Contro il tempo e contro un piede che ha bisogno di essere anestetizzato per permettergli di scendere in campo. Si presenta così Nadal. Ormai ha 36 anni, l’anno prima ha subito la seconda sconfitta in carriera a Parigi contro Djokovic e in più il suo corpo gli sta presentando il conto sempre più spesso. Eppure lui insiste, rilancia, stupisce. Come quattro mesi prima, quando dal nulla rimonta 2 set a 0 a Medvedev e vince gli Australian Open dopo 13 anni. Sembrava finito e invece è tornato di nuovo.

Il tabellone del Roland Garros poi gli dà la possibilità di prendersi la rivincita su Djokovic. E Nadal non se lo fa ripetere due volte. La vittoria in quattro set su Nole fa da apripista verso un nuovo trionfo. Nessuno crede che possa fermarsi tra semifinale e finale, e infatti non si ferma. Alexander Zverev lo mette a dura prova senza però mai scalfirlo, Casper Ruud si rivela un avversario senza mezzi per impensierirlo. Per di più in finale, dove a Parigi non ha mai perso. Un 6-3 6-3 6-0 chiuso da un rovescio lungolinea sicuro e perentorio, degna conclusione dell’ultima volta al Roland Garros. È il quattordicesimo titolo, tanti quanti tutti gli Slam in carriera di Pete Sampras.

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