Economia

Ups “pronta a versare 86 milioni” al Fisco dopo le indagini della procura di Milano

A poco più di sei mesi dal sequestro chiesto dalla procura di Milano, Ups Italia, società del colosso mondiale della logistica, è pronta a versare, con il parere favorevole dei circa 86 milioni di euro all’Agenzia delle Entrate, la stessa cifra che era stata sequestrata alla filiale italiana il 14 dicembre scorso nell’ambito di una delle tante inchieste milanesi con al centro i cosiddetti “serbatoi di manodopera” e con annesse presunte frodi fiscali. Il Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza di Milano aveva sequestrato, nell’indagine dei pm Paolo Storari e Giovanna Cavalleri, 86 milioni e 460 mila euro, ritenuti il corrispettivo di una presunta evasione sull’Iva per cinque anni, tra il 2017 e il 2022.

Secondo la ricostruzione della Procura, la frode fiscale sarebbe stata commessa attraverso fatture per operazioni inesistenti e la stipula di fittizi contratti di appalto di manodopera soggetti a Iva, in alcuni casi da parte di società “filtro” che a loro volta si sarebbero avvalse di cooperative o consorzi (i cosiddetti “serbatoi” di lavoratori), e in altri casi da parte di questi ultimi in contatto diretto con l’azienda committente. Dall’inchiesta, che vedeva indagati la società e tre manager, era emerso anche che i lavoratori sarebbero stati ‘teleguidati tramite appositi software “impostati al fine di massimizzare la produttività”.

Ups verserà la somma contestata nell’indagine all’Agenzia delle Entrate nel procedimento amministrativo-tributario. Altre inchieste simili a Milano, con al centro pure i settori del facchinaggio e della vigilanza privata, hanno già riguardato diversi colossi di vari settori, tra cui Dhl, Uber, Lidl, Brt, Geodis, Esselunga, Securitalia e GS del gruppo Carrefour, solo per citarne alcuni. In alcuni casi le società hanno provveduto all’assunzione dei lavoratori che ha comportato la chiusura della procedura.