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Corridoio Vasariano, la riapertura del percorso tra Uffizi e Palazzo Pitti resta senza data. Ma forse ci sarà una sorpresa

di Marco Ferri
Corridoio Vasariano, la riapertura del percorso tra Uffizi e Palazzo Pitti resta senza data. Ma forse ci sarà una sorpresa

Gli ultimi, in ordine di tempo, ad annunciare la riapertura del Corridoio Vasariano erano stati insieme l’allora direttore delle Gallerie degli Uffizi e oggi candidato a sindaco di Firenze Eike Schmidt insieme al presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani. A metà dello scorso mese di ottobre avevano proclamato il 27 maggio 2024 – ovvero il giorno del 31esimo anniversario dalla strage di via dei Georgofili in cui persero la vita cinque persone – data della riapertura del Corridore, come veniva chiamato nel XVIII secolo il passaggio sopraelevato voluto da Cosimo I de’ Medici, progettato e fatto costruire dall’architetto Giorgio Vasari in soli sei mesi nel 1565, in occasione delle nozze di Francesco I de’ Medici con Giovanna d’Asburgo. Il percorso che unisce gli Uffizi a Palazzo Pitti è lungo circa un chilometro: è chiuso da metà dicembre del 2016 perché non vi era modo di garantire condizioni di sicurezza al pubblico, in particolare in caso di incendio.

27 maggio 2024 dunque? L’annuncio della stessa data era già avvenuto nel luglio del 2022, mentre in precedenza il 18 febbraio 2019 gli Uffizi presentarono il progetto esecutivo di intervento che prevedeva 18 mesi di lavori, ma dopo un anno il Covid mandò per aria ogni genere di cronoprogramma.

In realtà lunedì 27 maggio 2024 il Corridoio Vasariano sarà ancora un cantiere inaccessibile a tutti, escluso a coloro che stanno finendo gli ultimi interventi per adeguare il passaggio alle norme anti-incendio e per la climatizzazione, per dotare tutto il percorso di fibra ottica, per salvaguardare le porzioni di pavimento originale in cotto dell’epoca vasariana e altri elementi risalenti al XVI secolo, e preparare la nuova riapertura.

Ormai manca poco e pare che all’inizio della seconda metà di giugno il cantiere finalmente chiuderà anche se non sarà stato completato: per il momento, infatti, pare che la realizzazione dei due ascensori previsti dovrà attendere un secondo round di lavori. Comunque sia, non prima della fine giugno potrà mettersi in moto la fase del nuovo allestimento del percorso. Che potrebbe – il condizionale è davvero d’obbligo, anche per com’è andata finora questa vicenda – presentare delle inaspettate, piacevoli sorprese.

Fino alla fine del 2016 nel Corridoio Vasariano erano visibili circa 700 dipinti, di cui 520 Autoritratti dal XV secolo ai giorni nostri. Era la parte “musealizzata” della straordinaria collezione iniziata nel Seicento dal cardinale Leopoldo de’ Medici e mai più interrotta, anzi arricchita anno dopo anno da acquisti e (tante) donazioni, a tal punto che oggi la raccolta sfiora le 2mila unità.

Il precedente direttore degli Uffizi, Schmidt, su una cosa era stato categorico: “Mai più dipinti nel Vasariano“, aveva detto, facendo storcere il naso ai tanti che invece consideravano un’eccezionale esclusività quella passeggiata in mezzo a centinaia di Autoritratti d’artista che parevano seguire il visitatore con lo sguardo.

La colpa era principalmente delle condizioni di sicurezza e della vasta escursione termica all’interno del percorso, tali da giustificare l’esclusione dei dipinti da quell’ambiente (che però era stato più o meno stabilmente visitato sin dal 1973), per far spazio solo a opere in materiali lapidei o ad affreschi staccati, il che avrebbe fatto perdere al Corridoio gran parte del suo appeal.

Per cui gli Autoritratti erano tornati mestamente in deposito e solo circa 250 quasi un anno fa avevano trovato nuova collocazione in una decina di sale del piano nobile della Galleria degli Uffizi.

Ora però con il cambio di direzione da Schmidt a Simone Verde, agli Uffizi pare si respiri un’aria diversa, più disponibile al recupero di passate soluzioni espositive. E tra queste potrebbe esservi anche il ritorno di un limitato nucleo di dipinti nel Corridoio.

Ancora non vi sono segnali tangibili in tal senso, ma i rumors iniziano a circolare e la sola speranza di iniziare a percorrere il tratto sopra il Ponte Vecchio del percorso sopraelevato, sotto l’attento sguardo di Giorgio Vasari fa sognare gli storici e i semplici appassionati d’arte. D’altronde la climatizzazione e la videosorveglianza dell’ambiente sono cosa fatta, così come le uscite di sicurezza richieste, per cui le remore a reinserire i dipinti nel Vasariano da fuori appaiono più di natura ideologica, che tecnico-pratica.

Di certo, la riapertura al pubblico del percorso d’arte più ambito d’Italia non potrà avvenire prima della fine dell’estate. A essere ottimisti.

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La foto in alto è di repertorio

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