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La Nato ci porta alla catastrofe. Fermiamola subito

Non passa giorno senza un ulteriore slittamento verso la Terza Guerra mondiale. Ora il Segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha fatto un’altra bella pensata o più probabilmente gli è stata insufflata da qualche membro dell’entourage di Biden, un’idea brillante che potrebbe conficcare l’ennesimo e forse decisivo chiodo sulla bara della pace, mettendo a rischio la civiltà europea e quella mondiale. Si tratta dellautorizzazione all’Ucraina a colpire il territorio russo cogli armamenti forniti dai Paesi Nato. E’ cosa che avviene da tempo, ma la dichiarazione di Stoltenberg assume carattere di evidente ostilità e rende i Paesi Nato cobelligeranti a tutti gli effetti, spalancando le porte alla guerra mondiale.

È certo che in tal modo Stoltenberg ha travalicato ogni competenza attribuitagli dal Trattato istitutivo della Nato, rendendosi colpevole di un’usurpazione di potere tale da valergli, in un normale contesto istituzionale, accuse di alto tradimento e attentato alla Costituzione. Di fronte a un evento di tale catastrofica potenzialità, appaiono tutto sommato blande le reazioni del mondo politico italiano, nonostante l’effetto del clima pre-elettorale che porta perfino Salvini a dichiararsi pacifista e contrario alle folli esternazioni dello Stranamore norvegese.

Si è persino dissociata, sia pure blandamente, Giorgia Meloni che occupa, per i suoi indiscussi meriti di fedeltà atlantista e la disgrazia nostra e delle generazioni future, il massimo cadreghino della provincia imperiale a sovranità estremamente limitata che ancora siamo soliti chiamare Italia e che chissà se e come chiameremo quando, anche grazie ai suoi sforzi indefessi e dei guerrafondai vari, tra i quali spiccano quelli del Pd che esercitano l’autentica egemonia sul partito. Speriamo davvero che la letale Giorgia non nutra nel suo cuoricino l’ambizione malsana di emulare e magari anche superare Benito Mussolini, il quale trascinò il nostro Paese in una guerra disastrosa, molto meno peraltro di quello che lo sarebbe una combattuta oggi. Fatto sta che, fra le stomachevoli ipocrisie di Tajani e Crosetto e l’insopportabile atlantismo di Guerini e Della Vedova, l’Italia scivola verso il conflitto, mentre continua a fornire all’Ucraina armamenti micidiali come gli Storm Shadows e continua ad alimentare la macchina genocida israeliana, astenendosi metodicamente e scrupolosamente da ogni iniziativa in grado di salvaguardare la pace e la sicurezza internazionali oggi gravemente minacciate e contravvenendo pertanto in modo sistematico all’art. 11 della Costituzione (mentre ovviamente tacciono anche i giuristi prêt à porter come Giuliano Amato che a suo tempo inventarono fantasiose quanto infondate costruzioni teoriche per giustificare l’invio delle armi all’Ucraina).

La pazzesca voglia di rivincita che anima le élite occidentali nel momento della crisi crescente del loro secolare dominio sul mondo costituisce il principale pericolo per la pace mondiale. Essa assume caratteri parossistici nel caso ucraino dato che l’imminente avvento al potere di Donald Trump, sempre più probabile, segnerebbe presumibilmente un netto cambiamento di atteggiamento della principale potenza mondiale (e quindi anche dei suoi satelliti, tra i quali l’Italia) al riguardo. Ma è evidente anche nel caso della Palestina dove sono sempre più evidenti sono le incrinature nel campo occidentale e cresce a vista d’occhio l’indignazione del mondo intero per la protervia cola quale il governo israeliano ribadisce il suo disprezzo per diritto e la giustizia, beffandosi oscenamente di quanto stabilito dalla Corte internazionale di giustizia e ora anche della Corte penale internazionale, determinando anche qui le ridicole contorsioni del nostro governo di marionette “occidentali”.

È nostro preciso dovere reagire in modo determinato ed organizzato alla svendita della sovranità nazionale italiana da cui risultano rischi enormi per la nostra vita e la nostra sicurezza. Dobbiamo farlo mettendo la pace al centro di ogni confronto ed organizzando una campagna di disobbedienza, dissociazione e boicottaggio delle scelte di guerra che deve trovare la sua espressione politica anche in manifestazioni come quella del primo giugno e nel voto per le forze che effettivamente perseguono l’obiettivo della pace, che risulta oggi del tutto inseparabile da quello del rifiuto della Nato e delle politiche imperialiste, fonte inesauribile di soprusi, guerra e distruzione.