Economia

Leo firma un atto di indirizzo che blocca il decreto sul redditometro. Forza Italia e Lega: “Abolirlo del tutto, sistema vessatorio”

La figuraccia del governo sul redditometro si chiude con una marcia indietro del viceministro dell’Economia Maurizio Leo prima ancora del cdm di venerdì durante il quale era attesa la sua relazione sul decreto pubblicato in Gazzetta ufficiale lunedì scorso. Dopo l’annuncio pubblico di Giorgia Meloni sulla decisione di “sospendere” il provvedimento, Leo giovedì ha infatti firmato un atto di indirizzo con cui blocca il ritorno in vigore dello strumento per la “determinazione sintetica del reddito” che era stato sospeso dal decreto Dignità nel 2018. Fonti di governo mercoledì hanno comunque precisato che il differimento dell’applicazione è previsto in attesa “di un successivo provvedimento normativo di revisione dell’istituto”. Lega e Forza Italia continuano a spingere per la completa cancellazione.

“Il redditometro va abolito”, dichiara il capogruppo dei senatori di FI, Maurizio Gasparri, annunciando che il gruppo azzurro a Palazzo Madama ha predisposto un emendamento “per abrogare questo strumento obsoleto che è stato sostituito dalle nuove normative fiscali volute dal governo di centrodestra”. Il testo dell’emendamento secondo Gasparri sarà portato in discussione in Cdm dal vicepremier e segretario di FI Antonio Tajani, che anche oggi è tornato ad attaccare lo strumento: “Il redditometro è un sistema inquisitivo“. E il Carroccio ieri si è visto approvare alla Camera un odg in cui chiede la cancellazione di quello che Alberto Gusmeroli, Presidente della X Commissione Attività produttive della Camera, definisce “strumento vessatorio nei confronti dei cittadini”.

Le opposizioni attaccano in ordine sparso. Per la segretaria del Pd Elly Schlein, è “un altro esempio di come questa destra sia divisa e incoerente. Quello che trovo preoccupante è che voglia sempre dare un messaggio a chi fa il furbo e non ai cittadini onesti che pagano le tasse”. “Il redditometro lo introducono e poi se lo rimangiano. Dicono che non vogliono uno stato di polizia fiscale ma vanno in quella direzione”, è il commento di segno diverso del presidente M5S Giuseppe Conte durante un evento elettorale a Monterotondo (Roma). “Se lo rimangiano adesso che c’è la campagna elettorale ma vedrete che ce lo ripropongono un attimo dopo. Andate a casa. Siete dei dilettanti”. Il leader di Azione, Carlo Calenda, ritiene che il redditometro sia “necessario”, mentre Matteo Renzi di Iv lo ritiene “illiberale” e critica Meloni perché “voleva reintrodurre le medie Istat” per stimare le spese.

Sempre al cdm di domani è atteso intanto il via libera definitivo al decreto di revisione delle sanzioni tributarie che offre anche uno scudo penale a chi rateizza i debiti con il fisco. Il taglio delle multe, che vengono ridotte nel complesso di circa il 10%, si spiega nella Relazione Tecnica, farà calare le entrate di almeno 75 milioni, quantificazione peraltro troppo ottimistica secondo il Servizio Bilancio della Camera. Non solo: per i tecnici di Montecitorio la modifica delle soglie di punibilità dei reati tributari può “ridurre l’efficacia deterrente della sanzione penale, determinando possibili effetti negativi sul gettito”.