rispetto alle sue idee politiche aggiunge: “Sono un moderato. E se mi chiede che cosa s’intende per moderato le rispondo che sono decenni che mio figlio Alessandro ogni volta mi chiede per chi ho votato. Non l’ha mai scoperto”.
Alla guida della “terza camera del Parlamento”, considerato da sempre filogovernativo. Anche in questa stagione politica, ritenuto da molti un consulente occulto di Giorgia Meloni per la comunicazione: “È ridicolo anche solo pensarlo. Nella Prima repubblica, al contrario di tantissimi altri colleghi, non ho mai partecipato a riunioni politiche e mai incontrato in privato un solo esponente politico. Tranne una volta, Giulio Andreotti. Volevano impormi al Tg1 la nomina di una caporedattrice di scarso valore dicendo che la voleva il presidente del Consiglio. Andai a Palazzo Chigi per chiedergli se era vero, Andreotti non ne sapeva nulla”, spiega il giornalista abruzzese.
Vespa al Corriere smentisce nuovamente una diceria sul suo conto, quella che lo vuole figlio segreto di Benito Mussolini ma come spiega il giornalista “i conti non tornano”: “Mia madre e mio padre si sposarono il 24 luglio 1943. Con gran tempismo, direi. Mia madre andò a insegnare ad Assergi, ultimo paese prima della funivia per Campo Imperatore, dove avevano mandato Mussolini, solo nel 1949. Quando ‘papà’ (sorride, ndr) era già morto da qualche anno. Mi fa sorridere. A mio fratello Stefano, invece, questa cosa lo faceva imbestialire. Dove nasce questa storia non saprei. Come nasce boh, forse perché somiglio un po’ a Mussolini”.