“I comportamenti contestati alla madre e alle due compagne di stanza, pur essendo sussistenti, non sono, allo stato, da mettersi in relazione causale con la morte del bambino”. Con queste parole la Procura di Grosseto, nella giornata di venerdì 24 maggio, ha chiesto al giudice delle indagini preliminari del Tribunale “la scarcerazione immediata della madre del bambino deceduto” sulla nave da crociera “Silver Whisper“. La notizia è stata diffusa direttamente dal procuratore capo Maria Navarro con un comunicato stampa. La decisione è arrivata all’indomani dell’autopsia eseguita all’obitorio dell’ospedale Misericordia di Grosseto dal medico legale, professor Mario Gabrielli, sul corpo di Tyler, neonato di appena due giorni di vita, che ha fatto emergere “la possibilità di una morte naturale”, forse un’infezione dovuta al parto, avvenuto nella cabina della nave in circostanze complicate.
Nella nota si legge che “alla luce delle preliminari considerazioni peritali“, che hanno escluso segni di violenza, è stata avanzata e ottenuta la scarcerazione di Jheansel Pia Salahid Chan, 28enne filippina, che ha così lasciato il carcere fiorentino di Sollicciano. Le indagini lunedì 20 maggio hanno portato all’emissione di tre decreti di fermo nei confronti di tre cittadine straniere dipendenti della nave da crociera, dove svolgevano attività di pulizie e lavapiatti, ormeggiata dal giorno precedente al largo di Porto Santo Stefano, “alla luce del grave quadro indiziario rilevato nei confronti delle tre donne”. In particolare, spiega la Procura, “il sopralluogo nella cabina, la ricognizione cadaverica del bambino deceduto, l’analisi delle telecamere di sicurezza, le dichiarazioni del personale presente all’interno della nave, consentivano di accertare che la madre del bambino (che aveva presentato un certificato medico falso onde potersi imbarcare, pur essendo al nono mese di gravidanza e dovendo affrontare sei mesi di navigazione) e le sue due compagne di stanza” avevano negato tutta una serie di evidenze. Era stato nascosta la gravidanza della 28enne filippina, “che aveva affrontato il parto senza alcun ausilio medico (pure presente sulla nave) e tenuto nascosto il bambino per due giorni, privo di qualsivoglia assistenza sanitaria, di vestiti, pannolini e quant’altro utile alla gestione dei primi giorni di vita del neonato”. Le indagini avevano poi accertato che le tre donne avevano lasciato “il neonato solo in cabina durante i loro turni di lavoro, cabina priva di prese d’aria e delle dimensioni di circa tre metri quadri“.
“Tale condotta era proseguita sino alla constatazione del decesso del neonato da parte del comandante della nave ed era stata determinata dal timore di subire conseguenze pregiudizievoli sul luogo di lavoro. Il quadro descritto portava questa Procura – spiega sempre il procuratore Navarro – a ritenere che vi fosse stata un’accettazione deliberata, da parte delle tre donne, del rischio di mettere in pericolo la vita del neonato, al solo fine di evitare di perdere il posto di lavoro. Si emettevano quindi decreti di fermo, alla luce della concreta esistenza di un pericolo di fuga, tenuto conto che le persone coinvolte erano di nazionalità straniera, senza radicamento sul territorio nazionale, imbarcate su una nave che stava lasciando le acque nazionali”. Nel frattempo, il gip aveva convalidato il fermo della ventottenne riqualificando però il reato non più in omicidio volontario come ipotizzato dal sostituto procuratore Giovanni De Marco ma in abbandono di minore. Il fermo delle due colleghe della donna, che con lei condividevano la cabina dove è nato Tyler, invece non è stato convalidato e sono state scarcerate già questa mattina. La madre, come ha spiegato il suo difensore, l’avvocato Giovanni Di Meglio all’Adnkronos, Jheansel Pia Salahid Chan, dopo aver lasciato il carcere fiorentino di Sollicciano è stata trasferita a Livorno, dove la compagnia proprietaria della nave “Silver Whisper” ha provveduto all’alloggio temporaneo. “Sono soddisfatto della decisione del giudice perché, nonostante un passaggio intermedio, è stata accolta la nostra richiesta di scarcerazione”, ha dichiarato l’avvocato Di Meglio.