Intervistato al FattoQuotidiano.it, il chirurgo generale e docente di medicina estetica Raniero Facchini ha parlato della differenza tra la radiofrequenza medicale e quella estetica
Basta dare un’occhiata ai giornali di moda o navigare sui social per capire qual è il trattamento estetico di maggiore tendenza degli ultimi tempi. Il via lo ha dato Kim Kardashian che ha confessato di ricorrere a una tecnica il cui nome commerciale è Morpheus8, ormai diventata la più virale del momento, a tal punto da imperversare su TikTok e Instagram dove trovate numerosi contenuti e reel con protagoniste influencer e ragazze che si filmano mentre si fanno fare trattamenti e interventi con questa o altre tecnologie di medicina estetica. Tutti metodi basati su dispositivi di radiofrequenza, che evitano il bisturi e in genere pubblicizzati come innocui. C’è però da fare una fondamentale distinzione: ci sono la radiofrequenza medicale (come Morpheus8) e la radiofrequenza estetica. La prima può somministrarla un medico esperto in questo settore; mentre la radiofrequenza estetica è praticata all’interno di centri estetici avanzati.
Il parere dell’esperto
“La radiofrequenza medicale è una metodica sfruttata per ringiovanire i tessuti più superficiali del viso, donando alla pelle una maggiore elasticità e migliorando la texture cutanea”, spiega al FattoQuotidiano.it il dottor Raniero Facchini, chirurgo generale e docente di medicina estetica.
Che cosa bisogna considerare prima di sottoporsi a questo trattamento?
“È importantissima una valutazione preliminare da parte del medico per individuare il trattamento più idoneo, o la sinergia di metodiche diverse, in base alle caratteristiche del paziente. Questo aspetto spesso viene scavalcato dai pazienti, che sono attratti dalle numerose pubblicità e decidono di sottoporsi a trattamenti di medicina estetica considerati “alla moda”.
Ma in cosa consiste questa tecnologia?
“La tipologia di radiofrequenza (rf) che è tornata in auge nell’ultimo periodo è quella frazionata ad aghi, dove lo stimolo termico della rf è associato all’azione meccanica degli aghi. In medicina estetica un traumatismo e un effetto termico controllati sono alla base della stimolazione delle due principali proteine della nostra pelle, collagene ed elastina. Nel caso di Morpheus8 si esalta il fatto che gli aghi possano raggiungere una maggiore profondità rispetto a quella dei devices precedenti”.
Si possono verificare effetti indesiderati?
“Sulla superficie della cute possono verificarsi rossori dovuti a una reazione normale al calore; c’è il rischio che in alcuni pazienti si possano verificare cicatrici per un effetto riparativo non corretto dopo il traumatismo degli aghi. Inoltre, in rari casi, agendo più in profondità, si sono verificate sensibilità alterate e parestesie visto il coinvolgimento di muscoli e nervi”.
Quindi non è un trattamento esente da rischi come spesso viene presentato.
“Questa procedura presenta sicuramente dei rischi, come per esempio infiammazioni, infezioni, alterazioni della sensibilità locale, parestesie e, in determinati casi, perdite di volumi in modo disomogeneo. Ricordo anche che si tratta di una procedura molto dolorosa per la maggior parte dei pazienti, anche dopo l’applicazione di crema anestetica”.
Che cosa consiglia quindi per ottenere risultati estetici “liftanti” in modo sicuro?
“Per il trattamento dei tessuti più profondi sono molto più indicate altre metodiche, come per esempio quella che sfrutta gli ultrasuoni microfocalizzati che permette di raggiungere gli strati più profondi senza interessare quelli superficiali. In alternativa o in aggiunta esiste anche la possibilità di raggiungere tali profondità alla ricerca di un effetto liftante con un endolaser a fibre ottiche che convoglia calore alla profondità che scegliamo di trattare. E anche in questi casi i pazienti vanno selezionati: un paziente chirurgico deputato a un lifting rimane tale perché con queste metodiche si riesce a raggiungere un effetto ‘tightening’ della cute (permette alla pelle di riguadagnare elasticità) che va dai pochi millimetri a un massimo di 1 cm circa per emivolto, rispetto ai diversi centimetri che posso essere riguadagnati con l’intervento chirurgico vero e proprio dopo un cedimento cutaneo”.
Consiglia alle giovani di ricorrere a queste tecniche?
“A meno che non si tratti di pazienti con storia clinica passata di acne o altre condizioni dermatologiche che abbiano lasciato sulla pelle esiti cicatriziali, non lo consiglierei ai più giovani. In ogni caso, l’indicazione al trattamento deve essere valutata sempre dal medico professionista e non può giungere da pubblicità che, sfruttando il modello di bellezza di alcune celebrities, provoca aspettative irrealistiche tra i pazienti in tema di risultati e sicurezza”.