Calcio

Il pagellone della Serie A: dal 10 a Ranieri al 7 a Pairetto fino all’insufficienza grave del Napoli

10 “Errore tuo, a Falcao io je do dieci”. La battuta di Claudio Amendola in Vacanze di Natale (1983) restringe il campo a una sola persona, tra l’altro romano e romanista: Claudio Ranieri. La salvezza del Cagliari che in inverno sembrava già retrocesso, la signorilità della persona, l’addio al calcio – dei club – che ha emozionato l’Italia “pallonara” da Nord a Sud, l’affetto del popolo sardo: serve altro?

9 Il Bologna ha regalato una storia di calcio straordinaria, peccato il rilassamento delle due ultime giornate, a qualificazione Champions acquisita. Facile mettere in vetrina allenatore e giocatori, ma il vero asso della manica è Giovanni Sartori, direttore sportivo bravissimo e con l’occhio lungo. Una citazione: Maurizio Stirpe, presidente del Frosinone. Ha messo la faccia, come si dice in gergo, dopo una retrocessione dolorosissima e immeditata. Ha fatto autocritica e non ha infangato gli avversari: una magnifica lezione di stile e di sportività. S’impone però una domanda: perché la scelta Di Francesco e perché la fiducia sconfinata all’allenatore abruzzese quando la squadra, dopo un ottimo avvio, stava cedendo?

8 In ordine sparso: l’Inter (ha dominato il campionato), Atalanta (potrebbe chiudere al terzo posto), Thiago Motta, Simone Inzaghi, Lautaro Martinez (capocannoniere con 24 gol), Albert Gudmundsson, Riccardo Calafiori. Meritano, oltre all’8 in pagella, una citazione speciale due combattenti della vita: Marco Baroni e Davide Nicola. Il primo ha salvato un Verona demolito dal mercato invernale per salvare il salvabile nel bilancio, il secondo ha centrato la quarta permanenza in serie A da urlo dopo Crotone (2017), Torino (2021), Salerno (2022) e, ora, Empoli. Nicola, persona perbene, è il salvatore della patria: raschia anche il sottofondo del barile.

7 Anche qui, in ordine sparso: Genoa, Fiorentina, Verona, Thuram, Calhanoglu, Dimarco, Darmian (avete letto bene, Darmian). E anche qui due citazioni: Alberto Gilardino (esame di serie A da allenatore superato a pieni voti) e Stefano Pioli, sballottato sui media e mai protetto dal club. Lavorare nelle sue condizioni, un giorno da cacciare, l’altro da confermare, è stato difficilissimo. Va via da signore: una lezione di stile a Cardinale (quando i nomi rispecchiano le persone) e ai dirigenti rossoneri. Voto sette anche all’arbitro Pairetto, bravissimo nella gestione del malore accusato da N’Dicka in Udinese-Roma. Sette d’incoraggiamento per Scamacca, partito male a Bergamo, ma arrivato bene: Spalletti e l’Italia trepidano per lui.

6 Torino (Juric e i giocatori), Lecce, Monza. Sufficienza anche per Allegri: ha portato a casa un trofeo e alla fine del girone d’andata era secondo. Ha perso Fagioli e Pogba ai primi giri di pista, qualche acquisto (Weah) non ha funzionato. Il massacro mediatico di alcuni addetti ai lavori ha qualcosa di patologico che rende persino simpatico una vecchia lenza come Allegri.

5 Roma e Lazio hanno fatto flop: sesta e settima, niente Champions. La prima ha liquidato Mourinho, la seconda Sarri. La verità? La Roma ha una rosa di livello tecnico modesto, neppure il mago Silvan l’avrebbe portata in Champions. La Lazio è come il Torino: Lotito, come Cairo, non fa sognare. Lotito e Cairo, più il secondo del primo, hanno un portafoglio al posto del cuore. Insufficienti anche gli arbitri: in generale è stata un’annata deludente. Mancano soprattutto i ricambi e la gestione del VAR in alcuni casi è stata discutibile.

4 Di Francesco è riuscito a retrocedere nei minuti finali. Sfortunato, umanissimo nelle lacrime al termine della partita con l’Udinese, persona perbene, ma dal 2019 la carriera ha preso una pessima piega. Perché non provare a cambiare qualcosa? Perché quest’ostinazione zemaniana? Prendere gol sempre allo stesso molto e in ogni caso incassare 69 reti non è da persone sagge. Incaute anche le dichiarazioni autunnali, quando il Frosinone andava bene: i conti si fanno sempre alla fine. Il vento cambiò dopo il 3-4 di Cagliari: 3-0 al 70’, 3-4 risultato finale. Indietro tutta da quella domenica. Stesso voto per l’Udinese dei tre allenatori: due legni hanno evitato il ko a Frosinone e una retrocessione che sarebbe stata meritata. Quattro anche a Acerbi per la vicenda Juan Jesus: la giustizia sportiva lo ha assolto, ma la storiaccia rimane.

3 Sassuolo, Salernitana, Ballardini, Liverani: il voto dice già tutto.

2 Napoli: la difesa del titolo è stata penosa. Tre allenatori, decimo posto e le uscite sgangherate del presidente Aurelio Laurentiis che difetta in modo particolare di una qualità fondamentale per la convivenza civile: la buona educazione. Voto 2 anche al fango via social, agli urlatori che vogliono imporre il loro punto di vista, alla maggioranza dei presidenti testardi nel chiedere ristori al calcio dopo aver prodotto debiti spaventosi, ai violenti, ai tuffatori, agli scommettitori illegali e a tutti coloro che sporcano il calcio o cercano di farlo.