Altro che sostegni di lungo periodo per aiutare le donne che lo desiderano a portare avanti la gravidanza e crescere il bambino. L’intervento delle associazioni anti abortiste in cliniche e consultori a volte si limita a un’offerta economica – talmente limitata da essere offensiva – che dovrebbe “convincere” a rinunciare all’interruzione di gravidanza. Da Genova arriva un caso estremo: secondo Repubblica, nella sala d’attesa del pronto soccorso di Villa Scassi a una ragazza sono stati offerti 100 euro perché rinunciasse ad abortire. “È stata avvicinata da due donne che, dopo averle chiesto a malapena chi fosse, dopo aver scoperto che di figli ne ha già tre, le hanno provato a fare la morale sulle ricadute psicologiche di una eventuale interruzione”, racconta l’amica che l’aveva accompagnata nella struttura per chiedere l‘applicazione della legge 194. “E alla fine le hanno offerto 100 euro per tenere il bambino”.

Poco prima la ragazza era stata mandata via dall’ospedale Galliera, dove tutti i medici sono obiettori di coscienza e la 194 non viene applicata. “Qui non ti possiamo aiutare, queste cose non le facciamo”, le sarebbe stato detto. Per il senatore genovese del Movimento 5 Stelle Luca Pirondini “è gravissimo, vergognoso e semplicemente inaccettabile quanto accaduto a Genova. Pensavamo di aver toccato il fondo con il battito del cuore del feto fatto ascoltare alle donne in procinto di abortire, non pensavamo che chi inneggia alla sacralità della vita potesse spingersi a tentare di ‘comprarne’ una. La vita non è in vendita, così come non lo sono il corpo delle donne, i loro diritti e la loro autodeterminazione. Non passa giorno senza che la legge 194 venga messa in discussione e che il diritto all’aborto venga intaccato”. Villa Scassi ha preso le distanze facendo sapere di non aver mai autorizzato l’ingresso di volontari della associazioni pro vita nei propri ambulatori.

Risale a metà aprile la polemica per l’inserimento nel decreto Pnrr – poi approvato con la fiducia – di un emendamento della destra in base al quale i consultori possono “avvalersi anche del coinvolgimento di soggetti del Terzo Settore che abbiano una qualificata esperienza nel sostegno alla maternità“.

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