Economia

Caos nella maggioranza sui tagli ai Comuni che hanno avuto più soldi del Pnrr. Salvini e FI: “Non ci saranno”. Giorgetti tira dritto

Dopo la débâcle del redditometro, la maggioranza si sta spaccando anche sul tema dei tagli ai Comuni che vedrebbero penalizzati soprattutto quelli che hanno ricevuto più soldi a valere sul Piano nazionale di ripresa e resilienza. A prevederlo è la bozza di un decreto ministeriale firmato dal titolare del Mef Giancarlo Giorgetti che ha fatto molto discutere nel fine settimana: come sottolineato dalle opposizioni e dall’Anci, gli enti che hanno per esempio investito risorse per costruire nuovi asili nido o case di comunità verrebbero messi nella condizione di non poter spendere per assumere il personale necessario a farli funzionare. Risultato: il ministro per gli Affari europei e il Pnrr Raffaele Fitto (FdI) si affretta a garantire che saranno “valutate le esigenze degli enti locali” e il leader della Lega Matteo Salvini insieme al capogruppo di FI alla Camera Paolo Barelli giura a sua volta che “non ci saranno tagli”. Ma Giorgetti tace e non pare intenzionato ad ammorbidire la spending review che del resto non è che l’attuazione di quanto stabilito nella legge di Bilancio per il 2024.

Un altro caso nel centrodestra, insomma, mentre il Pd con Elly Schlein, intervistata dal Corriere, attacca: “Meloni si conferma veramente la regina dell’austerità“. E il sindaco Pd di Bergamo Giorgio Gori alla Stampa dice che “il taglio riguarda la spesa corrente, i servizi, mentre il Pnrr finanzia i contenitori, le opere fisiche, che però poi dovranno funzionare. Faccio un esempio: a Bergamo, con fondi Pnrr, noi stiamo realizzando cinque nuovi asili nido, che aggiungeranno 140 posti alla dotazione precedente. Toccherà però a noi assumere le educatrici e coprire i costi delle nuove utenze. Ora, non chiediamo di essere aiutati anche per questo, ma certo non possiamo essere penalizzati”.

Lunedì pomeriggio Fitto ha diffuso una nota in cui sottolinea che la manovra ha previsto “esplicitamente che i tagli non possano interessare gli interventi degli enti locali relativi ai diritti sociali, alle politiche sociali e alle politiche familiari relativi alla Missione 12 dei bilanci” e quindi le polemiche sono “surreali”. Ma come sempre sarebbero i sindaci a dover fare quadrare i conti e decidere che cosa sacrificare.