Negoziati per porre fine alla guerra in Ucraina? “Non è ancora il momento giusto“. Parola del presidente francese Emmanuel Macron che si schiera anche a favore dell’idea del segretario della Nato, Jens Stoltenberg, per autorizzare l’Ucraina ad attaccare “in Russia”. Dichiarazioni che arrivano proprio mentre le varie cancellerie occidentali hanno mostrato di essere divise sul dare il via libera a Kiev di attaccare il territorio russo con armi della Nato: mentre Paesi come Germania, Italia, Belgio confermano la loro contrarietà, Josep Borrell ha annunciato di essere favorevole. Anche gli Usa – tramite il portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale Usa, John Kirby – hanno fatto sapere che “non c’è un cambiamento” di politica e “non incoraggiamo, né rendiamo possibile l’uso delle armi fornite dagli Stati Uniti per colpire all’interno della Russia”. Le parole di Macron arrivano, tra l’altro, poco dopo le minacce di Putin che ha anche fatto allusioni a una potenziale demenza di Stoltenberg.

Le dichiarazioni di Macron – “C’è una conferenza in Svizzera sulla pace. Non è possibile una pace senza trattative. Ci sono anche falsi pacifisti. Putin potrebbe essere anche lui per la pace ma viene imposta solo con la violenza. E invece per noi si può avere la pace soltanto con il rispetto del diritto internazionale”, ha detto Emmanuel Macron a Meseberg. “Noi siamo per le trattative e per il fatto che tutte e due le parti siano disposte a negoziare e ci siano le condizioni per farlo. Non è ancora il momento giusto. Ma con il nostro contributo nel sostenere l’Ucraina faremo in modo che si possano difendere e che possano alla fine negoziare“. Macron, in una conferenza stampa congiunta con il cancelliere tedesco Olaf Scholz a Meseberg, ha detto anche di ritenere che l’Ucraina debba poter essere autorizzata ad attaccare “in Russia” le postazioni da cui viene attaccata: “Dovrebbe essere possibile colpire questi luoghi in modo circoscritto. E non credo che questo porti una escalation”, ha aggiunto il presidente francese.

La replica di Mosca – Chiamata in causa dalle dichiarazioni di alcuni leader del consiglio di Difesa europeo di martedì, Mosca ha risposto con durezza alle posizioni più oltranziste espresse in ambito Nato. Lo fa con il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov: “La situazione sta peggiorando e il rabbioso fervore militare degli occidentali comincia a dominare”. Peskov, parlando con il giornale Izvestia, aggiunge anche, che “il comandante supremo”, ossia il presidente russo Vladimir Putin, sta “adottando contromisure adeguate” contro possibili attacchi missilistici ucraini in profondità nel territorio russo, con armi fornite dall’occidente.

Putin: “Truppe occidentali in Ucraina avvicinano guerra globale” – Il presidente russo è stato molto più netto, a margine di una visita in Uzbekistan. Putin ha alluso a una potenziale demenza di Stoltenberg (“Lo ricordo quando era primo ministro norvegese e ancora non era affetto da demenza”, ha dichiarato) e poi indirizza una minaccia chiara alla Nato: “Deve capire con cosa sta giocando”. Per il capo del Cremlino, inoltre istruttori occidentali “sono già sul terreno ucraino sotto le spoglie di mercenari”, ma la Russia farà “ciò che ritiene opportuno, indipendentemente da chi si trova sul territorio dell’Ucraina”. Putin ha anche avvertito che l’uso di missili occidentali per colpire in profondità il territorio russo porterà “serie conseguenze“, aggiungendo che tali missili sarebbero comunque guidati da personale della Nato, perché per il loro impiego sono necessarie “informazioni di intelligence satellitari” di cui solo l’Alleanza dispone. I Paesi europei, specie quelli “con un piccolo territorio e un’alta densità di popolazione” devono capire cosa rischiano “prima di parlare di attacchi nel profondo del territorio russo”, ha aggiunto il presidente russo. L’invio di soldati occidentali in Ucraina rappresenterebbe un’escalation e “un altro passo” verso il “conflitto in Europa e globale”, ha detto Putin. “Vogliono fare così? Possono andare e auguriamo loro buona fortuna”, ha detto ancora.

Le parole di Borrell e Stoltenberg – “Così la situazione è asimmetrica, il rischio di escalation va bilanciato con il diritto alla difesa di Kiev”. In mattinata Josep Borrell si era schierato dalla parte di quei leader che, come Jens Stoltenberg, pensano sia opportuno cadere le restrizioni sull’uso delle armi occidentali fornite all’Ucraina. Ma sul tema restano le divisioni tra gli alleati, con Italia e Belgio che oggi confermano la loro contrarietà a sconfinamenti con artiglieria fornita dalla Nato. “Secondo la legge della guerra, non c’è contraddizione, nel combattere contro chi mi combatte. Va considerato il rischio di escalation ma va bilanciato il rischio di escalation con la necessità degli ucraini di difendersi. Così è una situazione asimmetrica, con gli attacchi a Kiev che arrivano dal territorio russo”, ha detto l’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera in una conferenza stampa prima del Consiglio di Difesa europeo di martedì. “Alcuni paesi Ue fino a poche settimane fa erano contrari a permettere all’Ucraina di usare le armi occidentali per colpire obiettivi militari in Russia” ma adesso “hanno accettato di modificare questa limitazione”, ha aggiunto Borrell al termine del Consiglio Difesa. “È chiaro che questa posizione è legittima sulla base del diritto internazionale ma è una decisione individuale dei paesi Ue, nessuno forzerà questa decisione a livello europeo”, ha aggiunto.

Al summit dei ministri della Difesa è intervenuto anche il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, che proprio la scorsa settimana aveva lanciato l’idea di rimuovere le restrizioni sugli armamenti forniti all’Ucraina per rispondere all’ondata di attacchi della Russia sul nuovo fronte aperto a nord-est, in direzione di Kharkiv. “Dobbiamo ricordare che questa è una guerra di aggressione e l’Ucraina, secondo il diritto internazionale, ha il diritto all’autodifesa. E il diritto all’autodifesa include anche colpire obiettivi al di fuori dell’Ucraina, obiettivi militari legittimi all’interno della Russia”, ha detto Stoltenberg. “Sarà molto duro e difficile per gli ucraini difendersi, se non riescono a colpire obiettivi militari proprio dall’altra parte del confine”.

Disaccordo nella Nato – L’uso di armi occidentali contro obiettivi russi, tuttavia, non trova unanimità tra gli Alleati. Ieri sono emersi i dubbi della Germania di Olaf Scholz, oltre che la contrarietà italiana e di altri Stati europei. Il cancelliere tedesco lo ha ribadito oggi nella conferenza stampa congiunta con Macron a Mesenberg, sostenendo che l’uso dei missili forniti dall’Occidente all’Ucraina deve continuare ad avvenire “nel quadro del diritto internazionale”, cosa che “finora ha funzionato bene”. Lo stesso segretario Nato, prima della fuga in avanti odierna, aveva dovuto parzialmente ritrattare ammettendo che la decisione sulle restrizioni compete ai singoli Stati. Anche gli Stati Uniti non hanno modificato ancora la loro posizione ufficiale, che vieta l’uso delle armi fornite a Kiev per colpire obiettivi in Russia. Al contrario, il Regno Unito ha già eliminato i vincoli sulle sue forniture. Domenica il ministro della Difesa svedese Pal Jonson ha dichiarato che la Svezia sostiene il diritto dell’Ucraina di “difendersi colpendo il territorio russo”, purché tali operazioni siano “conformi alle leggi internazionali”.

Lunedì l’Assemblea parlamentare della Nato, organo di raccordo tra Stati membri e Alleanza, ha adottato una dichiarazione in cui chiede di sostenere il “diritto internazionale” dell’Ucraina a difendersi, eliminando “alcune restrizioni” sull’uso da parte dell’Ucraina delle armi occidentali per colpire il territorio russo. La dichiarazione chiede anche agli Stati membri di accelerare le consegne di armi a Kiev. Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha segnato una netta frenata: “La posizione di Borrell non è la nostra”, ha detto commentando le parole dell’alto rappresentante Ue per la politica estera. “Non invieremo militari italiani a combattere, non autorizziamo l’uso di materiale militare italiano fuori dai confini dell’Ucraina – ha aggiunto –. Questo è negli accordi con l’Ucraina”. La stessa contrarietà è stata espressa dal premier belga Alexander De Croo, che ha ricevuto a Bruxelles il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Il fallimento dei negoziati – Sullo sfondo c’è l’ennesimo tentativo fallito sui negoziati di pace. La Russia non è stata invitata al summit che si aprirà in Svizzera a metà giugno, com’è noto, tanto che Mosca ha già chiarito di non considerarla una sede legittima per fare passi avanti nelle trattative per un cessate il fuoco. Martedì però il portavoce del Cremlino ha smentito anche l’idea di una conferenza sull’Ucraina in Arabia Saudita, dove si intendeva includere anche la Federazione russa.

Le consegne di armi europee a rilento – “La situazione sul campo di battaglia in Ucraina sta raggiungendo una fase critica. Questo rende i nostri aiuti militari ancora più cruciali, possono fare la differenza”, dice il capo della diplomazia dell’Unione europea, che però ammette le difficoltà le difficoltà che ci impediscono di mobilitare più velocemente le risorse del fondo dell’European Peace Facility. “Abbiamo 7 testi giuridici che attendono l’approvazione, per mobilitare tra 6,7 e 6,9 mld di euro, a parte le risorse rivenienti dagli asset russi immobilizzati”, ha affermato Borrell. “Abbiamo i soldi, questa è la cosa triste, ma aspettiamo ancora decisioni per attuare il fondo di assistenza all’Ucraina”.

Da qui alla fine di giugno l’iniziativa ceca sulle munizioni dovrebbe consegnare all’Ucraina circa 80 mila munizioni, meno del previsto. “Tutto va più lentamente di quanto sperato, annunciamo grandi numeri e tempi brevi ma poi non è così, e forse anche i russi ci hanno messo del loro per rallentare le consegne”, ha detto Borrell. Alla vigilia dell’incontro dei ministri della Difesa Ue si era puntato il dito contro l’Ungheria di Viktor Orban, sempre recalcitrante ad approvare altri invii militari a Kiev e contraria ad applicare sanzioni a Mosca. Borrell martedì ha spiegato che le preoccupazioni messe avanti da Budapest non riguardano i temi della difesa ma hanno carattere nazionale, come quello della minoranza magiara. “Hanno il diritto a queste preoccupazioni ma ci deve essere una certa proporzionalità tra le preoccupazioni per temi nazionali e le conseguenze che possono portare”, ha detto Borrell.

Il Belgio invierà F-16, i Paesi Bassi cercano altri Patriot – Il presidente ucraino ha incontrato martedì a Bruxelles il primo ministro belga De Croo, dopo aver concluso lunedì la visita in Spagna e Portogallo. Ma il Belgio ha specificato che gli F-16 dovranno essere utilizzati “all’interno del territorio ucraino”, come tutte le altre armi incluse nell’accordo. I due capi di governo hanno siglato un accordo bilaterale di dieci anni per la sicurezza. “Il documento include almeno 977 milioni di euro di aiuti militari belgi all’Ucraina per quest’anno – ha scritto Zelensky sui social –. Per la prima volta, un accordo di questo tipo specifica il numero esatto di caccia F-16, 30, che saranno consegnati all’Ucraina fino al 2028”. La prima consegna è prevista entro la fine del 2024. L’accordo prevede anche l’invio di blindati e addestratori militari, oltre che la cooperazione industriale e di intelligence. Al 30 aprile 2024, il Belgio ha fornito all’Ucraina un totale oltre un miliardo di euro in assistenza, di cui 898 milioni di euro in sostegno militare, a cui ora si aggiungono i 977 milioni in dieci anni concordati martedì.

I Paesi Bassi intendono presentare oggi ai colleghi della Difesa dei 27 una proposta per assemblare rapidamente un sistema di difesa aerea Patriot in collaborazione con altri partner, per velocizzare le consegne dei sistemi di difesa aerea chiesti insistentemente dal presidente ucraino da Zelensky, perché fondamentali per intercettare i missili russi che piovono in quantità sulle città ucraine. La proposta verrà lanciata nel corso del Consiglio Difesa, l’Olanda contribuirà con componenti e parti di base provenienti dalle loro scorte e invitano i Paesi europei ad aggiungere componenti

Il caso degli addestratori francesi in Ucraina – Proprio sugli addestratori è scoppiato ieri un caso con la Francia. Dopo la fuga di notizie di ieri, il ministero della Difesa di Kiev ha voluto chiarire che le trattative sono ancora in corso “con la Francia e con altri Paesi”, ma che la “decisione appropriata” non è stata ancora deliberata. Lo Stato maggiore ucraino ha chiarito di aver “espresso interesse alla prospettiva di ricevere istruttori stranieri” a febbraio 2024.

Stoltenberg “frena sulle truppe a Kiev” – Tutto ciò mentre il ministro degli Esteri polacco torna a parlare dell’eventualità di inviare soldati della Nato in Ucraina: “Non dovremmo escluderlo. Dovremmo lasciare Putin col fiato sospeso sulle nostre intenzioni”, ha affermato Radoslaw Sikorski, in un’intervista al quotidiano italiano Repubblica. Stoltenberg oggi ha ribadito “non abbiamo piani di inviare soldati Nato in Ucraina o di coinvolgere le truppe nei combattimenti”, parlando con la stampa a margine del Consiglio Affari Difesa a Bruxelles.

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