Il cantautore appena uscito da "Amici di Maria De Filippi" si racconta a FqMagazine
Il cantautore per eccellenza, quest’anno ad “Amici di Maria De Filippi”, nel senso stretto della parole è stato lui: Holden. La sua esperienza dentro la scuola più famosa d’Italia è stata altalenante, tra alti e bassi emotivi. Preciso, puntiglioso, ossessionato dal lavoro musicale, sorridente ma anche un po’ diffidente. Poi piano piano Holden si è reso conto che l’unico modo per farsi conoscere agli altri era aprirsi. Tutto questo è racchiuso dentro l’Ep “Joseph”.
Prima e dopo “Amici”, quali sono stati i cambiamenti personali e musicali più importanti?
Artisticamente sono migliorato tanto e ho imparato un sacco di cose. Le giornate di studio iniziavano con le lezioni alle 9 fino a ora di cena. Ho lavorato con costanza. Dal punto di vista personale forse la crescita è stata maggiore…
Come mai?
È stata un’esperienza impegnativa perché mi sono ritrovato catapultato in una convivenza con altre persone e altre personalità. Quindi interfacciarmi con loro e ricevere le prime critiche esterne mi hanno formato moltissimo.
È cambiato il tuo approccio alla musica?
Tanto. Ho sempre vissuto la musica da solo. Sono un po’ topo da laboratorio, mi piace stare nel bunker, nel mio studio. Ma questo rappresenta solo il 50% del far musica e lavorare. È stato divertente e bellissimo, ma ora è importante collaborare perché c’è tutto un mondo fuori che non vedo l’ora di conoscere.
Alcuni momenti dentro “Amici” sono stati difficili. Sei anche andato via dalla scuola per tornare e chiedere scusa. Lo rifaresti?
Difficile dire se lo rifarei. Credo di aver imparato anche da quell’episodio che ho vissuto.
Cos’è successo?
Era un momento un po’ difficile per me. Questo viaggio è stato una vera e propria sfida per me, per come sono stato caratterialmente. In quella circostanza la sfida l’ho persa con me stesso perché c’è stato un mio errore. Lo rifarei solo per la lezione che ho imparato. Sono stato istintivo e ho seguito quello che stava succedendo dentro me. Mi è spiaciuto per l’incomprensione con Zerbi, sono molto contento che ci siamo chiariti.
Quello che unisce i brani dell’Ep è la concezione dell’amore sempre sull’orlo del baratro, ma con la fiducia che si possa recuperare. Come mai questa visione?
È tutto frutto delle mie esperienze sia positive che meno positive. Credo che relazionarsi ad una persona, stare insieme e condividere tanto tempo insieme crei un legame che ha sicuramente dei risvolti positivi, ma che è anche difficile da gestire perché quando si spezza non è mai facile poi andare avanti.
Perché hai deciso di coprire il volto sulla copertina del disco con un microfono?
È il messaggio del mio disco che si intitola col mio vero nome ‘Joseph’. Il volto coperto penso sia determinante perché rappresenta il mio modo di vivere la musica. Molto spesso gli studi sono sottoterra, senza finestre però far musica in quei posti ti può far sentire libero. Ed ecco perché nella foto sono immerso nella natura: la musica anche in un posto chiuso ti regala la possibilità di sentirti libero.
Sei figlio d’arte. Tuo padre è il musicista e produttore Paolo Carta, marito di Laura Pausini. La vostra estrema discrezione da dove nasce?
In maniera assolutamente naturale. Con i miei fratelli siamo sempre cresciuti con la musica in casa. Abbiamo respirato la musica sin dal primo momento. Hanno sempre visto che producevo e scrivevo in completa autonomia.
Quando hai iniziato?
Da piccolo e per gioco. Aprivo i programmi per creare musica e mi divertivo. Poi ho iniziato con le prime produzioni. La mia famiglia ha sempre osservato e rispettato quello che ho fatto dal punto di vista creativo e lavorativo.
A novembre parte il tour nei club, stai già pensando alla scaletta?
Ce l’ho già in testa e mi piacerebbe molto recuperare “Prologo”, il disco che ho fatto uscire durante la pandemia. Ovviamente ci saranno anche i pezzi di questo Ep. Sarà una cosa incredibile ed emozionante.
Se ti dico Festival di Sanremo 2025?
Ti rispondo: vedremo… Chi lo sa…