Ospite del Festival della Tv di Dogliani, Massimo Giletti ha deciso di rompere il silenzio sulla fine del suo rapporto con La7, definendo la separazione come qualcosa di peggio di un divorzio. “In un divorzio le colpe magari si dimezzano, sai il perché avviene nel tuo profondo. In questo caso, non lo so”, ha spiegato Giletti dal palco. “Quanto ti mandano una mail dopo sei anni di rapporti stretti e successi, nella quale ti informano della sospensione del programma senza spiegarti il perché, non è un divorzio, è qualcosa di peggio”.
Quindi ha rivelato i suoi sospetti, sostenendo che dietro la chiusura improvvisa de “Non è l’Arena” possa esserci il fatto che le inchieste che conduceva potessero dare fastidio a qualcuno. “Chi fa inchieste dà molto fastidio. C’è chi è tutelato, chi ha un gruppo di lavoro, chi è un cane sciolto. Io sono un cane sciolto. Evidentemente quello che stavamo per toccare era meglio non toccarlo, questa è la mia sensazione,” ha dichiarato. La sua preoccupazione è stata per il team di 30 persone che lavorava con lui, che ha perso il lavoro a causa della chiusura del programma: “Io ho le spalle larghe, noi siamo superpagati, ma c’è un gruppo di 30 persone che ha perso il lavoro. Ho fatto la scelta di non parlare, lo faranno poi i magistrati. Ci hanno chiuso per quello che stavamo facendo in quei mesi, questa è la mia sensazione”, ha rimarcato. Giletti ha poi ricordato una intercettazione significativa in cui Marcello Dell’Utri, in una conversazione con il capo ufficio legale di Mediaset, affermava: “Giletti va chiuso, punto”. Questo, secondo il cronista, dimostra che c’era una volontà precisa dietro la chiusura del suo programma: “Le chiacchiere le possono fare tutti, quell’intercettazione è agli atti di quel processo“, ha sottolineato.
Sul suo possibile ritorno in Rai, Giletti è stato più cauto. Nonostante l’amministratore delegato Roberto Sergio abbia già annunciato il suo ritorno con un contratto biennale, ha preferito non sbilanciarsi troppo. “Leggo di tutto, io non ho mai parlato. L’amministratore delegato ha detto che io e Chiambretti, tutti e due torinesi, torniamo dopo molti anni in Rai. È probabile, ma ci vorranno ancora due settimane. Vedremo,” ha dichiarato.
Giletti ha anche riflettuto sulle sue esperienze passate e sul futuro, esprimendo la volontà di creare qualcosa di nuovo: “L’Arena e poi Non è l’Arena ha fatto parte della mia vita, tra l’una e l’altra le ho fatte per tredici anni. Che programma farei? Non è il momento di parlare, ma penso ci sia la possibilità di creare qualcosa di nuovo. Ora silenzio, lavorare e poi porti a casa”. Infine, ha espresso la speranza di poter un giorno discutere faccia a faccia con Urbano Cairo, editore di La7, per capire le vere ragioni dietro la chiusura del suo programma. “Cairo mi ha dato grandissima libertà per due miliardi di puntate, alla duemiliardesima e una non me l’ha più data. È un editore e fa le sue scelte. Un giorno a quattr’occhi mi dirà perché,” ha detto.