Otto rintocchi di campana e una folla in silenzio scoppiata in un lungo applauso. Così, alle 10:12 in punto, Brescia ha ricordato le otto vittime della strage di piazza della Loggia a cinquant’anni dal 28 maggio 1974, quando una bomba nascosta in un cestino portarifiuti fu fatta esplodere dai militanti neofascisti di Ordine nuovo durante una manifestazione contro il terrorismo nero. Sul luogo dell’attentato ha scelto di essere presente anche il capo dello Stato Sergio Mattarella, che ha omaggiato le vittime con una corona di fiori deposta davanti alla stele in loro memoria. Al suo arrivo – accompagnato da un altro sentito applauso – alcuni dei manifestanti hanno scandito il coro “Contro il fascismo e la violenza, ora e sempre Resistenza”. Subito dopo il presidente della Repubblica si è recato al Teatro Grande per la commemorazione ufficiale: con la strage, ha ricordato, “il terrorismo nero decise di alzare il livello di azione criminale. L’intento degli attentatori era chiaro: punire e terrorizzare chi manifestava contro il neofascismo e in favore della democrazia”. Mattarella ha ripetuto i nomi delle otto vittime, “tre donne e cinque uomini, giovani, meno giovani e anziani, vite interrotte da quel gesto infame”.
Per la bomba di Brescia sono stati condannati in via definitiva gli ex ordinovisti Maurizio Tramonte, Carlo Digilio, Marcello Soffiati e Carlo Maria Maggi, mentre altri due, Marco Toffaloni e Roberto Zorzi, sono stati rinviati a giudizio di recente. Nonostante ciò, nelle dichiarazioni “istituzionali” degli esponenti della maggioranza e del governo le parole “neofascisti” e “neofascismo” non compaiono mai. Piazza della Loggia “ancora oggi rappresenta una profonda ferita della storia della nostra Repubblica. Ma il popolo italiano reagì con forza e coraggio al tentativo di destabilizzare la democrazia”, afferma ad esempio il presidente del Senato Ignazio La Russa, senza ulteriori specificazioni. Allo stesso modo, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ricorda “la ferocia e la violenza dell’ignobile disegno eversivo una strategia del terrore a cui l’Italia seppe rispondere unita, stringendosi nella difesa dei valori di libertà e giustizia su cui si fonda la nostra Repubblica”.
Anche il vicepremier Antonio Tajani parla di “anni bui segnati dal terrorismo, pagine di storia che abbiamo il dovere di ricordare. Per la democrazia e contro ogni forma di eversione“, senza specificare però di che tipo di eversione si sia trattato. Il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Tommaso Foti, addirittura, incoraggia “la ricerca incessante di verità e giustizia per quei sanguinosi fatti”, come se non fossero già state pronunciate sentenze definitive. Chi invece usa parole chiare è il segretario della Cgil Maurizio Landini: “Era una strage fascista e politica che voleva colpire la democrazia, il lavoro e il Paese. Quella risposta antifascista non è durata un momento, quella risposta civile e antidemocratica è un bene prezioso per il nostro Paese. Ringrazio tutti coloro che non hanno creduto ai depistaggi e alle balle che hanno raccontato. Si è dovuto fare i conti con un disegno eversivo e fascista. Grazie alla lotta e al movimento dei lavoratori è stato sconfitto”.
A sottolineare gli imbarazzi della destra rispetto alle stragi nere è anche il presidente dell’Anpi (l’associazione dei partigiani) Gianfranco Pagliarulo, che ricorda il ruolo del Movimento sociale italiano (Msi), il partito di ispirazione neofascista di cui è erede Fratelli d’Italia: “La Cassazione nel 2017 ha confermato in via definitiva la sentenza della Corte d’Appello di Milano che condannava all’ergastolo per la strage di piazza della Loggia Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte. Entrambi di Ordine Nuovo, entrambi con un passato nel Msi. In tanti casi il Msi fu una sorta di porta girevole da cui entravano e uscivano esecutori e responsabili delle stragi, picchiatori e squadristi. Esattamente il contrario di ciò che ripetutamente ha affermato Giorgia Meloni, che ha definito il Msi “un partito della destra democratica”, che ha traghettato “verso la democrazia milioni di italiani”, “che ha avuto un ruolo molto importante nel combattere la violenza politica”. Giorgia Meloni ha semplicemente rimosso la verità storica“, attacca.