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Argentina, nuova crepa nel governo Milei: cacciato il capo di gabinetto Posse, accusato di “ritardare” la deregulation

Il presidente argentino Javier Milei ha silurato il suo capo di gabinetto, Nicolás Posse. L’ufficio di presidenza ha confermato lunedì sera di aver accettato le dimissioni, poco prima che il presidente partisse alla volta degli Stati Uniti per una visita di quattro giorni nella Silicon Valley con al seguito la sorella Karina Milei e il ministro delle Finanze argentino Luis Caputo. Il posto di Posse sarà assunto dall’attuale ministro degli interni Guillermo Francos.

Il comunicato ufficiale parla dell’obiettivo di “dare maggior volume politico” all’incarico, che nell’esecutivo è centrale in quanto coordina il consiglio dei ministri. Ma il comunicato parallelo di Posse rivela qualcosa in più sui motivi del cambiamento, parlando di “differenza di criteri e aspettative nel progresso del governo e dei compiti affidati”. Da notare il fatto che la nota presidenziale non contenga i consueti ringraziamenti di rito al funzionario uscente, e invece si dilunghi in elogi per il sostituto Francos, presentato come “uno degli artefici dell’impresa che ha portato Milei alla presidenza” e di cui si sottolinea la “professionalità, esperienza e capacità politica” e la sua la sua “capacità di gestione e di costruzione del consenso”.

La stampa argentina aveva anticipato da settimane il fatto che i rapporti tra Milei e il suo capo di gabinetto, ex dirigente della società Aeroporti argentini, fossero arrivati al capolinea. L’entourage del presidente, inclusa la sorella Karina, avevano accusato Posse dei ritardi nei processi di riforma e di aver perso entusiasmo nel vasto piano di deregulation che ha portato Milei alla Casa Rosada. Le prime crepe erano emerse due mesi fa, la presidenza ha emanato un decreto per alzare gli stipendi degli alti dirigenti pubblici, che è stato visto dall’opinione pubblica come un’aperta contraddizione ai proclami di Mieli, mentre il Paese vive una pesante crisi economica da iperinflazione. I retroscena avevano raccontato che dietro quella norma ci fosse proprio il capo di Gabinetto e che Milei avesse “firmato senza leggere”. Posse era criticato per la sua gestione dell’Agenzia federale di intelligence, che la presidenza avrebbe intenzione di sciogliere.

Posse è il secondo ministro ad abbandonare l’esecutivo argentino dopo neanche sei mesi dall’elezione di Milei, dopo la cacciata a gennaio del ministro delle Infrastrutture Guillermo Ferraro, ma la lista dei funzionari licenziati è molto più lunga. L’addio del Capo di Gabinetto è significativo non solo per il ruolo, ma anche perché Milei era solito definirlo “un amico” di lunga data.

Mercoledì si era fatta notare stata notata l’assenza di Posse durante un evento pubblico di presentazione dell’ultimo libro di Milei, che il presidente ha trasformato in uno spettacolo in cui si è esibito sul palco con una band rock. Il giorno dopo, incalzato dai cronisti, il presidente aveva ammesso che stava ragionando su un rimpasto: “Quando si amministra ci sono delle pietre miliari, la prima pietra miliare di questo governo è l’esito delle Ley Bases (le “leggi di base” della deregulation di Milei in corso di approvazione al Congresso, tra le difficoltà), e dopo questa pietra miliare dobbiamo valutare i risultati. Non solo di Posse, ma di tutti i ministri”, aveva dichiarato in un’intervista a La Nación.

Con la partenza di Posse, è diventato ufficiale anche il licenziamento di Silvestre Sívori dal vertice dell’agenzia di intelligence argentina (che ricopriva dal 12 dicembre 2023), in quanto considerato un uomo molto vicino a Posse. Il quotidiano Clarín ha anticipato anche che l’esecutivo ha intenzione di creare un ministero per la supervisione dell’attuazione della Ley Bases di Milei, che i critici chiamano già “ministero della deregulation” e che dovrebbe essere presieduto da Federico Sturzenegger.