Un attacco con diversi droni kamikaze in territorio russo, anche in profondità. Mentre le dichiarazioni del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg sulla necessità di togliere il divieto di usare armi occidentali per colpire in Russia spaccano la politica europea, l’Ucraina – come fatto notare da Il Fatto Quotidiano – colpisce già oltre confine. È accaduto anche nella notte tra domenica e lunedì, con raid su Livny e Orsk. La differenza tra quanto accade ora e i propositi del numero uno della Nato è però sostanziale: al momento Kiev usa solo armi auto-prodotte per colpire in Russia, come nelle scorse ore.
Gli ultimi attacchi sono stati rivendicati dalla stessa intelligence ucraina. In particolare il volo di un drone che ha coperto una distanza di oltre 1.800 chilometri verso una stazione radar di rilevamento di bersagli a lungo raggio nella città di Orsk, nella regione russa di Orenburg. L’attacco, ha spiegato Ukrainska Pravda citando una fonte dell’intelligence di Kiev, ha stabilito “un nuovo record per il raggio di distruzione dei droni kamikaze”.
Non si è trattato dell’unico attacco portato avanti da Kiev. Sempre nelle scorse ore, una persona è stata uccisa e altre tre sono rimaste ferite in una stazione di servizio nella regione russa di Oriol, a circa 160 chilometri dal confine, a causa della caduta di un drone nella città di Livny. Il governatore locale Andrei Klychkov ha spiegato che il drone ha danneggiato la facciata di un edificio amministrativo.
Dopo l’arrivo dei servizi di emergenza sul posto, si è verificato un altro attacco di droni, secondo la stessa fonte: “Secondo le prime informazioni, l’autista di un’autopompa è stato purtroppo ucciso”, ha dichiarato Klychkov, aggiungendo che altri tre dipendenti dei servizi di emergenza sono rimasti feriti. Da parte sua, il ministero della Difesa russo ha dichiarato questa mattina di aver neutralizzato una dozzina di droni ucraini durante la notte, tra cui sei sopra la regione di Oriol.
Attacchi profondi che Stoltenberg vorrebbe rendere leciti anche con le armi Usa. Ma se contrari si sono detti la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il segretario generale della Nato ha trovato una sponda nel ministro degli Esteri lituano Gabrielius Landsbergis: “Il modo giusto per reagire all’aggressione russa in Ucraina, e anche nei nostri Paesi, è sostenere l’Ucraina, cosicché possano usare le armi che già possiedono nel modo in cui hanno bisogno di usarle. È così che si previene l’escalation, permettendo all’Ucraina di contrattaccare e di vincere la guerra. È così che si ferma la Russia”.
Secondo il ministro del governo di Vilnius, tra i più preoccupati per un possibile allargamento del conflitto, la Russia “vuole organizzare attentati terroristici all’interno di Paesi Nato: si reagisce aiutando l’Ucraina a vincere la guerra, questo è il modo di fermare la Russia, abbandonando la nostra paura di reagire contro Mosca”.