Crime

“Sto morendo, sono malato di cancro. Voglio liberarmi la coscienza e dire tutta la verità su Emanuela Orlandi”: parla Alì Agca, l’uomo che sparò al Papa

In un'intervista a Repubblica, l'attentatore di Giovanni Paolo II annuncia di essere pronto a partire per Roma per raccontare alla Commissione parlamentare d'Inchiesta tutto ciò che sa sui casi Orlandi e Gregori

di Alessandra De Vita

“Sono malato di cancro e ho poco tempo da vivere. Perciò voglio liberarmi la coscienza e spiegare quel che so su Emanuela Orlandi”: lo ha appena dichiarato a Repubblica Mehmet Ali Ağca.

Chi è Alì Agca
Il terrorista turco fu condannato per aver attentato alla vita di Giovanni Paolo II, il 13 maggio del 1981 quando sparò due colpi di pistola al Papa dopo il suo ingresso in piazza San Pietro per l’udienza generale. Il 22 luglio 1981, dopo otto giorni di processo per direttissima, fu condannato all’ergastolo per tentato omicidio di Capo di Stato estero. Il 13 giugno 2000, il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi concesse la grazia ad Agca che il giorno successivo venne estradato dall’Italia per tornare in Turchia. Oggi vive in Turchia con la moglie italiana conosciuta nel 2015. Da tempo, Agca sostiene di sapere tutto sulla misteriosa scomparsa della cittadina vaticana avvenuta il 22 giugno del 1983 a Roma. Ha sempre detto di conoscere anche le ragioni della scomparsa di Mirella Gregori, scomparsa a Roma pochi giorni prima, il 7 maggio dello stesso anno. Adesso, l’ex lupo grigio (questo il nome dell’organizzazione a cui apparteneva) chiede di essere ascoltato dalla commissione d’inchiesta che indaga sulle sparizioni delle due ragazze.

Le dichiarazioni
“Voglio rivelare la verità storica contro tutte le menzogne che da 41 anni stanno infangando mezzo mondo. Ho delle prove documentali indiscutibili che dimostrano come il complotto su Emanuela Orlandi e Mirella Gregori fu organizzato soltanto per ottenere la mia liberazione. Non esiste nessun altro motivo”. Nei giorni e nei mesi immediatamente successivi alla scomparsa della Orlandi, il suo rapimento fu rivendicato più volte dai presunti rapitori che telefonarono più volte sia a casa Orlandi che all’avvocato della famiglia, Gennaro Egidio, offrendosi di rilasciare la ragazza in cambio della liberazione dell’uomo che sparò al Papa e di altri terroristi mediorientali. “Porterò i miei documenti. Se dirò una sola menzogna allora lo Stato italiano dovrà arrestarmi”, continua Agca che ammette: “Sono stato considerato controverso soprattutto in Italia e anche in Turchia per molto tempo. Ma adesso ho il cancro e sto vivendo gli ultimi anni della mia vita. Perciò voglio liberare la mia coscienza da questo pesante segreto. Non ho bisogno di nulla tranne che Dio. Quando vengo a Roma mi compro da solo il biglietto aereo andata e ritorno”.

I documenti
Ad oggi, Agca non ha avuto alcun contatto diretto con la Commissione. Tuttavia sta seguendo attentamente il loro lavoro, dice. “L’ex magistrata e deputata Simonetta Matone nel suo discorso pubblico in Parlamento ha fatto un’affermazione importante: “Ci sono documenti inquietanti, come le lettere di rivendicazione scritte dalla stessa mano che rivendica i rapimenti di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori e chiedono la liberazione di Ali Agca”. L’uomo sostiene ancora che i casi Orlandi e Gregori sono collegati e che dovevano essere utilizzati come scambio per la sua libertà. Per Agca “Non esiste nessun movente della pedofilia e della criminalità organizzata che sia mafia siciliana o Banda della Magliana. Tuttavia, se la verità storica non sarà dimostrata davanti al Parlamento, le menzogne e le calunnie continueranno a diffondersi”. Agca commenta anche la recente notizia del coinvolgimento dei Servizi segreti nel caso Orlandi. Notizia che è emersa dalla pubblicazione sulla rivista “Giallo” del documento in cui sarebbe scritto che pagine del diario di scuola di Emanuela furono fotocopiate all’epoca della scomparsa dagli agenti e inviate alla Polizia. “In questa vicenda – spiega – i servizi segreti di diversi paesi hanno avuto un ruolo. Basti ricordare una frase sfuggita dalla bocca del giudice Ilario Martella in un documentario televisivo in cui dichiara: “La polizia non riusciva a controllare i rapitori, al contrario erano i rapitori di Emanuela che controllavano la polizia”. Negli anni, Alì Agca ha ritrattato più volte le proprie dichiarazioni, cambiando spesso le carte in tavola ma di una cosa è sempre stato certo: secondo lui Emanuela Orlandi è ancora viva e vivrebbe segregata in un convento di clausura. “Non posso pronunciarmi adesso su questo argomento delicato. Ho la certezza assoluta che i miei amici hanno trattato Emanuela Orlandi e Mirella Gregori con la massima umanità e dignità”, sostiene.

I contatti con Pietro Orlandi
In passato Agca ha scritto anche a Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela che da sempre si batte per ottenere la verità sul destino della ragazza. “Pietro Orlandi ha ragione al cento per cento. Per me è un vero eroe del nostro tempo che lotta per una causa giusta. Orlandi dichiara logicamente che la verità è nascosta dal Vaticano, e così tutto il Vaticano e tutti i Papi saranno sempre sospettati. Questa della Commissione è l’unica e ultima occasione per far trionfare la verità storica contro le troppe menzogne che girano”.

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