Calcio

Psicodramma Frosinone: Di Francesco piange e i tifosi contestano, il triste epilogo di un’amara (e inaspettata) retrocessione

Alcuni giocatori si buttano a terra con gli occhi gonfi per le lacrime versate, altri si incamminano a testa bassa sotto la curva. Di Francesco piange amaramente. Il gol dell’Empoli firmato da Niang contro la Roma è la condanna della retrocessione del Frosinone. Tra amarezza e contestazioni, i gialloblu salutano la Serie A dopo una stagione a due facce. L’euforia dell’ottimo girone d’andata e del calcio propositivo lasciano spazio alla delusione inaspettata. Il silenzio dello stadio Benito Stirpe mette la parola fine a un epilogo drammatico.

Dramma sportivo
Un girone d’andata da Dr.Jekill, il ritorno non può che essere il suo alter ego Mr.Hyde. Nelle prime otto giornate, il Frosinone si rivela la sorpresa del campionato (raggiungendo addirittura l’ottavo posto) e il Benito Stirpe diventa un fortino invalicabile. Da Turati a Soulé, passando per Barrenechea e Brescianini: il Frosinone non è la classica neopromossa difensivista e rinunciataria. Non è nel DNA di Eusebio Di Francesco: gioco spregiudicato e propositivo alimentano le speranze per un progetto destinato a durare. Così non è stato: la filosofia del club è la stessa che lo tradirà nella seconda parte di stagione, i punti non arrivano e il crollo è evidente. Nel girone di ritorno il Frosinone vince solamente tre partite e raccoglie 16 punti: l’impresa di Napoli in Coppa Italia (vittoria per 0-4) è l’ultimo grande squillo che si mescola con due sliding doors che, a conti fatti, possono aver davvero compromesso la stagione. Contro Cagliari e Juventus, i gialloblu perdono la partita all’ultimo secondo: da due a zero punti. Per raggiungere la salvezza, ne sarebbe bastato uno. “È evidente che a un certo momento noi abbiamo seguito un certo tipo di progetto e ce ne assumiamo tutte le responsabilità. In tempi non sospetti dissi che se fossimo retrocessi le responsabilità sarebbero state tutte le mie”: le parole nel post partita del presidente Maurizio Stirpe risuonano più attuali che mai.

Le lacrime e il silenzio
È il 92′, il Frosinone sta perdendo 0-1 in casa contro l’Udinese ma poco importa perché il pareggio dell’Empoli contro la Roma vale comunque la salvezza. Sugli spalti si attende solo il fischio finale: poi, accade quello che non ti aspetti. Niang porta in vantaggio i toscani e in pochi secondi si ribalta tutto: occhi sconcertati e sguardo perso nel vuoto. Il Castellani esulta, il Benito Stirpe rimane in un assordante silenzio. Fischio finale: Di Francesco è in lacrime e non riesce a darsi pace (consolato da Fabio e Paolo Cannavaro), il Frosinone retrocede in Serie B. L’incredulità si trasforma in rabbia, soprattutto dalle parti della Curva: “Andate a lavorare” si sente urlare dalla Nord. Le contestazioni prevalgono sugli applausi, in pochi minuti si consuma lo psicodramma. Il pianto di Di Francesco rimane l‘istantanea di un incubo diventato realtà. Il gioco propositivo e i giovani non salvano il Frosinone da un epilogo inaspettato.