A distanza di cinque anni, Report è tornata a parlare dei lati oscuri del 5G. L’ultima volta era stato nel 2019. Domenica sera su Rai Tre è andato in onda il servizio “Drizza le antenne”, un’inchiesta ben fatta (ma fuori tempo rispetto ai 120 giorni dell’iter legislativo appena concluso) nell’assordante silenzio del restante mainstream, che invece ha “coperto” in modo imbarazzante l’operazione di governo che ha innalzato per legge i limiti di emissione elettromagnetica, ossia l’elettrosmog: in sole tre settimane, per Arpa Piemonte l’inquinamento invisibile è già aumentato del 300% nella densità di potenza rispetto a prima.

Ne avevo già scritto su questo blog sul Fatto: la posta in gioco è altissima, non solo in termini di effetti sanitari. Report ha chiarito come non ci fosse alcuna esigenza tecnica né tecnologica dietro lo smantellamento dei cautelativi 6 V/m, bensì un clamoroso favore di Giorgia Meloni e Adolfo Urso alle multinazionali straniere del 5G che coi 15 V/m (camuffati 60 V/m nella truffaldina rilevazione delle 24 ore) gioiscono nel risparmio di 4 miliardi di euro nella reingegnerizzazione delle antenne tra i ricatti ai proprietari di terreni privati e i sindaci esautorati dei loro poteri.

Report ha detto questo ma non fatto vedere altre cose, che ritengo altrettanto imbarazzanti. Ecco, in sintesi:

– alla fine di aprile, l’iter di legge sullo tsunami dei limiti soglia s’è concluso senza che il governo si sia degnato di ascoltare Regioni e Comuni nella prevista (per legge) Conferenza Unificata, nonostante oltre 100 municipi abbiano formalmente dissentito con delibere e ordinanze. Perché Anci non ha battuto i pugni sul tavolo? E perché l’esecutivo non ha convocato Anci? Una risposta potrebbe stare nei 4.900 milioni di euro dietro la convenzione sul 5G sottoscritta da Anci con governo e lobby delle telecomunicazioni: per me un ciclopico conflitto d’interessi!

– l’organismo preposto ad intervenire in tema di modifica dei parametri limite (6 V/m, 15 V/m, 30 V/m o 61 V/m), il Comitato Interministeriale per la riduzione dell’inquinamento elettromagnetico (Ciprie), non è stato consultato e, anzi, dal sito del Ministero dell’Ambiente si apprende come l’ultima relazione Ciprie risalga addirittura al 2019. Un bluff!

Report ha poi sfumato su Salvo Pogliese, ex sindaco di Catania, dimessosi e condannato per peculato, poi senatore ma amico storico di Urso. Sua la mano dell’intera manovra elettromagnetica, ma soprattutto suo il collegio elettorale (Catania) su cui Urso ha girato da Bruxelles e Palazzo Chigi 200 milioni di euro per la costruzione dell’Etna Valley (migliaia di posti di lavori significano migliaia di voti). Una sorta di ricompensa? Il do ut des per il servigio di Pogliese è nell’emendamento poi all’art. 10 della legge 214 del 30.12.23?

Il bello (anzi la parte patetica) del servizio tv è stato poi vedere un agitato Urso che attacca la collega di Report, accusata persino di lobbismo la redazione giornalistica di Sigfrido Ranucci: “Non ci fermerete, non ci condizionerete con le vostre lobby!”. Da che pulpito, che faccia tosta!

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