Una strage di civili: uomini, donne e bambini morti carbonizzati in un raid israeliano sulla tendopoli di Tal as-Sultan, a Rafah. Almeno in 45 sono stati uccisi nell’attacco dell’Idf che, sostiene Israele, era mirato a colpire due alti esponenti di Hamas. Non dev’essere andata proprio così, a giudicare dalle immagini che giungono dal campo profughi. La Mezzaluna Rossa Palestinese (Prcs) ha riferito che molte delle persone all’interno delle tende sono state “bruciate vive”: 23 delle 45 vittime sarebbero donne, bambini e anziani, denuncia il ministero della Salute di Gaza che parla anche di 249 feriti. Come reazione Hamas ha fatto sapere ai mediatori dell’Egitto, del Qatar e degli Usa che non parteciperà ai negoziati per un accordo di tregua e scambio di ostaggi a causa del raid israeliano. Lo hanno riferito fonti della fazione islamica ad Haaretz. “Un tragico incidente di cui rammaricarsi“, lo ha definito il premier israeliano Benyamin Netanyahu alla Knesset durante un incontro con le famiglie degli ostaggi che lo hanno contestato.
La strage è stata confermata non solo da fonti palestinesi ma anche da Medici Senza Frontiere: “Centottanta feriti e 28 morti sono stati portati al nostro centro per stabilizzazione per pazienti con traumi”, ha spiegato la ong. “Siamo inorriditi, quello che è successo dimostra ancora una volta che nessun luogo è sicuro a Gaza. Continuiamo a chiedere un cessate il fuoco immediato e duraturo”, ha detto Gaia Giletta, infermiera di Msf a Rafah. E sarebbe anche avvenuta una sparatoria al confine con l’Egitto: lo rende noto l’Idf secondo cui l’incidente è “sotto revisione e discussioni sono in corso con gli egiziani”. I siti israeliani e fonti egiziane parlano di un soldato israeliano che ha sparato verso l’Egitto e un militare egiziano ucciso e altri sono rimasti feriti.
Sarebbero stati almeno 8 i missili che hanno colpito la tendopoli, recentemente allestita vicino a un magazzino dell’Unrwa. E il problema riguarda anche i molti feriti poiché, secondo la Mezzaluna Rossa Palestinese, gli ospedali della zona “non sono in grado di gestire il gran numero di vittime dovuto alla deliberata distruzione del sistema sanitario di Gaza da parte dell’occupazione israeliana”.
L’esercito di Tel Aviv sostiene invece che il raid fosse sostanzialmente mirato a colpire i vertici di Hamas: nell’attacco, ha spiegato l’Idf, sono stati uccisi due alti esponenti di Hamas: “Yassin Rabia comandante della leadership di Hamas in Cisgiordania, e Khaled Nagar, un alto esponente della fazione sempre in Cisgiordania”. Un portavoce dell’Idf ha aggiunto che l’esercito è a conoscenza di “rapporti che a seguito dell’attacco e dell’incendio scoppiato diversi civili nella zona sono rimasti feriti e che l’incidente è in esame”.
Il procuratore generale militare, la generale Yifat Tomer Yerushalmi, ha affermato che il raid su Rafah è “sotto indagine” e ha spiegato che “i dettagli del grave incidente sono ancora sotto inchiesta, che ci impegniamo a portare avanti al massimo”. Poi ha aggiunto che “sono aperte 70 inchieste dalla Polizia militare per sospetti incidenti criminali durante la guerra”. Tra queste c’è anche quella sul centro di detenzione militare di Sde Teiman dove sono rinchiusi i miliziani di Hamas catturati dal 7 ottobre in poi, tra cui quelli dell’Unità Nukheba di Hamas, responsabile dell’attacco ai kibbutz a ridosso di Gaza. Secondo il portavoce del governo, Avi Hyman – citato dai media – le prime indagini avrebbero mostrato che il raid sui comandanti di Hamas “ha innescato un incendio che può aver ucciso i civili palestinesi”.
L’esercito israeliano ha affermato di aver adottato misure per “ridurre i danni” ai civili prima di effettuare l’ultimo raid a Rafah e non pensava che avrebbe colpito gli abitanti innocenti di Gaza. L’attacco è stato effettuato sulla base di “informazioni di intelligence sulla presenza dei terroristi nell’area”, hanno affermato in una nota le forze di difesa israeliane. Prima di lanciare l’azione, l’esercito ha effettuato “molte misure per ridurre la possibilità di danneggiare civili non coinvolti, inclusa la sorveglianza aerea, l’uso di munizioni di precisione e ulteriori informazioni di intelligence”, ha spiegato ancora l’Idf.
Per l’Autorità nazionale palestinese, quanto avvenuto nella tendopoli che ospitava gli sfollati è “un massacro che supera ogni limite”. Il portavoce presidenziale dell’Anp, Nabil Abu Rudeineh, ha sottolineato “l’urgente necessità di un intervento per fermare immediatamente i crimini commessi contro il popolo palestinese” e ha chiesto all’amministrazione statunitense di “costringere Israele a fermare questa follia e questo genocidio che sta commettendo a Gaza, in particolare a Rafah”. Il Qatar ha affermato che l’attacco israeliano potrebbe ostacolare gli sforzi di mediazione per raggiungere un accordo di cessate il fuoco e scambio di ostaggi, il cui negoziato dovrebbe riprendere martedì.
Durissima la reazione della Turchia: “Faremo di tutto affinché questi barbari vengano ritenuti responsabili” davanti alla giustizia per i “crimini” che hanno commesso, ha affermato il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, citando il premier israeliano Benjamin Netanyahu e il suo governo. Durante una conferenza a Istanbul, trasmessa dalla tv di Stato Trt, il leader turco ha paragonato nuovamente Netanyahu ad Adolf Hitler e Slobodan Milosevic, aggiungendo che l’attacco di Israele contro un campo profughi a Rafah “rivela il volto sanguinoso” del premier israeliano. Sdegno è stato espresso anche da Arabia Saudita ed Egitto. “Indignato dai raid israeliani che hanno causato numerose vittime tra gli sfollati a Rafah” si è detto anche il presidente francese Emmanuel Macron. “Queste operazioni devono cessare – ha aggiunto su X – Non ci sono zone sicure a Rafah per i civili palestinesi. Mi appello al rispetto del diritto internazionale e al cessate il fuoco immediato”. “Sono inorridito dalle notizie che arrivano da Rafah sugli attacchi israeliani che hanno ucciso decine di sfollati, tra cui bambini piccoli. Condanno questo fatto con la massima fermezza”, ha scritto su X l’alto rappresentante Ue Josep Borrell: “Non esiste un luogo sicuro a Gaza. Questi attacchi devono cessare immediatamente. Gli ordini della Corte internazionale di giustizia e il diritto internazionale umanitario devono essere rispettati da tutte le parti”, ha aggiunto Borrell.
Nel pomeriggio di domenica Hamas era tornata a lanciare razzi dalla Striscia di Gaza verso Israele dopo diversi mesi. Almeno una quindicina di missili avevano sorvolato i cieli di diverse città israeliane, comprese Tel Aviv, venendo in gran parte intercettati dal sistema Iron Dome. Alcuni lanci, rivendicati dalle Brigate Qassam, il braccio armato di Hamas, erano stati effettuati da Rafah. Ore dopo è arrivato il raid dell’Idf che, sostiene Israele, era indirizzato verso un “compound” di Hamas, individuato grazie a fonti di intelligence, e attaccato con un “preciso” raid missilistico.