La mia maestra delle elementari la ricordo bene, si chiamava Panaro, era una donna buona e intelligente, ricordo che scrisse nella pagella di terza elementare “Riccardo ha un rifiuto per il mondo dei numeri”. Aveva ragione. Sul piano della comprensione mi fermai alle divisioni con la virgola, non riuscivo proprio a capire quella virgola impertinente che si metteva tra i numeri, mi sembrava un’intrusa, iniziai a detestare quella virgola maledetta e infatti ho anche dei problemi con le virgole quando scrivo, sono virgolopatico in sostanza.
So benissimo che matematica e geometria sono discipline nobili, essenziali per la comprensione dell’universo; lo scrittore David Foster Wallace mi ha fatto capire che la matematica a livelli altissimi può essere una forma di poesia, un dialogo con l’assoluto. Nonostante la mia virgolopatia sono comunque riuscito a laurearmi in filosofia, pur consapevole che anche la filosofia è pregna di matematica e geometria, pensiamo solo a Pitagora, tanto per citarne uno.
Nel mio percorso universitario c’era un ostacolo per me insormontabile: l’esame di Logica. Alla Statale questa disciplina era insegnata da Mangione e bastava questo cognome a trasmettermi un sentimento di orrore, la paura di venire ingoiato e letteralmente mangiato da Mangione e poi ovviamente sputato. Ebbi un momento di crisi profonda, ero sul punto di lasciare anche lo studio della filosofia quando un amico mi disse: “Lo sai che se sostieni l’esame di Filosofia della Scienza con Giorello per due volte puoi evitare di dare Logica?”. Fu la svolta e se mi sono laureato alla fine lo devo a Giulio Giorello.
Giulio Giorello era un uomo di cultura panico, onnicomprensivo, ti trovavi a discettare di Topolino e di Walt Disney durante i suoi esami e questo mi salvò, ricordo che parlammo più di cinema che di altro nei due esami che feci con lui, ci fu anche un simpatico
siparietto di opinioni in contrasto tra di loro, lui adorava La bella e la bestia di Disney, mentre io preferivo di gran lunga la versione di Jean Cocteau. Ricordo che mi guardò con interesse, a un certo punto mi domandò “ma lei è uno scrittore?” e io mi sentii onorato di avere suscitato questa impressione.
Me la cavai con due 27 sul mio libretto, era fatta, potevo finalmente laurearmi in filosofia, pur non sapendo ancora fare le divisioni con la virgola.
Ho continuato a seguire Giorello con affetto, anche dopo la laurea, l’ultima volta che lo vidi fu a una presentazione di un’opera teatrale intitolata Macbettu, la versione in sardo del Macbeth di Shakespeare. Purtroppo Giorello non è più con noi, la pandemia si è portato via questo patrimonio dell’umanità, anche per questo odio il Covid e anche per questo sono un fan sfegatato dei vaccini.
Ho una vera venerazione per gli uomini di scienza, ma anche per tutte quelle persone che hanno capacità manuali, che sanno riparare un rubinetto o aggiustare un frigorifero, per me cose assolutamente incomprensibili e impossibili. Io sono come Troisi e Benigni davanti a Leonardo, al limite potrei spiegare come si gioca a rubamazzetto, nemmeno a scopa. Se il mondo dipendesse da me non ci sarebbero virgole o frigoriferi, non
saremmo mai andati sulla luna, le operazioni a cuore aperto non ci sarebbero, i fondali degli abissi marini resterebbero inesplorati, non ci sarebbero computer, telefonini, ma nemmeno
caffettiere, e il fuso orario non sarebbe un problema dei viaggiatori.
Se la scienza mi chiedesse di vaccinarmi tre volte al giorno, lo farei senza battere ciglio. Gli scienziati per me sono delle divinità, rappresentano il progresso dell’umanità, senza di loro ci sarebbero solo caverne e cavernicoli. Certo, anche la scienza è soggetta a paradigmi, non c’è nulla di eterno e immutabile, ma questo attuale paradigma che mi permette di contrastare un virus vigliacco che colpiva di preferenza i più fragili della nostra società, questo paradigma che mi lascia sognare di comprarmi una villetta a schiera su Marte, questo paradigma che mi ripara i frigoriferi e che sa dove mettere le virgole mi affascina e mi soggioga, oltre a regalarmi una fiducia nell’essere umano e nelle sue capacità razionali.
Vi lascio con un ultimo ricordo sempre legato alle mie insegnanti di matematica, alle medie la mia insegnante di matematica
si chiamava Tavassi, una donna elegantissima che zoppicava a cuasa di un incidente automobilistico, un giorno sbottò verso tutta la classe e disse “ma insomma, siete dei creduloni, se vi dicessi che fuori dalla finestra c’è un asino che vola, voi ci credereste!”. Io alzai subito la mano. “Sì, dimmi Farina” “Prof, se fosse lei, ma proprio lei e solo lei a dire che c’è un asino che vola fuori dalla finestra, beh, sa che cosa le dico? Io ci crederei“. La Tavassi sorrise e all’esame di terza media mi mise a fianco di Felice Briscese, il più bravo della classe in matematica, praticamente mi fece copiare.
Ecco perché ho preso la licenzia di terza media, per una battuta riuscita detta a una donna elegantissima e spiritosa. La Tavassi è poi morta in un altro incidente automobilistico, la piango con affetto e devozione, non saprei dire nulla sul calcolo delle probabilità, di come sia possibile in una vita avere due incidenti
d’auto gravi, di cui uno mortale, so solo che grazie alla Tavassi e a persone come Giorello posso dire oggi di essere un dottore in filosofia, un dottore in filosofia senza virgole.
Un dottore in filosofia che non ha mai capito le divisioni con la virgola e nemmeno le frazioni, un dottore che sa cambiare a malapena una lampadina, un dottore che non sa riparare un rubinetto e che trova misteriosa la forza di gravità ed enigmatici i frigoriferi, ma un dottore che vede gli asini volare in cielo, non più dietro la lavagna, ma in cielo, a volare felici tra le nuvole, insieme alla Panaro, alla Tavassi, a Giorello, a tutti quelli che abbiamo perduto ma che restano liberi nei nostri cuori.