“Non ho nessun conto in sospeso con la giustizia e nessun processo in corso. Non si comprende dunque perché dovrei essere accusato di aver violato il Codice di autoregolamentazione”. Così Luigi Grillo, 81 anni, senatore per cinque legislature con Forza Italia e ora candidato al Parlamento europeo nella circoscrizione Nord-Ovest, reagisce alla notizia di essere stato inserito dalla Commissione antimafia nella lista dei cosiddetti “impresentabili”. Secondo Grillo, l’assenza di carichi pendenti basta per ritenersi immacolati dal punto di vista giudiziario (lasciando da parte l’opportunità politica). E poco importa che il suo casellario giudiziale immacolato non lo sia affatto: nel 2014 ha patteggiato una pena di due anni e otto mesi per associazione per delinquere, turbativa d’asta e corruzione al termine dell’inchiesta milanese sulla cosiddetta “cupola degli appalti” relativi alle gare per Expo 2015. Fu anche arrestato e il Tribunale del Riesame, nel confermare la misura cautelare ai domiciliari, sottolineò “l’altissimo livello dell’attività di turbativa degli appalti e corruttiva” che il politico era “in grado di porre in essere”, nonché la sua “altissima capacità manipolatoria”.

Lui però rivendica di essere stato riabilitato (come il suo defunto leader Silvio Berlusconi) e afferma che, in ogni caso, sulla sua integrità morale garantisce Forza Italia. “La lista che rappresento ha deciso di proporre la mia candidatura solo dopo aver eseguito scrupolose verifiche, ispirate dallo spirito di legalità posto alla base dell’attività politica, e non mi avrebbe scelto se fossero saltati fuori dubbi o sospetti”, assicura. “Quanto comunicato dalla presidente della Commissione è dunque inspiegabile“, conclude. “Per la legge infatti posso assumere qualsiasi tipo d’incarico, incluso quello di revisore dei conti, dal momento che sono un commercialista”. L’ex parlamentare probabilmente non sa che le cause di “impresentabilità” sono più ampie delle incompatibilità previste dalla legge e non includono solo le accuse pendenti, ma anche – e a maggior ragione – quelle definite con sentenza di condanna o di patteggiamento. Ma può stare tranquillo: il fatto essere “impresentabile” non impedisce a nessuna lista di candidarlo. Soprattutto in Italia.

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