“Siamo molto lieti e grati del riconoscimento dello Stato di Palestina da parte di Spagna, Irlanda e Norvegia. E ringraziamo anche tutti gli altri Stati che vorranno riconoscere la Palestina nelle prossime settimane. Questo è assolutamente un passo importante verso la pace ed è in linea col diritto internazionale e le risoluzioni dell’Onu“. Sono le parole pronunciate ai microfoni di Uno, Nessuno, 100Milan (Radio24) dall’ambasciatrice di Palestina in Italia, Abeer Odeh, intervistata in esclusiva da Alessandro Milan e tradotta da Andrew Spannaus.
L’ex ministra dell’Economia nell’Autorità Palestinese auspica che anche l’Italia segua l’esempio di Irlanda, Norvegia, Spagna, aggiungendosi quindi ai 9 paesi della Ue e ai 142 Stati rappresentati dall’Onu che riconoscono formalmente la Palestina.

Spero che l’Italia – sottolinea l’ambasciatrice – possa riconsiderare la sua posizione. Devo dire però che l’Italia svolge un ruolo importante, ha la presidenza del G7: ha richiesto il cessate il fuoco e l’assistenza umanitaria è in agenda del Gruppo dei Sette. Questo è un segno molto positivo nel lavoro verso la pace. Credo che per il governo italiano sia il momento giusto per riconoscere lo Stato di Palestina – spiega – perché riafferma il diritto dei palestinesi all’autodeterminazione. Noi crediamo nella pace, la questione è come ci si arriva. L’obiettivo è la realizzazione della soluzione dei due popoli e dei due Stati, poi si potrà convocare una conferenza di pace e andare veramente in questa direzione”.

Circa l’istruttoria aperta lo scorso 26 gennaio dalla Corte Internazionale di Giustizia sul reato di genocidio a carico di Israele e sul mandato di cattura internazionale richiesto dal procuratore capo della Corte Penale Internazionale, Karim Khan, nei confronti del premier israeliano Benjamin Netanyahu e dei tre leader di Hamas, Abeer Odeh sottolinea: “Rispettiamo i due tribunali ma non possiamo interferire nelle loro decisioni. Noi diciamo che quello commesso da Israele è un genocidio inaccettabile: come possiamo definire il costringere milioni di persone a lasciare le loro case e l’aver ucciso più di 36mila persone? Genocidio o pulizia etnica. Israele pensa di essere al di sopra di tutti e non rispetta il diritto internazionale“.

E sulla posizione degli Usa la diplomatica è tranchant: “Gli Stati Uniti dovrebbero smetterla di garantire l’impunità a Israele, non è la cosa giusta. Capisco che siano amici di Israele ma gli amici devono consigliare e solo gli Usa possono porre dei limiti agli israeliani. Tutto il mondo riconosce quello che sta succedendo. E ringraziamo gli studenti universitari americani e italiani che protestano per la Palestina. È molto importante tutto questo al fine di spingere per la fine dell’occupazione israeliana”.

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