Una strage di civili: uomini, donne e bambini morti carbonizzati in un raid israeliano sulla tendopoli di Tal as-Sultan, a Rafah. Almeno in 45 sono stati uccisi nell’attacco dell’Idf che, sostiene Israele, era mirato a colpire due alti esponenti di Hamas. Non dev’essere andata proprio così, a giudicare dalle immagini che giungono dal campo profughi. La Mezzaluna Rossa Palestinese (Prcs) ha riferito che molte delle persone all’interno delle tende sono state “bruciate vive”: 23 delle 45 vittime sarebbero donne, bambini e anziani, denuncia il ministero della Salute di Gaza che parla anche di 249 feriti. Come reazione Hamas ha fatto sapere ai mediatori dell’Egitto, del Qatar e degli Usa che non parteciperà ai negoziati per un accordo di tregua e scambio di ostaggi a causa del raid israeliano. Lo hanno riferito fonti della fazione islamica ad Haaretz. “Un tragico incidente di cui rammaricarsi“, lo ha definito il premier israeliano Benyamin Netanyahu alla Knesset durante un incontro con le famiglie degli ostaggi che lo hanno contestato.
La strage è stata confermata non solo da fonti palestinesi ma anche da Medici Senza Frontiere: “Centottanta feriti e 28 morti sono stati portati al nostro centro per stabilizzazione per pazienti con traumi”, ha spiegato la ong. “Siamo inorriditi, quello che è successo dimostra ancora una volta che nessun luogo è sicuro a Gaza. Continuiamo a chiedere un cessate il fuoco immediato e duraturo”, ha detto Gaia Giletta, infermiera di Msf a Rafah. E sarebbe anche avvenuta una sparatoria al confine con l’Egitto: lo rende noto l’Idf secondo cui l’incidente è “sotto revisione e discussioni sono in corso con gli egiziani”. I siti israeliani e fonti egiziane parlano di un soldato israeliano che ha sparato verso l’Egitto e un militare egiziano ucciso e altri sono rimasti feriti.
Sarebbero stati almeno 8 i missili che hanno colpito la tendopoli, recentemente allestita vicino a un magazzino dell’Unrwa. E il problema riguarda anche i molti feriti poiché, secondo la Mezzaluna Rossa Palestinese, gli ospedali della zona “non sono in grado di gestire il gran numero di vittime dovuto alla deliberata distruzione del sistema sanitario di Gaza da parte dell’occupazione israeliana”.
L’esercito di Tel Aviv sostiene invece che il raid fosse sostanzialmente mirato a colpire i vertici di Hamas: nell’attacco, ha spiegato l’Idf, sono stati uccisi due alti esponenti di Hamas: “Yassin Rabia comandante della leadership di Hamas in Cisgiordania, e Khaled Nagar, un alto esponente della fazione sempre in Cisgiordania”. Un portavoce dell’Idf ha aggiunto che l’esercito è a conoscenza di “rapporti che a seguito dell’attacco e dell’incendio scoppiato diversi civili nella zona sono rimasti feriti e che l’incidente è in esame”.
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Bombardamenti a Rafah da parte dell’esercito israeliano
AP Photo/Jehad Alshrafi
Il procuratore generale militare, la generale Yifat Tomer Yerushalmi, ha affermato che il raid su Rafah è “sotto indagine” e ha spiegato che “i dettagli del grave incidente sono ancora sotto inchiesta, che ci impegniamo a portare avanti al massimo”. Poi ha aggiunto che “sono aperte 70 inchieste dalla Polizia militare per sospetti incidenti criminali durante la guerra”. Tra queste c’è anche quella sul centro di detenzione militare di Sde Teiman dove sono rinchiusi i miliziani di Hamas catturati dal 7 ottobre in poi, tra cui quelli dell’Unità Nukheba di Hamas, responsabile dell’attacco ai kibbutz a ridosso di Gaza. Secondo il portavoce del governo, Avi Hyman – citato dai media – le prime indagini avrebbero mostrato che il raid sui comandanti di Hamas “ha innescato un incendio che può aver ucciso i civili palestinesi”.
L’esercito israeliano ha affermato di aver adottato misure per “ridurre i danni” ai civili prima di effettuare l’ultimo raid a Rafah e non pensava che avrebbe colpito gli abitanti innocenti di Gaza. L’attacco è stato effettuato sulla base di “informazioni di intelligence sulla presenza dei terroristi nell’area”, hanno affermato in una nota le forze di difesa israeliane. Prima di lanciare l’azione, l’esercito ha effettuato “molte misure per ridurre la possibilità di danneggiare civili non coinvolti, inclusa la sorveglianza aerea, l’uso di munizioni di precisione e ulteriori informazioni di intelligence”, ha spiegato ancora l’Idf.
Per l’Autorità nazionale palestinese, quanto avvenuto nella tendopoli che ospitava gli sfollati è “un massacro che supera ogni limite”. Il portavoce presidenziale dell’Anp, Nabil Abu Rudeineh, ha sottolineato “l’urgente necessità di un intervento per fermare immediatamente i crimini commessi contro il popolo palestinese” e ha chiesto all’amministrazione statunitense di “costringere Israele a fermare questa follia e questo genocidio che sta commettendo a Gaza, in particolare a Rafah”. Il Qatar ha affermato che l’attacco israeliano potrebbe ostacolare gli sforzi di mediazione per raggiungere un accordo di cessate il fuoco e scambio di ostaggi, il cui negoziato dovrebbe riprendere martedì.
Durissima la reazione della Turchia: “Faremo di tutto affinché questi barbari vengano ritenuti responsabili” davanti alla giustizia per i “crimini” che hanno commesso, ha affermato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, citando il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il suo governo. Durante una conferenza a Istanbul, trasmessa dalla tv di Stato Trt, il leader turco ha paragonato nuovamente Netanyahu ad Adolf Hitler e Slobodan Milosevic, aggiungendo che l’attacco di Israele contro un campo profughi a Rafah “rivela il volto sanguinoso” del premier israeliano. Sdegno è stato espresso anche da Arabia Saudita ed Egitto. “Indignato dai raid israeliani che hanno causato numerose vittime tra gli sfollati a Rafah” si è detto anche il presidente francese Emmanuel Macron. “Queste operazioni devono cessare – ha aggiunto su X – Non ci sono zone sicure a Rafah per i civili palestinesi. Mi appello al rispetto del diritto internazionale e al cessate il fuoco immediato”. “Sono inorridito dalle notizie che arrivano da Rafah sugli attacchi israeliani che hanno ucciso decine di sfollati, tra cui bambini piccoli. Condanno questo fatto con la massima fermezza”, ha scritto su X l’alto rappresentante Ue Josep Borrell: “Non esiste un luogo sicuro a Gaza. Questi attacchi devono cessare immediatamente. Gli ordini della Corte internazionale di giustizia e il diritto internazionale umanitario devono essere rispettati da tutte le parti”, ha aggiunto Borrell.
Nel pomeriggio di domenica Hamas era tornata a lanciare razzi dalla Striscia di Gaza verso Israele dopo diversi mesi. Almeno una quindicina di missili avevano sorvolato i cieli di diverse città israeliane, comprese Tel Aviv, venendo in gran parte intercettati dal sistema Iron Dome. Alcuni lanci, rivendicati dalle Brigate Qassam, il braccio armato di Hamas, erano stati effettuati da Rafah. Ore dopo è arrivato il raid dell’Idf che, sostiene Israele, era indirizzato verso un “compound” di Hamas, individuato grazie a fonti di intelligence, e attaccato con un “preciso” raid missilistico.
Mondo
Raid israeliano su un campo profughi a Rafah: strage di civili. Netanyahu: ‘Tragico incidente’. E Hamas annuncia lo stop ai negoziati
Una strage di civili: uomini, donne e bambini morti carbonizzati in un raid israeliano sulla tendopoli di Tal as-Sultan, a Rafah. Almeno in 45 sono stati uccisi nell’attacco dell’Idf che, sostiene Israele, era mirato a colpire due alti esponenti di Hamas. Non dev’essere andata proprio così, a giudicare dalle immagini che giungono dal campo profughi. La Mezzaluna Rossa Palestinese (Prcs) ha riferito che molte delle persone all’interno delle tende sono state “bruciate vive”: 23 delle 45 vittime sarebbero donne, bambini e anziani, denuncia il ministero della Salute di Gaza che parla anche di 249 feriti. Come reazione Hamas ha fatto sapere ai mediatori dell’Egitto, del Qatar e degli Usa che non parteciperà ai negoziati per un accordo di tregua e scambio di ostaggi a causa del raid israeliano. Lo hanno riferito fonti della fazione islamica ad Haaretz. “Un tragico incidente di cui rammaricarsi“, lo ha definito il premier israeliano Benyamin Netanyahu alla Knesset durante un incontro con le famiglie degli ostaggi che lo hanno contestato.
La strage è stata confermata non solo da fonti palestinesi ma anche da Medici Senza Frontiere: “Centottanta feriti e 28 morti sono stati portati al nostro centro per stabilizzazione per pazienti con traumi”, ha spiegato la ong. “Siamo inorriditi, quello che è successo dimostra ancora una volta che nessun luogo è sicuro a Gaza. Continuiamo a chiedere un cessate il fuoco immediato e duraturo”, ha detto Gaia Giletta, infermiera di Msf a Rafah. E sarebbe anche avvenuta una sparatoria al confine con l’Egitto: lo rende noto l’Idf secondo cui l’incidente è “sotto revisione e discussioni sono in corso con gli egiziani”. I siti israeliani e fonti egiziane parlano di un soldato israeliano che ha sparato verso l’Egitto e un militare egiziano ucciso e altri sono rimasti feriti.
Sarebbero stati almeno 8 i missili che hanno colpito la tendopoli, recentemente allestita vicino a un magazzino dell’Unrwa. E il problema riguarda anche i molti feriti poiché, secondo la Mezzaluna Rossa Palestinese, gli ospedali della zona “non sono in grado di gestire il gran numero di vittime dovuto alla deliberata distruzione del sistema sanitario di Gaza da parte dell’occupazione israeliana”.
L’esercito di Tel Aviv sostiene invece che il raid fosse sostanzialmente mirato a colpire i vertici di Hamas: nell’attacco, ha spiegato l’Idf, sono stati uccisi due alti esponenti di Hamas: “Yassin Rabia comandante della leadership di Hamas in Cisgiordania, e Khaled Nagar, un alto esponente della fazione sempre in Cisgiordania”. Un portavoce dell’Idf ha aggiunto che l’esercito è a conoscenza di “rapporti che a seguito dell’attacco e dell’incendio scoppiato diversi civili nella zona sono rimasti feriti e che l’incidente è in esame”.
AP Photo/Jehad Alshrafi
Il procuratore generale militare, la generale Yifat Tomer Yerushalmi, ha affermato che il raid su Rafah è “sotto indagine” e ha spiegato che “i dettagli del grave incidente sono ancora sotto inchiesta, che ci impegniamo a portare avanti al massimo”. Poi ha aggiunto che “sono aperte 70 inchieste dalla Polizia militare per sospetti incidenti criminali durante la guerra”. Tra queste c’è anche quella sul centro di detenzione militare di Sde Teiman dove sono rinchiusi i miliziani di Hamas catturati dal 7 ottobre in poi, tra cui quelli dell’Unità Nukheba di Hamas, responsabile dell’attacco ai kibbutz a ridosso di Gaza. Secondo il portavoce del governo, Avi Hyman – citato dai media – le prime indagini avrebbero mostrato che il raid sui comandanti di Hamas “ha innescato un incendio che può aver ucciso i civili palestinesi”.
L’esercito israeliano ha affermato di aver adottato misure per “ridurre i danni” ai civili prima di effettuare l’ultimo raid a Rafah e non pensava che avrebbe colpito gli abitanti innocenti di Gaza. L’attacco è stato effettuato sulla base di “informazioni di intelligence sulla presenza dei terroristi nell’area”, hanno affermato in una nota le forze di difesa israeliane. Prima di lanciare l’azione, l’esercito ha effettuato “molte misure per ridurre la possibilità di danneggiare civili non coinvolti, inclusa la sorveglianza aerea, l’uso di munizioni di precisione e ulteriori informazioni di intelligence”, ha spiegato ancora l’Idf.
Per l’Autorità nazionale palestinese, quanto avvenuto nella tendopoli che ospitava gli sfollati è “un massacro che supera ogni limite”. Il portavoce presidenziale dell’Anp, Nabil Abu Rudeineh, ha sottolineato “l’urgente necessità di un intervento per fermare immediatamente i crimini commessi contro il popolo palestinese” e ha chiesto all’amministrazione statunitense di “costringere Israele a fermare questa follia e questo genocidio che sta commettendo a Gaza, in particolare a Rafah”. Il Qatar ha affermato che l’attacco israeliano potrebbe ostacolare gli sforzi di mediazione per raggiungere un accordo di cessate il fuoco e scambio di ostaggi, il cui negoziato dovrebbe riprendere martedì.
Durissima la reazione della Turchia: “Faremo di tutto affinché questi barbari vengano ritenuti responsabili” davanti alla giustizia per i “crimini” che hanno commesso, ha affermato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, citando il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il suo governo. Durante una conferenza a Istanbul, trasmessa dalla tv di Stato Trt, il leader turco ha paragonato nuovamente Netanyahu ad Adolf Hitler e Slobodan Milosevic, aggiungendo che l’attacco di Israele contro un campo profughi a Rafah “rivela il volto sanguinoso” del premier israeliano. Sdegno è stato espresso anche da Arabia Saudita ed Egitto. “Indignato dai raid israeliani che hanno causato numerose vittime tra gli sfollati a Rafah” si è detto anche il presidente francese Emmanuel Macron. “Queste operazioni devono cessare – ha aggiunto su X – Non ci sono zone sicure a Rafah per i civili palestinesi. Mi appello al rispetto del diritto internazionale e al cessate il fuoco immediato”. “Sono inorridito dalle notizie che arrivano da Rafah sugli attacchi israeliani che hanno ucciso decine di sfollati, tra cui bambini piccoli. Condanno questo fatto con la massima fermezza”, ha scritto su X l’alto rappresentante Ue Josep Borrell: “Non esiste un luogo sicuro a Gaza. Questi attacchi devono cessare immediatamente. Gli ordini della Corte internazionale di giustizia e il diritto internazionale umanitario devono essere rispettati da tutte le parti”, ha aggiunto Borrell.
Nel pomeriggio di domenica Hamas era tornata a lanciare razzi dalla Striscia di Gaza verso Israele dopo diversi mesi. Almeno una quindicina di missili avevano sorvolato i cieli di diverse città israeliane, comprese Tel Aviv, venendo in gran parte intercettati dal sistema Iron Dome. Alcuni lanci, rivendicati dalle Brigate Qassam, il braccio armato di Hamas, erano stati effettuati da Rafah. Ore dopo è arrivato il raid dell’Idf che, sostiene Israele, era indirizzato verso un “compound” di Hamas, individuato grazie a fonti di intelligence, e attaccato con un “preciso” raid missilistico.
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Palermo, 12 mar. (Adnkronos) - "Affronterò il processo con la massima serenità e con la consapevolezza di poter dimostrare la correttezza del mio operato, avendo sempre agito nel pieno rispetto del regolamento previsto dall’Assemblea Regionale Siciliana. Non ho mai, nella mia vita, sottratto un solo centesimo in modo indebito e confido che nel corso del giudizio emergerà la verità, restituendo chiarezza e trasparenza alla mia posizione. Resto fiducioso nella giustizia e determinato a far valere le mie ragioni con il rispetto e la serietà che ho sempre riservato alle istituzioni". Così Gianfranco Miccichè, rinviato a giudizio per l'uso dell'auto blu, commenta il processo che partirà a luglio. "Sono però amareggiato da quanto la stampa riporta sul fatto che, secondo il pm avrei arraffato quanto più possibile- dice - Nella mia vita non ho mai arraffato alcun che e su questo pretendo rispetto da parte di tutti".
Palermo, 12 mar. (Adnkronos) - L'ex Presidente dell'Assemblea regionale siciliana Gianfranco Miccichè è stato rinviato a giudizio con l'accuaa di peculato e concorso in truffa aggravata il. La prima udienza del processo si terrà il 7 luglio davanti alla terza sezione del tribunale di Palermo. Secondo l'accusa il politico, ex viceministro dell'Economia, avrebbe usato l'auto blu in dotazione, in quanto ex Presidente dell'Ars, per fini personali. In particolare avrebbe usato, non per fini istituzionali, l’Audi della Regione, per una trentina di volte, tra marzo e novembre del 2023, anche per fare visite mediche, e persino per andare dal veterinario con il gatto. Avrebbe fatto salire sull'auto anche componenti della sua segreteria e familiari.
Il suo ex autista, Maurizio Messina, che ha scelto il rito abbreviato, è stato invece condannato dal giudice per l’udienza preliminare Marco Gaeta a un anno e mezzo di carcere per truffa, più sei mesi con l'accusa di avere sottratto la somma che gli era stata sequestrata durante le indagini.
Milano, 12 mar. (Adnkronos) - La Corte di Assise di Appello di Milano ha assolto, ribaltando la sentenza a sette anni inflitta in primo grado, Salvatore Pace per il concorso nell'omicidio di Umberto Mormile, l'educatore del carcere di Opera ammazzato l'11 aprile 1990. Il delitto fu rivendicato dalla Falange Armata, organizzazione terroristica sulla quale gravitavano mafiosi, 'ndranghetista e componenti dei servizi segreti deviati. Mormile, 34 anni, venne assassinato a Carpiano, nel Milanese, mentre andava al lavoro, quando due individui in sella a una moto esplosero contro di lui sei colpi di pistola. Secondo l'accusa, Pace, 69 anni, diventato collaboratore di giustizia, si sarebbe messo a disposizione dei mandanti dell'omicidio. "Attendo di leggere le motivazioni" è il commento dell'avvocato Fabio Rapici, legale di alcuni dei familiari della vittima.
Roma, 12 mar (Adnkronos) - La Difesa europea non salva il Pd. Anzi, lo spacca. A Strasburgo, al momento del voto sul piano ReArmEu, gli europarlamentari dem si sono divisi: 10 favorevoli e 11 astenuti. Non un banale testa a testa, che già sarebbe una notizia, ma una spaccatura politica. La prima, almeno così evidente, nella gestione di Elly Schlein. I riformisti dem, infatti, si sono tutti schierati per il sì. Mentre sino all'ultimo istante il capo delegazione Nicola Zingaretti ha lavorato per portare il gruppo sull'astensione in modo da disinnescare ogni tentazione a votare no. Ma la frattura non si è ricomposta.
Dopo il voto, la segretaria dem ha tenuto il punto, confermando le "molte critiche" avanzate su ReArmEu: "Quel piano va cambiato" e per farlo "continueremo a impegnarci ogni giorno", ha detto tra le altre cose. Ma l'onda del voto sulla Difesa Ue è arrivata fino al Nazareno, aprendo una discussione interna al partito in cui è riemersa anche la parola 'magica' Congresso. La foto di Strasburgo, del resto, è netta. Per il sì si sono schierati Stefano Bonaccini (il presidente del partito), Antonio Decaro, Giorgio Gori, Elisabetta Gualmini, Giuseppe Lupo, Pierfrancesco Maran, Alessandra Moretti, Pina Picierno, Irene Tinagli, Raffaele Topo.
Tra gli astenuti Zingaretti, Lucia Annunziata, Brando Benifei, Annalisa Corrado, Camilla Laureti, Dario Nardella, Matteo Ricci, Sandro Ruotolo, Cecilia Strada, Marco Tarquinio, Alessandro Zan. Dalle tabelle dell'aula emerge tra l'altro che nel gruppo S&D gli unici ad astenersi sono stati gli italiani più un bulgaro, un irlandese e uno sloveno. Per non farsi mancare nulla, c'è stato anche il 'giallo' Annunziata, inizialmente conteggiata tra i sì e poi conteggiata come astenuta.
(Adnkronos) - Mentre a Strasburgo i più maliziosi hanno enfatizzato non solo la presenza di Nardella tra gli astenuti, ma soprattutto quella di Strada e Tarquinio: apertamente contrari al Piano Ue, alla vigilia erano dati certi tra i no. "C'è stato l'aiutino per non far vincere il sì", ha valutato un eurodeputato dem. Lo stesso Tarquinio, del resto, a Un giorno da pecora ha ammesso: "Se avessi votato no sarebbe mancato quel po' di più che ha consentito alla delegazione Pd di avere la maggioranza pro Elly Schlein".
"E' stata sconfitta la linea dell'astensione? E' stato sconfitto il no, perché si partiva dal no", è stata la valutazione di Lia Quartapelle. La deputata dem è stata tra quelli che hanno subito chiesto l'apertura di un confronto interno. "Dobbiamo dimostrarci all'altezza. Il Pd, un grande partito, deve argomentare dove vuole stare con una discussione che sino ad oggi non c'è stata", ha spiegato. Sulla stessa linea Piero Fassino e anche Marianna Madia: "Abbiamo la necessità di discutere e capire. Non possiamo fare tutto questo stando zitti o con un mezzo voto. Congresso o Direzione? Va bene tutto, basta che ci sia una discussione", ha detto la deputata.
Ai riformisti ha risposto Laura Boldrini: "Mi sarei aspettata che il gruppo del Pd al Parlamento europeo votasse compatto sull'astensione, che è la strada trovata dalla segretaria Schlein. Non è il momento di alimentare divisioni". Ma anche nell'area di maggioranza interna non è mancata la chiamata al confronto: "E' giusto che ci sia una discussione seria. E' una responsabilità che abbiamo tutti ed è interesse della segretaria, che io sostengo, che questa discussione si faccia nelle forme e con la rapidità necessarie", ha detto Gianni Cuperlo. Mentre è stato Andrea Orlando a chiedere un Congresso tematico: "Potrebbe essere utile anche per portare la discussione fuori dal solo gruppo dirigente" e per "chiarirsi le idee".
Milano, 12 mar. (Adnkronos) - "Morte naturale per infarto". Sono questi i primi risultati dell'autopsia per Carmine Gallo, l'ex super poliziotto protagonista della lotta contro la criminalità organizzata a Milano e ai domiciliari dallo scorso ottobre per l'inchiesta Equalize sui presunti dossier illeciti, morto domenica nella sua abitazione a Garbagnate Milanese. Si tratta dei primi riscontri dei medici legali, poi "arriveranno i tossicologici" chiesti in via precauzionale per escludere qualsiasi altra causa.
Roma, 12 mar (Adnkronos) - "Il libro di Follini rappresenta la foto di un mondo rovesciato rispetto al presente, un’America rovesciata, ieri prevaleva il senso della misura e il ragionamento, oggi prevale il populismo”. Lo ha detto il deputato del Pd Stefano Graziano presentando in conferenza stampa a Montecitorio il libro di Marco Follini 'Beneficio d’inventario'.
"Centrale è la parte che racconta della vita politica all’epoca del padre di Marco Follini, Vittorio, e dei leader politici del tempo da Francesco Cossiga, ad Aldo Moro, passando per Marco Pannella. Non tutti avevano la stessa idea politica ma erano tutti uniti nella forza di voler difendere la democrazia, una democrazia ottenuta con lotte, sangue, catastrofi e quindi seppur lontani politicamente, erano uniti dal dialogo. Una differenza abissale con l’Italia di oggi pericolosamente in mano ai sovranisti, dove tutto è concepito fuorché il dialogo. Forse questo abisso non è solo italiano ma sta prevalendo in tutto l’Occidente e la cosa è abbastanza preoccupante”, ha aggiunto Graziano.
Milano, 12 mar. (Adnkronos) - "La manovra repentina, improvvisa e del tutto imprevedibile, frutto certamente di una decisione di decimi di secondo attuata dal conducente del motoveicolo TMax non ha consentito al conducente del veicolo Giulietta di poter attuare alcuna manovra difensiva efficace". E' quanto sostiene la consulenza cinematica disposta dalla Procura di Milano e affidata all'ingegnere Domenico Romaniello. La relazione attribuisce la responsabilità dell'incidente a Fares Bouzidi, già indagato per omicidio stradale, l’amico di Ramy Elgaml che guidava lo scooter. Quando lo scooter da via Ripamonti svolta a sinistra verso via Quaranta, "con una deviazione improvvisa", per il consulente Fares imprime "una correzione di rotta verso destra", in direzione del marciapiede, e il carabiniere alla guida "non poteva certamente prevedere tale pericolosissima manovra e nulla ha potuto fare per evitare tale contatto, in ragione della impossibilità di poter attuare sia una correzione di rotta, sia una frenata efficace nello spazio a disposizione".
Non solo: il militare alla guida "non avrebbe altresì potuto neanche sterzare verso destra per la presenza del pedone (il testimone che riprende la scena con il cellulare) che per il conducente dell’autovettura è stato chiaramente percepito con la vista periferica" spiega l'ingegnere che ha realizzato la consulenza ricostruendo le condizioni di visibilità e velocità dell'inseguimento avvenuto la notte del 24 novembre scorso. Quella che mette in atto il carabiniere ora indagato per omicidio stradale (per lui si va verso la richiesta di archiviazione) è "una manovra difensiva obbligata": se lo scooter guidato da Fares avrebbe mantenuto la traiettoria 'naturale' chi guidava la Giulietta "non avrebbe sostanzialmente avuto problemi a mantenere il proprio veicolo iscritto nella curva da percorrere per la svolta a sinistra".
Quando Fares imposta la curva verso via Quaranta il T Max viaggia a una velocità di quasi 55 chilometri l'ora, quando il motociclo finisce la sua corsa contro il palo semaforico l'urto avviene a circa 33 chilometri orari. Per il consulente incaricato dalla procura la macchina che insegue, per evitare l'urto, "avrebbe dovuto disporre di uno spazio complessivo per l’arresto di circa 24 metri", mentre "il conducente aveva a disposizione circa 12 metri soltanto prima di giungere all’urto contro il palo semaforico".