Cinema

Morto di cancro Morgan Spurlock: mangiò per un mese da McDonald’s e raccontò gli effetti nel documentario Super Size Me. Aveva 53 anni

Alla fine dell’esperimento aumentò il suo peso di 11 chili, lo si vide piuttosto gonfio nel viso e nel tronco, e venne documentata a livello medico una disfunzione epatica nonché uno stato di depressione

di Davide Turrini

Morgan Spurlock è morto. L’autore di Super Size Me, il documentario dove si espose in prima persona sperimentando su di sé per un mese gli effetti dell’alimentazione da McDonald’s, aveva 53 anni. I suoi familiari hanno confermato il cancro come causa di morte. Spurlock divenne celebre a livello mondiale nel 2004 quando presentò al Sundance Film festival il film Super Size Me, vincendo dapprima il Gran premio della giuria e poi diventando un caso eclatante di successo commerciale – il documentario costò qualche decina di migliaia di dollari e incassò ben 22 milioni di dollari – nonché spunto tematico provocatorio e di discussione a livello mondiale.

La locandina del film, che molti ricordano, fu quella con il faccione di Spurlock in primo piano e la bocca stracolma di patatine fritte. L’esperimento del protagonista/regista constatava nel consumare solo cibo di McDonald’ per 30 giorni, a colazione, pranzo e cena. Una delle regole era quella che Spurlock non potesse rifiutare l’opzione “super-size” offertagli alla cassa. Inoltre ridusse la sua attività fisica per risultare affine alla media dei chilometri percorsi da un adulto americano (1,5 miglia – 2,4 km). Alla fine dell’esperimento aumentò il suo peso di 11 chili, lo si vide piuttosto gonfio nel viso e nel tronco, e venne documentata a livello medico una disfunzione epatica nonché uno stato di depressione. Se da un lato Super size me tracciava una nuova era del documentario contemporaneo, sulla falsariga del collega Michael Moore, mettendo in scena fisicamente il corpo oggetto del realizzatore all’interno dei meccanismi economico-politici, qui alimentari, quindi culturali, esplorati; dall’altro metteva aspramente in scena la contraddizione di un atteggiamento sociale conformista privo di autocoscienza e capacità di discernimento per la salvaguardia della propria salute, come la spregiudicata politica di pessima alimentazione propugnata dalle catene di fast-food.

Spurlock impiegò 14 mesi per tornare al suo peso forma anche grazie ad una dieta disintossicante. Mentre McDonald’s cancellò dai propri menù l’opzione “super size”, l’opera di Spurlock venne candidata all’Oscar come miglior film documentario (erano gli anni in cui Moore vinceva a Cannes con Fahrenheit 9/11). Candidatura che spalancò al regista originario della Virginia una carriera di documentarista che divenne realtà fondando la sua società di produzione Warrior Poets. Così mentre echeggiavano anche molte critiche verso Super size me – non aver documentato in modo diretto molti dati di salute durante i 30 giorni dell’esperimento o che i problemi al fegato fossero dovuti all’alcolismo di Spurlock – il film divenne strumento educativo in molte scuole pubbliche americane. Su quell’esperienza il documentarista scrisse anche un libro: Don’t eat this book: fast food and the supersizing of America.

Spurlock si era laureato in cinema alla New York University nel 1993, ma il suo approccio guascone dissacrante e di sfida per le formalità sociali aveva già attecchito prima dell’exploit di Super size me, soprattutto con il popolare I bet you will su MTV dove invitava persone comuni a compiere gesti estremi (mangiare un burrito di vermi o un barattolo di mezzo chilo di maionese, bere una bottiglia di olio di merluzzo) in cambio di una somma di denaro. Insomma, una sorta di ossessione per l’uso e l’abuso del proprio corpo che finisce comunque per essere il punto centrale della rappresentazione di Super size me oltre la questione tematica dell’alimentazione industriale stigmatizzata.

Con Warrior Poets, Spurlock produrrà dopo il 2004 oltre 70 documentari tra cui il suo Where in the world is Osama Bin Laden (2008) uno strambo documentario più mooriano che mai, che gira piuttosto a vuoto proprio con il regista in scena alla ricerca fisica di Bin Laden in mezzo mondo. Si occuperà anche di salario minimo in 30 Days e affronterà la sensibilità dei consumatori americani di fronte alle strategie di marketing con POM – The Greatest movie ever sold, ma senza più incidere a livello di popolarità come era accaduto con Super size me. Tra il 2013 e i 2016 la CNN lo volle come regista e protagonista di una serie di documentari dove affrontare da insider questioni di attualità politica tra le più scottanti (la cannabis, il mondo delle armi, l’immigrazione, il mondo sindacale, ecc..). Nel 2017 nelle settimane caldissime del MeToo Spurlock di sua spontanea volontà pubblicò un post dove si definì “parte del problema”, riportando i suoi tradimenti coniugali (sic!), nonché di aver patteggiato un’accusa per molestie segbssuali di una sua assistente e di essere stato accusato al college di stupro (causa mai intentata formalmente da nessuno ndr). Il post mise fine alla carriera del documentarista che poche settimane dopo si dimise dalla sua Warrior Poets.

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