Carlo Cottarelli ha tre lauree e ci tiene a farsi chiamare dottore. Meloni è diplomata e si fa chiamare per nome. Quanto a “classe” preferisco Giorgia al dottor Cottarelli. Sono restio ad anteporre al mio nome il Dott. che mi spetta. Potrei aggiungere il titolo di professore e diventare l’altisonante Dottor Professor Ferdinando Boero. Subito dopo la pernacchia è d’obbligo.
Detto questo, se ho bisogno di cure, confesso di fidarmi solo di chi ha una laurea in medicina. Chiedo anche referenze a chi ne sa più di me, perché i laureati non sono tutti uguali. Chi è il miglior ortopedico? O il miglior avvocato? O il miglior ingegnere o architetto? Ne conoscete qualcuno che non sia laureato? Molte attività richiedono un bagaglio di conoscenze che si acquisisce con studi prolungati e focalizzati.
Non credo che sia importante che un presidente del Consiglio sia laureato, anzi: credo che sia un vantaggio. Ad una condizione: che sia umile e che sappia scegliere collaboratori (i ministri e i consiglieri) con altissime competenze. Un presidente del Consiglio non può essere superesperto di tutto. E i superesperti, spesso, sono profondamente ignoranti su argomenti al di fuori delle loro competenze. Chiamare un superesperto a posizioni di coordinamento è pericoloso. Il superesperto si fida di se stesso, e può pensare di non aver bisogno di altri. Se deve decidere in ambiti di sua competenza, magari non riesce comunque a comprenderne le ricadute in ambiti che esulano dalle sue competenze: vedi l’economia che non si cura dell’ecologia. Gli economisti ignorano l’ecologia. Hanno da sempre retto le sorti del paese e ora capiamo che è necessaria una transizione ecologica.
E quindi: brava Giorgia. Ma fino a un certo punto. Ripeto che il presidente del Consiglio si deve circondare di persone molto competenti. E si presume che siano laureati. Ma non basta. Devono possedere un curriculum che comprovi le loro competenze. Ce ne potranno essere anche di non laureati, basta che il loro curriculum sia impeccabile. Meloni si è circondata di persone di questo tipo? Alcuni suoi ministri sono laureati in università telematiche, altri in università prestigiose, altri ancora sono diplomati. Non mi pare che tutte le scelte siano state “il meglio”.
Se penso alle persone che mi hanno insegnato di più, a parte i miei genitori che non erano laureati, mi vengono in mente persone con titoli formali altisonanti, a fianco di altre che non ne avevano, ma che avevano un “curriculum” impeccabile, da Cèn, il rais della tonnara di Camogli, a Frank Zappa, passando per indigeni della Nuova Guinea come Anton e Miller, e a John, che puliva i pavimenti nel Bodega Marine Laboratory, con cui mi intrattenevo in lunghe discussioni quando, di notte, passava dal mio studio-laboratorio, e si fermava a fumare una sigaretta con me. Ogni notte imparavo qualcosa, da lui. Viveva in una roulotte, non aveva la patente perché beccato diverse volte a guidare ubriaco, ma aveva una cultura invidiabile.
Però ho imparato molto anche dai premi Nobel che ho conosciuto, e da colleghi prof. che ho avuto la fortuna di incontrare. Un proverbio inglese dice: you are what you eat (tu sei quello che mangi) e mi piace modificarlo con: you are who you meet (tu sei chi incontri) e con: you are what you read (tu sei quel che leggi). Ce ne sono anche di italiani che meritano menzione, tipo: dimmi con chi vai e chi dirò chi sei, che ben si adatta ad alcuni ministri di cui si è circondata Meloni. Accanto al classico: chi va con lo zoppo impara a zoppicare. Non me ne vogliano gli zoppi, avevo un amico zoppo che lo utilizzava sempre.
Il problema del nostro paese è che i nostri laureati se ne vanno, e lavorano altrove. Diamo poco valore alla laurea e non sappiamo che farcene dei laureati. La battuta di Meloni potrebbe aprire la strada a una revisione di spesa: perché spendere fondi nel sistema universitario per produrre spocchiosi laureati che non ci servono? Di più: perché dobbiamo formare laureati che poi andranno a lavorare in paesi concorrenti? Smettiamola con questo spreco!
Se i laureati sono uguali o persino peggiori (perché boriosi) ai diplomati, magari una diplomata potrà pensare, da presidente del Consiglio, di smantellare il sistema universitario. Se circondata da persone con basso livello di istruzione, o con curricula mediocri, troverà conferma alle sue convinzioni. Spero che le mie impressioni siano infondate. Se ci sono problemi nella formazione universitaria, e ce ne sono, è necessario risolverli. Il depontenziamento del sistema universitario non è la soluzione: la delegittimazione di titoli di studio come laurea e dottorato di ricerca, accompagnata alla presentazione dei professori universitari come saccenti sapientoni che servono a poco, sono i primi passi per creare consenso ad un piano di smantellamento del sistema universitario. La democratizzazione dell’istruzione è un pericolo per regimi autoritari, perché individui istruiti hanno maggiori capacità critiche rispetto a individui meno istruiti (potrebbero capire se li prendi in giro).
Tutto questo sarà un caso, o siamo di fronte a un disegno strategico di diffusa decadenza culturale? Silvio Berlusconi rivelò il livello del suo elettorato di riferimento: “Il pubblico italiano non è fatto solo di intellettuali, la media è un ragazzo di seconda media che nemmeno siede al primo banco… È a loro che devo parlare”. Ed eccoci qua.