Il governatore della Liguria, ai domiciliari per corruzione dal 7 maggio, tenta in ogni modo di negare qualsiasi "correlazione" tra il suo attivismo per l'imprenditore e i contributi elettorali erogati da quest'ultimo: "Il suo gruppo mi sostiene fin dal 2015". Ma i magistrati lo incalzano più volte sulle intercettazioni da cui, secondo loro, emergono le prove del contrario. E la versione del governatore traballa
Sono una lunga e scivolosa arrampicata le risposte di Giovanni Toti alle 167 domande rivoltegli dai pubblici ministeri durante l’interrogatorio-fiume di giovedì a Genova. Il governatore della Liguria, ai domiciliari per corruzione dal 7 maggio, tenta in ogni modo di negare qualsiasi “correlazione” tra il suo attivismo per tutelare gli interessi dell’imprenditore Aldo Spinelli e i finanziamenti elettorali erogati da quest’ultimo: “Il gruppo Spinelli inizia a sostenere i miei comitati politici dal 2015 e questo rapporto è durato sino a ora”, afferma, tentando di “slegare” i versamenti dagli interessamenti. Ma i magistrati lo incalzano più volte sulle intercettazioni da cui, secondo loro, emergono le prove del contrario: ad esempio quando, a bordo dello yacht del terminalista, gli propone di vedersi a breve Montecarlo per “festeggiare le Rinfuse”, cioè il rinnovo in suo favore della concessione del terminal Rinfuse al porto di Genova. “Cosa aveva lei da festeggiare?“, è la domanda. E la versione del presidente traballa. “Me ne ero occupato per un trimestre e si concludeva un iter”, risponde. Subito però gli si contesta un’altra frase: “Dai ora finiamo sta operazione qua poi ci vediamo per parlare di un po’ di robe…“. “Può spiegare cosa voleva Spinelli? Quali sono queste “robe“?, chiedono i pm. “Non facevo riferimento ai finanziamenti ma a ciò che conseguiva alla proroga”, è la risposta. E allora perché “scio Aldo” risponde che “quello ufficiale è il due per mille, tutto il resto dopo”? “Lui faceva sicuramente riferimento al finanziamento“, è costretto ad ammettere Toti. “Ho interpretato il termine “dopo” come riferito ad un ulteriore finanziamento”.
Un altro nastro significativo è quello di settembre 2021 in cui, come scrive la gip Paola Faggioni nell’ordinanza di custodia cautelare, i due scambiano battute “rivelatrici dei convergenti interessi reciproci”: Spinelli puntava al rinnovo della concessione del terminal, mentre Toti aveva bisogno di risorse per le comunali di Savona, in programma a breve. “Ci sentiamo la settimana prossima che c’ho, sai… non ti dimenticare di me“, fa il governatore. E Spinelli: “No appema c’è il Comitato che va in porto stai tranquillo all’indomani siamo… ti chiamo subito“. Qui Toti ammette che quando invitava a “non scordarsi di lui” faceva riferimento ai fondi. Ma nega ogni legame tra i finanziamenti e la pratica in porto, affermando che al massimo era l’imprenditore a potersi aspettare qualche favore in cambio: “Dal mio punto di vista non c’era alcuna correlazione, Spinelli mi finanziava da lungo tempo. Lui è “uno che ci prova sempre“, tutte le volte ti ricorda se puoi fare qualche cosa per lui. Ripeto che non ho percepito alcuna correlazione”. Eppure Spinelli, all’interrogatorio di garanzia, aveva dato una versione opposta: “I quarantamila euro glieli abbiamo dati perché si era interessato“, ha detto, riferendosi ai versamenti erogati dalle sue società al Comitato elettorale di Toti dopo il rinnovo delle Rinfuse. Al governatore i magistrati chiedono conto anche di un altro dialogo da cui si intuisce il patto: “Il 29 va la tua roba… ricordati che io sto aspettando anche una mano… eh?”, diceva Toti a Spinelli. Ma anche qui l’imputato dà una versione tutta sua: “Gli davo una buona notizia, e cioè che il 29 andava all’ordine del giorno la sua pratica, e gli reiteravo la richiesta di finanziamento. Non ho posto in relazione le due cose; al massimo era una captatio benevolentiae, volevo fare vedere che mi ero interessato per velocizzare la pratica”.
Compromettente, secondo l’accusa, è anche il dialogo in cui i due parlano della pratica per trasformare da pubblica a privata la spiaggia di Punta dell’Olmo a Celle Ligure, dove il figlio di Spinelli, Roberto, stava riqualificando il complesso edilizio delle ex Colonie bergamasche. “Guarda che abbiamo risolto il problema a tuo figlio sul piano casa di Celle. Quando mi inviti in barca? Così parliamo un po’ che ora ci sono le elezioni, c’abbiam bisogno di una mano“, diceva Toti. Quando i pm gliene chiedono sconto, dà questa spiegazione: “Probabilmente c’era qualche pratica che si era incagliata e quindi comunicavo a Spinelli che gli uffici della Regione avevano risolto i problemi”. Poi c’è il dialogo registrato il 1° settembre 2021 sullo yacht dell’imprenditore, in cui il governatore chiama in diretta un suo consigliere regionale, Alessandro Bozzano, chiedendogli di “trovare una soluzione” per la spiaggia. I pm gli chiedono cosa intendesse con “trovare una soluzione”: secondo Toti, era solo “un modo gergale” per dire “che, sempre che la normativa lo avesse consentito, sarebbe stato bene anche secondo il nostro indirizzo politico venire incontro alla richiesta di Spinelli”. E quando dice a Bozzano “eh be’ ci mettiamo lì, razionalizziamo le libere che ci sono attrezzate, accorpiamo, spostiamo?”. “Intendevo dire che in molte situazioni, Punta dell’Olmo non è l’unico caso, poteva essere una strada quella di riverificare il numero di spiagge libere e potere così eventualmente dare risposta positiva attraverso quella strada”.