Aveva appena cinque mesi la bimba morta durante la traversata su un barchino soccorso nel Mediterraneo centrale dall’equipaggio di Humanity 1. Il suo cadavere è stato sbarcato al molo Favarolo di Lampedusa martedì mattina, dove è stata fatta trovare una piccola bara. “Siamo purtroppo arrivati troppo tardi”, dicono dalla ong che ha tratto in salvo – nello stesso soccorso – altre 45 persone. Insieme alla piccola viaggiava anche la mamma e il fratellino originati della Guinea, evacuati dalla nave umanitaria. “Non ho potuto allattare la piccola, da tre giorni non avevamo acqua a bordo”, si dispera la mamma. L’ipotesi è che la piccola sia morta a causa della disidratazione. A chiarire qualcosa in più sarà l’ispezione cadaverica che sarà eseguita sul corpo della neonata, la cui salma è stata condotta nella camera mortuaria del cimitero di Cala Pisana.
“Una conta senza fine, l’ennesimo dramma che si ripete“, ha detto il sindaco di Lampedusa, Filippo Mannino. “Ancora una volta trafficanti senza scrupoli approfittano della disperazione di questa gente – aggiunge il primo cittadino -, facendo partire su barchini di fortuna che non stanno neppure a galla donne, uomini, minori e persino neonati. Criminali che hanno disprezzo per la vita umana, gente senza scrupoli che fa pagare tante, tantissime persone che in mare trovano la morte. È sempre la stessa storia ed è inaccettabile”. Una “notizia che ci lascia sgomenti”, commenta Giovanna Di Benedetto, portavoce di Save the Children. “È sempre più pesante il tributo in termini di vite umane pagato da donne, uomini e bambini in fuga da guerre, fame, conflitti, violenza, nel Mediterraneo centrale, che si conferma la rotta più letale al mondo, con quasi 700 morti o dispersi solo nel 2024, secondo dati dell’Oim. Sono ormai tragedie annunciate e non si può assistere inermi”, conclude Di Benedetto.
Intanto la nave ong Humanity 1 dopo il trasbordo sulla motovedetta Cp 324 della guardia costiera del corpo senza vita della bimba, della mamma e il fratellino, ha ancora l’ordine – ricevuto dalle autorità italiane – di raggiungere il porto di Livorno. A bordo ci sono 185 migranti. “Alcuni stanno male e hanno ustioni da carburante, tutti sono esausti”, spiegano dalla ong: “Ieri il capitano ha chiesto invano al centro di coordinamento dei soccorsi italiano un porto più vicino per evitare inutili rischi ai sopravvissuti. Viste le drammatiche circostanze – scrivono – Sos Humanity chiede con urgenza l’assegnazione immediata di un porto più vicino e sicuro per lo sbarco dei sopravvissuti”. Livorno dista, infatti, circa 1.170 chilometri dall’area del primo soccorso. Per raggiungerlo serviranno tre giorni di navigazione.
Tutto questo mentre, complici le condizioni meteo favorevoli, a Lampedusa sono ripresi gli sbarchi. In 24 ore sono giunte sull’isola circa 427 persone, che attualmente si trovano all’interno dell’hotspot di Lampedusa, gestito dalla Croce rossa italiana. Sette gli approdi lunedì con 231 persone soccorse dai militari della Capitaneria di porto e della Guardia di finanza. Arrivano soprattutto da Siria, Egitto, Bangladesh ma anche da Marocco, Sudan e Tunisia. Nella maggior parte dei casi, secondo quanto hanno riferito ai soccorritori, le traversate del Mediterraneo sono partite dalle coste della Libia. Due gruppi, invece, hanno raccontato di essere partiti dalla Tunisia. La Prefettura di Agrigento, d’intesa con il Viminale, lavora al piano dei trasferimenti per alleggerire le presenze nella struttura: in 250 dovrebbero lasciare l’isola già mercoledì mattina.