“Un bacio tenero per dir la verità, che va bene fra due uomini, due donne, tra due ultrà”. Così canta Arisa nel suo nuovo singolo Baciami stupido uscito lo scorso 10 maggio per Nigiri/Columbia/Sony Music Italy. Un brano dalle sonorità estive che vuole celebrare l’amore universale in qualsiasi forma e segna il suo ritorno in una major dopo l’esperienza da indipendente del progetto precedente. A FQMagazine la cantante, che nell’ultimo anno ha consolidato la propria presenza in tv come giudice di The Voice nelle sue diverse declinazioni (Kids, Senior, Generation, ndr), parla di questo nuovo capitolo senza nascondere ambizioni e sogni, malgrado ravvisi ancora diversi ostacoli sulla propria strada.
Con Baciami stupido torna a un pop più leggero e scanzonato dopo gli esperimenti degli ultimi anni.
Baciami Stupido è un brano molto energico e trasversale dedicato a tutto il pubblico, sia a quello che mi segue in tv che a quello che mi segue solo per la musica. È un’onda meccanica che spera di propagarsi in lungo e in largo per anticipare la vera esplosione che avverrà, incrociando tutte le dita che ho, nel corso dei mesi futuri, ricostruendo pian piano su altre fondamenta. Siamo al primo gradino, quello che saluta l’estate, le piazze, le spiagge.
È un mood che riflette anche il momento che sta vivendo?
Il bello delle canzoni è che sono delle narrazioni più o meno fantastiche, delle digressioni sulla realtà, quindi non necessariamente riflettono un momento in particolare. Il tema è giocoso, racconta l’eterno inseguirsi tra due amanti, ma sfiora pure temi più importanti come quello del consenso. Anche in una canzone leggera possono esserci messaggi profondi, basta saperli ascoltare.
Il brano segna il suo ritorno in una major. Che bilancio fa della parentesi da indipendente?
La mia esperienza da indipendente mi ha dato la possibilità di “sfogare”, come si dice dalle mie parti. Ho espresso una parte di me che esiste ma è difficile da far digerire a chi ha un’immagine di Arisa unidirezionale: da indipendente ci ho messo tutto. Con Ero romantica, disco del 2021, ho dato voce alla mia parte erotica e romantica senza freni, ma comunque non ho raggiunto la piena felicità. È difficile da soli guadagnare i soldi da investire, gestire il team. Mi sono resa conto ben presto che ho bisogno di una mano e quindi sono tornata all’ovile. Ma non lo considero un fallimento. Una mia collega mi ha detto che “il futuro è lungo”. Adesso so molte cose in più sul mio lavoro.
Il bacio, non suo, che l’ha fatta sognare?
Il primo bacio che ho visto in tv, avevo tre anni, tra Nino D’Angelo e Roberta Olivieri nel film Popcorn e Patatine. Se non l’avete visto v’invito a rimediare. Mi ha fatto volare.
Nel singolo canta: “Un bacio fa miracoli”. Chi farebbe baciare in questo momento?
Mi piacerebbe che un giorno non troppo lontano Giorgia Meloni e Alessandro Zan si dessero un bel bacio, lungo, con la lingua, in segno di pace e alleanza.
Sui social nel presentare il tour estivo ha scritto: “Dalle piazze ai teatri e ad altri sogni che spero di realizzare”: ci sono palchi che ancora sogna di calcare?
Sì, tanti. San Siro per esempio è uno dei miei sogni da sempre. E anche all’estero mi piacerebbe far conoscere la mia musica ma è un percorso ancora lungo e troppo pieno di ostacoli, ci vogliono dei partner forti, visionari e coraggiosi ancora non pervenuti sulla mia strada. Sono impegnati su altro. Spero che si sveglino prima dei miei 90 anni.
Dopo questi ultimi mesi di presenza in Rai con The Voice punta dritta a Sanremo?
Io punto sempre a Sanremo, in questo periodo storico in Italia è l’unica cosa che può cambiare il percorso di un artista, legittimare l’amore del pubblico e accendere davvero dei riflettori con una luce più forte, accecante. Spero che prima o poi si dia totale potere al pubblico di decidere che cosa vuole ascoltare, perché è l’unico sovrano, io canto per Lui. È tutto per me.
Tra i commenti più ricorrenti dei suoi fan c’è quello secondo cui sarebbe un’artista sottovalutata: si sente anche lei così?
Sì, penso che quei commenti si riferiscano al fatto che io per prima a volte mi sono sentita sottovalutata dagli addetti ai lavori. Non sto puntando il dito, ma ci sono stati tanti errori, spesso da entrambe le parti. Il mio è un lavoro difficile, a volte occorrerebbe anticipare il mercato anziché seguirlo, ma trovare la strada giusta è molto complesso, che sia un artista a decidere, o l’industria, o le radio. Inoltre questo lavoro è fatto di enormi pressioni, è tutto costantemente sotto osservazione, tanto che l’ansia spesso decide per noi. Ma poi arriva il momento in cui sei con il tuo pubblico, e tutto torna ad avere un senso.