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Gaza, l’ordine della Corte internazionale di giustizia dell’Aja: “Israele fermi ora l’offensiva a Rafah”. Ben Gvir: “Antisemiti, la occuperemo”

Il Sudafrica aveva chiesto il cessate il fuoco totale e immediato su tutta la Striscia di Gaza. Dall’Aja è arrivato l’ordine di fermare le operazioni a Rafah. La Corte internazionale di giustizia ha ordinato a Israele di arrestare l’offensiva militare nell’area nel sud dell’enclave palestinese, dove 1,5 milioni di sfollati hanno trovato rifugio in seguito all’operazione militare condotta dall’Israel Defense Force dopo gli attentati del 7 ottobre messi a segno da Hamas. Lo ha dichiarato il presidente della Corte, Nawaf Salam, che ha definito “disastrosa” la situazione umanitaria nell’area. Dopo la presa di posizione dell’Aja, tuttavia, Tel Aviv ha effettuato alcuni raid con i caccia sul campo profughi situato al centro della città che si trova nel sud della Striscia di Gaza.

“La Corte non è convinta che gli sforzi di evacuazione e le relative misure che Israele afferma di aver intrapreso per rafforzare la sicurezza dei civili nella Striscia di Gaza e in particolare di quelli recentemente sfollati dal governatorato di Rafah siano sufficienti ad alleviare l’immenso rischio che cui è esposta la popolazione palestinese a causa dell’offensiva militare a Rafah”, ha proseguito Salam. “In conformità con queste indicazioni, sotto la convenzione del genocidio – ha aggiunto -, Israele deve immediatamente fermare la sua offensiva militare e ogni altra azione nel governatorato di Rafah che potrebbe infliggere sul gruppo palestinese in Gaza condizioni di vita che potrebbe portare alla loro distruzione fisica, del tutto o in parte”.

I giudici hanno ordinato, inoltre, a Israele di aprire il valico di frontiera di Rafah per l’assistenza umanitaria e hanno affermato che, per preservare le prove, Israele deve adottare misure per garantire l’accesso senza ostacoli alla Striscia agli investigatori e alle missioni di accertamento dei fatti che indagheranno sulle accuse di genocidio. Entro un mese, infine, Tel Aviv dovrà presentare un rapporto sui progressi compiuti nell’applicazione delle misure ordinate oggi dal tribunale stesso. Sull’altro fronte i giudici hanno sollecitato il “rilascio immediato e incondizionato” degli ostaggi israeliani. L’intervento della Corte di giustizia internazionale era stato sollecitato dal Sudafrica, che ora esulta per la “decisione rivoluzionaria“, come l’ha definita il Dipartimento per le relazioni internazionali. Il tribunale, tuttavia, non ha ordinato un cessate il fuoco totale e immediato in tutta Gaza, come Pretoria aveva richiesto durante le udienze della scorsa settimana, quando l’ambasciatore di Pretoria nei Paesi Bassi, Vusimuzi Madonsela, aveva esortato il gruppo di 15 giudici internazionali a ordinare a Israele il “ritiro totale e incondizionato” dalla Striscia di Gaza. La richiesta di cessate il fuoco da parte del Sudafrica rientra in una causa presentata alla fine dell’anno scorso da Pretoria in cui accusa Israele di genocidio durante la campagna seguita agli attentati del 7 ottobre 2023.

Israele nega le accuse e la causa richiederà anni per essere risolta, ma il Sudafrica vuole ordini provvisori per proteggere i palestinesi. A gennaio, i giudici avevavno ordinato a Israele di fare tutto il possibile per prevenire la morte, la distruzione e qualsiasi atto di genocidio a Gaza, ma non avevano chiesto di porre fine all’offensiva militare. In un secondo ordine poi, a marzo, la Corte ha affermato che Israele deve adottare misure per migliorare la situazione umanitaria. Durissima la reazione di Tel Aviv. Il premier Benjamin Netanyahu ha convocato alcuni ministri. Secondo Canale 12, al colloquio parteciperanno tra gli altri il titolare degli Esteri, Israel Katz, il responsabile degli Affari strategici, Ron Dermer, quello della Giustizia, Yariv Levin e quello della Difesa, Yoav Galant. “La risposta alla decisione del tribunale antisemita deve essere di occupare Rafah e aumentare la pressione militare su Hamas finché non saremo vincitori”, ha detto il ministro per la Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir. E una risposta è arrivata anche sul terreno: l’agenzia di stampa turca Anadolu ha riferito che aerei da guerra israeliani hanno effettuato attacchi aerei sul centro di Rafah dopo l’annuncio della decisione.

“La storia giudicherà chi oggi si è schierato dalla parte dei nazisti di Hamas e dell’Is”, il sedicente Stato islamico, gli ha fatto eco il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich. Secondo il quale, Israele è in guerra per la sua “esistenza” e “chiunque gli chieda di cessare la guerra gli sta chiedendo di non esistere più”. Critica anche l’opposizione al governo di Netanyahu: “Il fatto che nella sua sentenza l’Alta Corte dell’Aia non abbia collegato la cessazione dei combattimenti a Rafah con il ritorno degli ostaggi e il diritto di Israele a difendersi dal terrorismo è un collasso morale”, ha scritto su X il leader Yair Lapid. “I giudici dell’Alta Corte dell’Aia sono invitati a venire a Gaza e convincere Hamas a riportare a casa i nostri ostaggi”, ha commentato il ministro della Cultura e dello Sport Miki Zohar sullo stesso social. “Fino a quando ciò non accadrà, è chiaro che non c’è alcuna possibilità di fermare i combattimenti a Rafah”, ha detto. “La fine delle ostilità sarà uno sputo in faccia ai rapiti che attraversano l’inferno ogni giorno, mentre l’unico modo per salvarli è solo fare pressione su Hamas”, ha aggiunto.

Per Hamas, invece, “la decisione della Corte internazionale di giustizia” su Rafah “non è sufficiente“: in un comunicato l’organizzazione al potere a Gaza, autrice della strage del 7 ottobre, ha chiesto lo stop alla “guerra in tutta la Striscia”. “Facciamo appello alla Comunità internazionale e all’Onu – ha proseguito Hamas – di premere sull’occupazione per obbligarla immediatamente alla Risoluzione e di procedere ad una seria e reale alla applicazione di tutte le risoluzioni delle Nazioni Unite che costringono l’esercito di occupazione sionista a fermare la guerra genocida”. Le sentenze della Corte internazionale di giustizia, che giudica le controversie tra gli Stati, sono vincolanti, ma l’istanza giuridica non ha il potere di garantirne l’attuazione. Tuttavia un’eventuale sentenza contro Israele aumenterebbe la pressione legale internazionale dopo che il procuratore capo della Corte penale internazionale ha dichiarato lunedì di voler richiedere mandati di arresto per i leader israeliani e di Hamas. In Italia, intanto, il Consiglio dei ministri ha prorogato lo “stato di emergenza per intervento all’estero in conseguenza degli accadimenti in atto nei territori della Repubblica Araba di Egitto a seguito dell’afflusso di profughi da Gaza, di ulteriori sei mesi, al fine di continuare a garantire la prosecuzione delle attività di soccorso e assistenza umanitaria alla popolazione, nonché l’esigenza di accoglienza in Italia”. Nel Cdm del 6 maggio era stato deliberato lo stato di emergenza di un anno.

Nel frattempo, a poche ore dalla decisione della corte dell’Aja, da Tel Aviv sono stati ordinati raid aerei sul campo profughi di Shaboura nel centro della città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. A riferire di una serie di attacchi è stata la Bbc, che ha citato un attivista che si trova nel vicino ospedale kuwaitiano e ha parlato di boati terrificanti e dense colonne di fumo sul campo di Shaboura. Anche il Times of Israel ha rilanciato la notizia da fonti palestinesi che hanno riferito di un massiccio raid aereo israeliano nella zona di Shaboura. Non ci sono al momento informazioni parte delle forze israeliane, impegnate nelle operazioni militari contro Hamas nella Striscia di Gaza dall’attacco del 7 ottobre dello scorso anno in Israele.