Il dualismo ormai è consolidato, naturale. Per gli appassionati di tutto il mondo sono ormai una cosa sola: Roger Federer e Rafael Nadal. Eppure il Roland Garros 2006 è solo la loro prima finale Slam uno di fronte all’altro. In stagione hanno già giocato tre finali (Dubai, Montecarlo e Roma), tutte vinte dallo spagnolo. L’ultima della serie, agli Internazionali d’Italia, ha lasciato il segno, entusiasmando tutto il circuito. Le attese insomma non potrebbe essere più alte.

Per lo svizzero in palio c’è però molto di più del primo successo a Parigi. C’è la conquista del Grande Slam. E quello sembra davvero l’anno giusto. Federer è all’apice della carriera, il suo dominio non è mai stato così netto. Nonostante manchino ancora Wimbledon e Us Open da disputare, il titolo al Roland Garros renderebbe quasi inevitabile un’impresa che manca dal 1969. Un traguardo che rimane lontano due set, dopo l’illusorio primo parziale dominato per 6-1.

Nadal si frappone tra Federer e la storia. Si trasforma ancora una volta nel granello di sabbia che inceppa l’ingranaggio dello svizzero, nel tarlo che scava nella sua mente. La rimonta dello spagnolo è immediata, dirompente, mai in discussione. L’unico momento di incertezza arriva quando Nadal deve chiudere la partita nel quarto set. Il contro-break di Federer è però solo l’ultimo sussulto d’orgoglio. Il prolungamento di una sfida che si chiude con un diritto al volo pochi minuti dopo, al tie-break.

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