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Georgia, Usa avvertono Tblisi sulla legge anti-ong: “Rivedremo la cooperazione sui visti”

Prima sono arrivati i caveat dell’Unione europea, ora anche quelli degli Stati Uniti. La legge di stampo putiniano sui cosiddetti “agenti stranieri innesca la reazione di Washington. Antony Blinken ha annunciato una revisione dei termini della cooperazione con la Georgia. Il segretario di Stato americano ha spiegato che l’amministrazione Biden sta avviando “una revisione globale della cooperazione bilaterale tra gli Stati Uniti” e lo Stato del Caucaso meridionale al confine con la Russia. “Chiunque mini i processi o le istituzioni democratiche in Georgia, anche nel periodo precedente, durante e dopo le elezioni dell’ottobre 2024, potrebbe essere ritenuto non idoneo per i visti americani“, ha detto Blinken, ed escluso dai viaggi negli Stati Uniti, così come i suoi familiari. Ora rimane la speranza “che i leader della Georgia riconsiderino il progetto di legge e adottino misure per portare avanti le aspirazioni democratiche ed euro-atlantiche della loro Nazione”.

Il disegno di legge georgiano prevede che le ong e i media che ricevono più del 20% dei loro finanziamenti dall’estero si registrino come organismi “che perseguono gli interessi di una potenza straniera. I legislatori georgiani hanno approvato la legge la scorsa settimana nonostante le grandi proteste, con i critici che affermano che la mossa metterebbe a tacere i gruppi di opposizione e allontanerebbe l’ex repubblica sovietica da un percorso filoccidentale verso Mosca.

La scorsa settimana l’Ue ha messo in guardia Tblisi dall’approvare il testo mettendo in dubbio la possibilità che il Paese riesca compiere il suo cammino di adesione all’Unione. Tanto che il 18 maggio la presidente Salomè Zourabichvili ha posto il veto alla controversa legge. “Oggi ho posto il veto alla legge ‘russa’ – l’aveva definita Zourabichvili -. Questa legge è russa nella sua essenza e nel suo spirito. Contraddice la nostra Costituzione e tutte le norme europee, quindi rappresenta un ostacolo sul nostro cammino europeo. E’ un testo che non è soggetto ad alcuna modifica o miglioramento, quindi il veto è molto semplice. Questa legge deve essere abrogata”.

“Il veto posto dalla presidente Salome Zourabichvili offre un momento di ulteriore riflessione – aveva subito commentato su X il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel -. Nella sua forma attuale, la legge non è in linea con i valori e il percorso dell’Ue. Invito tutti i politici e i leader georgiani a fare buon uso di questa finestra di opportunità e a garantire che la Georgia rimanga sulla rotta europea sostenuta dalla popolazione. Continuo a seguire da vicino gli sviluppi in Georgia”.

Il giorno dopo erano state le cancellerie di Francia e Germania a mettere in guardia Tblisi: “I nostri due Paesi sono sempre stati favorevoli al percorso europeo della Georgia e hanno sostenuto attivamente la decisione del Consiglio europeo del dicembre 2023 di concedere lo status di candidato”, si leggeva in una nota. “Prendiamo atto con profondo rammarico della decisione del governo e del partito al governo della Georgia di deviare da questo percorso”.

Il 21 maggio è arrivata la bocciatura della Commissione di Venezia: “La Georgia dovrebbe abrogare la legge sulla trasparenza dell’influenza straniera nella sua forma attuale poiché i suoi difetti fondamentali comporteranno conseguenze negative significative per le libertà di associazione e di espressione, il diritto alla privacy, il diritto a partecipare agli affari pubblici e il divieto di discriminazione”, ha affermato l’organo del Consiglio d’Europa composto da costituzionalisti, in un parere urgente richiesto dall’assemblea parlamentare dell’organizzazione paneuropea.

E due giorni dopo anche quella dell’Osce: “Una legislazione generalizzata che etichetta tutte le organizzazioni della società civile che ricevono sostegno finanziario dall’estero come rappresentanti degli interessi di potenze straniere mina il diritto alla libertà di associazione“, ha speigato il direttore dell’Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, Matteo Mecacci.