Era stato tra i nemici più acerrimi del salario minimo a 9 euro l’ora. Adesso sarà retribuito con 240mila l’anno. Tra poco Renato Brunetta non dovrà più tirare la cinghia. Per l’ex ministro, nominato poco più di un anno fa presidente del Cnel, è in arrivo infatti lo stipendio concessogli dal governo di Giorgia Meloni con una norma ad hoc nonostante riceva già la pensione. Status, quello del pensionato, che lo rendeva incompatibile secondo la legge Madia. Ecco perché fino a ora l’ex ministro aveva lavorato gratis. Sulla base della legge varata dal governo, però, adesso l’assemblea del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro ha approvato il nuovo Regolamento sui costi di funzionamento degli organi istituzionali, che costituisce lo schema del successivo decreto del Presidente della Repubblica.

L’indennità di carica del presidente diventa quella di cui “all’articolo 1, comma 1, del DPR 20 gennaio 1999, vigente alla data di entrata in vigore dell’articolo 1, comma 289, della legge 23 dicembre 2014, n. 190”. Si tratta in pratica la norma che fissa a 240mila euro l’emolumento massimo per i dirigenti della pubblica amministrazione. I vicepresidenti e i Consiglieri potranno ricevere indennità “in misura annua lorda pari al 20% per i vicepresidenti, e al 10% per i Consiglieri” rispetto a quella del presidente. E quindi i primi prenderanno 48mila euro, i secondi 24mila: attualmente non percepiscono né indennità né compensi di alcun genere per la carica che ricoprono. Moltiplicato per 64, cioè il numero totale dei consiglieri, vuol dire un esporso di circa un milione e ottocentomila euro. Una cifra che pesa per circa un quarto sul bilancio del Cnel, pari a 7,1 milioni di euro.

Il regalo del governo segue lo schema di quello già concesso sempre per decreto al presidente Istat quando la maggioranza ancora contava di riuscire a confermare nel ruolo il 76enne Gian Carlo Blangiardo, idea poi sfumata, e al boiardo Pietro Ciucci chiamato a guidare la società Stretto di Messina. Un gentile cadeau, che nei mesi scorsi aveva provocato le proteste delle opposizioni. Pd e M5s avevano ricordato come Brunetta fosse stato in prima linea nella bocciatura del salario minimo per i lavoratori dipendenti, inviso al governo Meloni essendo una proposta unitaria delle opposizioni.

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