Per la prima volta nella storia cinque squadre italiane vanno in Champions. E la Roma arriva sesta. Un’incredibile congiuntura astrale ci potrebbe regalare pure il sesto posto, ma contro ogni amor di patria l’Atalanta batte il Torino e nega una squadra in più all’Italia e l’Europa che conta alla Roma. Una maledizione. È arrivato anche l’ultimo verdetto della Serie A, assieme alla salvezza all’ultimo minuto dell’Empoli e la retrocessione del Frosinone: in Champions League l’anno prossimo giocheranno Inter, Milan, Juventus, Atalanta e Bologna. Non la Roma. Ci hanno sperato i giallorossi, per tutto il girone di ritorno quando l’arrivo di De Rossi ha cambiato l’inerzia della stagione. Poi durante le semifinali d’Europa League contro il Bayer Leverkusen, e persino dopo, quando tutto sembrava perduto e il trionfo dell’Atalanta aveva riaperto un’ulteriore, insperata finestra. Nulla.

Parlare di maledizione però non è del tutto appropriato, perché allude ad una componente di casualità, quasi di sfiga, che non c’è stata. La mancata qualificazione della Roma in Champions è soprattutto un demerito, una colpa. E un’incredibile occasione sprecata. I giallorossi non partecipano dal 2019: nelle ultime sei stagioni si sono dovuti scontrare con l’oggettiva difficoltà di centrare uno dei primi quattro posti in un campionato dove tre sono tendenzialmente prenotati da Juve, Inter e Milan e le altre candidate finiscono per competere per un’unica piazza. Se però nell’anno in cui i posti diventano cinque arrivi sesta, il problema comincia a essere tuo: scivolare dietro ad Atalanta e Bologna, col terzo monte ingaggi della Serie A (più del doppio degli orobici, il triplo degli emiliani), con in rosa giocatori da scudetto del calibro di Lukaku, Dybala, Pellegrini, è semplicemente inaccettabile. La conferma del completo fallimento del progetto giallorosso.

Adesso le vedove di Mourinho magari rimpiangeranno il portoghese, convinti che con lui sarebbe andata diversamente in semifinale contro il Leverkusen, o quantomeno che la delusione finale sia la dimostrazione che il problema era la squadra e non l’allenatore. In realtà De Rossi da quando siede sulla panchina giallorossa ha una media da Champions, ha pagato nel finale le energie spese per la rimonta. È ciò che è successo prima di lui ad aver affossato la stagione della Roma. E questa mancata qualificazione è l’ultima eredità di Mourinho. Che era stato scelto dai Friedkin essenzialmente per questo: non per una coppetta di terza fascia (che non a caso il Napoli ha fatto tutto il possibile per non giocare), non per le scenate nel garage o in conferenza stampa, ma per far fare il salto di qualità alla Roma. Che nel calcio moderno vuol dire essenzialmente qualificarsi con continuità in Champions: non è un caso che la rinascita di Inter e Milan abbia coinciso col ritorno in Europa (la storia recente dei nerazzurri, ad esempio, cambia col famoso gol di Vecino all’Olimpico contro la Lazio). Un obiettivo mancato tre volte su tre: e oggi la Roma è la stessa identica squadra di prima.

Col quinto posto a disposizione, lì a portata di mano, questo era l’anno buona per la svolta. Se non è stato ora, chissà quando sarà. Rimane l’unica recriminazione, in un Paese dove da sempre vale la regola del “meglio due feriti che un morto”, e i campioni d’Italia dopo la festa scudetto regalano tre punti alla penultima in classifica, di aver trovato sul proprio cammino una squadra molto poco italiana come l’Atalanta, del tecnico meno italiano in assoluto come Gasperini, che ha onorato il campionato fino all’ultimo negando il sesto posto in Champions al nostro calcio. C’era mezza Lega e FederCalcio pronta ad esultare per la sconfitta dell’Atalanta e il sesto posto, circa settanta milioni di indotto in più sul movimento. Ma in fondo è giusto così. In Champions League ci va chi lo merita. L’Inter campione d’Italia, ovviamente, e il Milan che per distacco è stata la seconda forza; la Juventus che ha chiuso malissimo ma fino a febbraio era stata in lotta per il titolo, il Bologna che ha fatto la stagione della vita, la meravigliosa Atalanta che ha vinto l’Europa League. La Roma non ha fatto nulla. E l’anno prossimo la coppa che conta la guarderà ancora dal divano.

Twitter: @lVendemiale

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