Roland Garros e Rafael Nadal. Rafael Nadal e Roland Garros. Due entità diverse che sono la stessa cosa. Pensi a uno e viene automaticamente in mente l’altro. Un rapporto simbiotico, come nessun tennista nella storia ha mai avuto con un torneo. La storia di Nadal a Parigi è un’anomalia portata all’eccesso, lunga 19 anni, caratterizzata da sole quattro sconfitte e divisa in quattordici capitoli. Tanti quanti i titoli dello spagnolo. Un record che rimarrà imbattibile per chissà quanti decenni, e che qui viene raccontato successo dopo successo.

2005, l’inizio del dominio

La maglia verde smanicata, i pantaloni bianchi a “pinocchietto”, i capelli lunghi e i muscoli sviluppati. Ha un’aria selvaggia che trasuda prorompenza, solidità, voglia di bruciare le tappe. Il tutto poggia su due piedi che vanno a una velocità non sostenibile. A guardarlo bene sembra una sorta di moderno Mowgli, ma non viene dall’India. Il passaporto è spagnolo, la residenza a Maiorca. Rafael Nadal è alla prima partecipazione al Roland Garros, alla prima finale. Un risultato sorprendente e nello stesso momento atteso. Di lui infatti si parla già da tempo. Per esempio nel 2003 a Montecarlo aveva eliminato il detentore del Roland Garros Albert Costa a 17 anni.

L’avvicinamento verso quell’edizione dello Slam francese è stato travolgente. Mata de São João, Acapulco, Barcellona, i Masters 1000 di Montecarlo e Roma. Tutti tornei vinti. Un fiume in piena che a Parigi ha travolto ogni avversario: Lars Burgsmuller, Xavier Malisse, Richard Gasquet, Sébastien Grosjean, David Ferrer, fino al numero 1 del mondo Roger Federer.

In finale trova Mariano Puerta. Un avversario con un modesto curriculum, ma esperto e dedito alla battaglia. Nadal sente la pressione, perde il primo set, rimonta, annulla tre set-point all’argentino per il quinto, e infine vince. Il dritto di Puerta finisce larghissimo, anticipando il suo primo tuffo sulla terra rossa. È il 5 giugno. È l’inizio di una storia inimmaginabile.

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