Cronaca Nera

La morte del marito dell’eurodeputata Donato, l’avvocato: “Non è un suicidio”. Ma le immagini delle telecamere avvalorano questa tesi

Omicidio o suicidio? Restano un mistero gli ultimi minuti di vita di Angelo Onorato, il marito dell’eurodeputata Francesco Donato, trovato morto nella sua auto a Palermo nel primo pomeriggio di sabato 25 maggio, con una fascetta stretta attorno al collo e la camicia sporca di sangue. Chi indaga ha visionato le immagini a circuito chiuso delle telecamere della zona e la tesi che sembra prevalere in queste ore è quella del gesto volontario da parte dell’architetto e imprenditore. Una ipotesi, quella del suicidio, rispedita seccamente al mittente dalla famiglia di Onorato: “Esistono una serie di considerazioni oggettive e soggettive che inducono i familiari a escludere che si sia trattato di un suicidio. Siamo convinti che la Procura di Palermo arriverà alle stesse conclusioni” spiega l’avvocato Vincenzo Lo Re, incaricato dall’eurodeputata Francesca Donato di seguire le indagini per conto della famiglia sulla morte del marito.

Ma perché gli investigatori, pur non escludendo nessuna pista, in questa fase iniziano a propendere per una verità diversa da quella prospettata dalla famiglia della vittima? Tutto nasce dall’analisi delle immagini: nessuna telecamera ha inquadrato la Range Rover dove è stato trovato morto ieri pomeriggio Onorato. Il suv verde è parcheggiato in un punto cieco. Gli investigatori della sezione omicidi della squadra mobile di Palermo guidata da Marco Basile hanno analizzato i filmati di due telecamere che inquadrano tratti della bretella di viale Regione Siciliana a Sud e a Nord del luogo di ritrovamento nell’arco di tempo dalle 11 fino all’ora in cui moglie e figlia trovano il corpo. Seguendo il senso di marcia il primo occhio elettronico inquadra un pezzo di strada fino a qualche decina di metri prima. La visuale della seconda videocamera si interrompe circa 50 metri dopo il punto del parcheggio. Ci sono dunque circa cento metri di strada non coperti da telecamere in cui però non ci sono vie d’uscita: da un lato il muro di sostegno dell’autostrada alto più di due metri, dall’altro le recinzioni delle abitazioni. Gli inquirenti sono certi che un eventuale omicida deve essere per forza transitato sotto le due videocamere. Per tutta la notte i filmati sono stati analizzati e ogni veicolo immortalato nella prima telecamera è transitato davanti alla seconda dopo un tempo incompatibile con una sosta per uccidere. E non c’è nemmeno alcuna auto che si è fermata prima dell’arrivo del Suv. Non ci sono pedoni che transitano a piedi. Per gli inquirenti, dunque, è sempre più remota l’ipotesi che in quel tratto della periferia di Palermo Onorato sia stato attirato in una trappola.

La pista dell’omicidio rimane in piedi: il killer o i killer potrebbero essere stati scaricati da un’auto nel punto cieco e aver atteso che Onorato arrivasse, per poi essere ripresi al volo da un veicolo diverso dopo averlo ucciso. Un piano studiato nei minimi particolari, da professionisti. Nel fuoristrada non ci sono impronte diverse da quelle dei familiari, non ci sono segni di violenza sul corpo e di lotta nell’abitacolo. Indizi che allontanano l’ipotesi dell’omicidio, ma allo stesso tempo non sono determinanti: chi uccide e ha organizzato un piano così perfetto utilizza i guanti e sa come non lasciare traccia. Rimane poi da spiegare come una delle portiere fosse socchiusa. Improbabile che la vittima, trovata con ancora la cintura di sicurezza allacciata sia scesa, l’abbia aperta, richiusa male, sia risalita in auto, si sia rimessa la cintura e solo dopo si sia suicidata. Infine la lettera lasciata all’avvocato tributarista Francesco Macchiarella da consegnare alla moglie se gli fosse accaduto qualcosa. È plausibile che onorato si sentisse in pericolo. Uno stato d’animo confermato anche dall’ultima persona che lo ha visto in vita, un parente che l’architetto è andato a prendere all’aeroporto e accompagnato ad un battesimo. Prima di lasciarlo gli avrebbe detto che stava andando da una persona per risolvere una questione “speriamo in modo bonario”. Questi ultimi elementi ad oggi mantengono viva l’ipotesi dell’omicidio, in un giallo che è ancora tutto da risolvere.