Vincere è difficile. Vincere da favoriti è difficilissimo. Dominare contro tutti lo è ancor di più. Sarà per una superiorità imbarazzante, sarà che nessuno ha avuto la forza per provare a metterlo in difficoltà, fatto sta che il trionfo di Tadej Pogacar al Giro d’Italia sembra una cartolina dal futuro: perché lo sloveno ha polverizzato ogni record e, complice la condizione di Vingegaard, punta dritto alla vittoria del suo terzo Tour de France, realizzando la doppietta con la corsa italiana che è riuscita solo a pochi nella storia del ciclismo: l’ultimo, per dire, è stato Marco Pantani. Che fosse un snodo fondamentale per il futuro prossimo della bicicletta su strada, del resto, lo si è capito dalla prima all’ultima tappa del Giro, arrivata a Roma.

Un successo, quello dello sloveno dell’UAE Team Emirates, annunciato alla vigilia, che si è concretizzato pedalata dopo pedalata, tappa dopo tappa. Una vittoria mai in discussione, nemmeno per sbaglio. Ipotecata subito. Un dominio assoluto, fatto di una netta superiorità e di sei successi (Oropa, Perugia, Prati di Tivo, Livigno, Santa Cristina Val Gardena e Bassano del Grappa). Pogacar ha dimostrato di essere un corridore totale, un cannibale la cui fame non trova soluzione di continuità. Non solo la Rosa, accompagnata dalla maglia Blu riservata al miglior scalatore, ma anche una straordinaria capacità a cronometro, sancita dalla vittoria sullo specialista Filippo Ganna a Perugia, e la generosità verso i compagni. Nonostante indossasse il simbolo del primato, infatti, Pogacar ha fatto anche da gregario mettendosi a disposizione del compagno di squadra Molano provando addirittura a tirargli la volata.

Insomma, non solo un vincitore. Un cannibale dal cuore d’oro, capace di regalare una scena tenera e bellissima nel bel mezzo di una delle sue imprese. La borraccia regalata a un piccolo tifoso nel giorno della scalata al Monte Grappa è una di quelle istantanee che resteranno nella memoria collettiva di questo sport. Un esempio che si è goduto l’ultimo atto di questa straordinaria cavalcata nella grande bellezza di Roma. Scenario ideale per celebrare l’impresa dello sloveno. Città eterna, come eterno nella storia del ciclismo, vuole diventare Pogacar che ora, dopo aver vinto il Giro, vuole prendersi anche il Tour de France per conquistare quella doppietta che non si vede dal 1998. L’ultimo è stato Marco Pantani perché il Giro è stato solo “il primo” obiettivo.

“I sogni si realizzano, sono super felice di questa vittoria – ha detto ancora Pogacar.- Spero che questo sogno non finisca”. Nessuno in queste tre settimane di corsa ha mai davvero provato ad attaccare Pogacar, nessuno ci ha creduto, o forse, tutti i corridori hanno subito capito che ogni tentativo sarebbe stato vano. E così, mentre lo sloveno dominava, dietro, si svolgeva una sorta di Giro nel Giro con in palio il secondo e il terzo posto della classifica generale. Il duello è stato caratterizzato dalla sfida tra Daniel Martinez della Bora Hansgrohe e Geraint Thomas della Ineos Grenadiers, rispettivamente secondo e terzo con distacchi intorno ai 10′ . Un altro sport. Mai davvero protagonista Ben O’Connor della Decathlon AG2R La Mondiale Team.

Notizie positive per l’Italia. Da un lato, forse, dopo anni di attesa gli appassionati azzurri hanno trovato un corridore che potrà dire la sua nei grandi giri, quell’Antonio Tiberi della Bahrain Victorius che ha portato a casa il quinto posto finale e la maglia Bianca riservata al miglior giovane, che ha dato segnali di vitalità. Che, insomma, ha dimostrato di avere stoffa. L’altro sorriso per l’Italia arriva da Jonathan Milan della Lidl Treck. Milan ha conquistato, ancora una volta la maglia Ciclamino, quella della classifica a punti e ha vinto 3 tappe (Andora, Francavilla al Mare, Cento). Ma è quello che c’è dietro Milan che fa ben sperare sopratutto in vista delle Olimpiadi di Parigi perché gli uomini sprint azzurri ci sono e hanno dimostrato di essere al top. Manifesto di questa condizione la volata di Andora quando Milan ha vinto, il compagno di squadra Simone Consonni lo ha trascinato riprendendo Filippo Ganna (per lui vittoria tra le lacrime nella cronometro di Desenzano del Garda). Una sorta di dominio azzurro che i tifosi sperano di rivedere all’ombra della Tour Eiffel. Intanto all’ombra del Colosseo ad alzare il Trofeo Senza Fine è stato Tadej Pogacar, è stato il ‘cannibale 4.0’.

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