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Per l’Antimafia sette “impresentabili” alle Europee: tre di Forza Italia, due FdI, un dem e una renziana. “Dalla Dna venti segnalazioni”

La presidente della Commissione Chiara Colosimo ha riferito l'esito dei controlli svolti con l'ausilio della Dna. Nelle liste del partito berlusconiano i nomi individuati sono quelli di Angelo Antonio D’Agostino, Marco Falcone e Luigi Grillo, per i meloniani Alberico Gambino e Giuseppe Milazzo, per i dem Antonio Mazzeo e per la lista Stati uniti d'Europa Filomena Greco

Sono sette i cosiddetti “impresentabili” in corsa alle elezioni europee dell’8 e il 9 giugno, cioè i candidati che violano il Codice di autoregolamentazione stilato dalla Commissione parlamentare Antimafia, una dichiarazione d’impegni senza valore vincolante per i partiti. Ad annunciarlo martedì è stata la presidente dell’organo, la deputata di Fratelli d’Italia Chiara Colosimo, che ha riferito l’esito dei controlli svolti con l’ausilio della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo (Dna). I nominativi scrutinati sono stati 817: la Dna, riferisce Colosimo, “ha evidenziato un esito positivo” per venti di loro, dopodiché, “all’esito delle verifiche svolte dalla Commissione”, sette candidature sono state ritenute contrarie alle prescrizioni del Codice. Tre dei nomi individuati compaiono nelle liste di Forza Italia-Noi moderati: si tratta di Angelo Antonio D’Agostino (candidato nella circoscrizione Sud), Marco Falcone (circoscrizione Isole) e Luigi Grillo (circoscrizione Nord-Ovest). Due gli “impresentabili” di Fratelli d’Italia: Alberico Gambino (Sud) e Giuseppe Milazzo (Isole). Uno ciascuno, invece, per il Pd e la lista Stati uniti d’Europa, che riunisce Italia viva e +Europa: il nome “attenzionato” per i dem è quello di Antonio Mazzeo (Centro), per i centristi Filomena Greco (Sud).

Angelo Antonio D’Agostino (Forza Italia) – Imprenditore edile e presidente dell’Avellino calcio, ex deputato e sindaco di Montefalcone, è responsabile Innovazione e sviluppo del partito azzurro. Secondo quanto riferito da Colosimo, è a processo a Roma per corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio (prossima udienza 26 giugno). La candidatura viola pertanto l’articolo 1, comma 1, lettera b) del codice di autoregolamentazione.

Marco Falcone (Forza Italia) – Avvocato, deputato all’Assemblea regionale dal 2008 e re delle preferenze nel Catanese, è assessore all’Economia della Regione siciliana nella giunta di Renato Schifani (dopo esserlo stato alle Infrastrutture con Nello Musumeci). È stato rinviato a giudizio a luglio 2023 davanti al Tribunale di Palermo per induzione indebita a dare o promettere utilità (prossima udienza 26 settembre) ed era già a processo a Catania per tentata concussione (rinvio a giudizio risalente a dicembre 2020, prossima udienza 28 maggio). La candidatura viola pertanto l’articolo 1, comma 1, lettera b) del codice di autoregolamentazione.

Alberico Gambino (Fratelli d’Italia) – Ex sindaco di Pagani (Salerno), coordinatore provinciale di FdI e membro dello staff del viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli. A ottobre 2019 il Tribunale di Nocera inferiore lo ha dichiarato decaduto dalla carica di sindaco, “essendo divenuta definitiva la sentenza che ha sancito la temporanea incandidabilità di Gambino quale amministratore che ha dato causa allo scioglimento del Consiglio comunale di Pagani” nel 2011. La candidatura viola pertanto l’articolo 1, comma 2, lettera c) del codice di autoregolamentazione.

Filomena Greco (Stati uniti d’Europa) – Imprenditrice di area renziana, sindaca di Cariati (Cosenza) dal 2016 al 2018 e ancora dal 2018 al 2023, è a processo a Castrovillari per turbativa d’asta (prossima udienza 21 giugno), a seguito di un’inchiesta sugli appalti comunali nel settore dei rifiuti. La candidatura viola pertanto l’articolo 1, comma 1, lettera b) del codice di autoregolamentazione. “Piena fiducia nella candidata Filomena Greco che risulta ancora coinvolta in un procedimento penale di primo grado solo perché ha rinunciato di propria iniziativa alla prescrizione essendo evidente la sua totale e completa innocenza”, fa sapere l’ufficio stampa di Italia viva.

Luigi Grillo (Forza Italia) – A lungo senatore azzurro, già sottosegretario a palazzo Chigi nel primo governo Berlusconi. Nel 2014 ha patteggiato una pena di due anni e otto mesi per associazione per delinquere, turbativa d’asta e corruzione al termine dell’inchiesta milanese sulla “cupola degli appalti” relativi alle gare per Expo 2015: fu anche arrestato e il Tribunale del Riesame, nel confermare la custodia cautelare in carcere, sottolineò “l’altissimo livello dell’attività di turbativa degli appalti e corruttiva” che il politico era “in grado di porre in essere”, nonché la sua “altissima capacità manipolatoria”. “Non ho nessun conto in sospeso con la giustizia e nessun processo in corso. Non si comprende dunque perché dovrei essere accusato di aver violato il Codice di autoregolamentazione”, sostiene Grillo, forse non sapendo che il Codice non comprende tra le cause di “impresentabilità” solo i processi pendenti, ma anche – e a maggior ragione – quelli definiti con sentenza di condanna o di patteggiamento.

Antonio Mazzeo (Partito democratico) – Presidente del Consiglio regionale della Toscana, è a processo a Roma (insieme all’ex governatore sardo Renato Soru) per bancarotta fraudolenta per il fallimento del quotidiano l’Unità, di cui è stato consigliere d’amministrazione tra il 2012 e il 2013. Il rinvio a giudizio risale al 5 settembre 2022, la prossima udienza è in programma per il 4 luglio. La sua candidatura viola pertanto l’articolo 1, comma 1, lettera o) del codice di autoregolamentazione.

Giuseppe Milazzo (Fratelli d’Italia) – Europarlamentare uscente del partito di Giorgia Meloni, ex capogruppo di Forza Italia all’Assemblea regionale siciliana, è a processo a Palermo per tentata concussione (rinvio a giudizio 22 dicembre 2020, prossima udienza 26 settembre). La candidatura viola pertanto l’articolo 1, comma 1, lettera b) del codice di autoregolamentazione. Tra gli assistenti di Milazzo al Parlamento europeo, peraltro, c’è Carmelo Frisenna, condannato in via definitiva nel 2016 a cinque anni per mafia.