In Italia ci sono oltre 150mila persone con HIV. Ma 10mila di loro non sanno di averlo. Eppure, testarsi è facile (e, in molti casi, è anche gratuito) ma molte persone sono frenate da stigma e pregiudizi. Grazie al progresso della medicina, HIV e Aids non fanno più paura come trent’anni fa, ma questo non significa che possiamo permetterci il lusso di sottovalutare il virus. Anzi. Rompere il silenzio è l’obiettivo di Anlaids Lazio, che dal 1988 porta avanti iniziative per sensibilizzare e informare sulle infezioni sessualmente trasmissibili. Come ogni anno, l’associazione vuole accendere i riflettore sulla prevenzione e sul sostegno delle persone con Hiv e con Aids attraverso una serata di Gala. Un evento che riunisce alla Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma ospiti come Alessia Marcuzzi, Vittoria Puccini e Michela Giraud. Anche quest’anno il fundraising sarà coordinato da Gianluca De Marchi, presidente di Anlaids Lazio e CEO di Urban Vision, da anni impegnato in campagne sociali e nel sostegno alle associazioni. Ilfattoquotidiano.it ha incontrato sia il presidente che il segretario generale di Anlaids Lazio, la dottoressa Patrizia Ferri, per fare il punto sull’importanza dei test e della prevenzione.

I numeri dell’HIV oggi in Italia – Per oltre un decennio, il trend delle infezioni è stato in costante discesa, ma dopo la pandemia da Covid l’incidenza è tornata a risalire. Nel 2022 sono stati segnalati 1.888 nuovi contagi (+32% rispetto al 2020) e sono stati diagnosticati 403 nuovi casi di AIDS. Le regioni maggiormente coinvolte sono Lazio, Toscana, Abruzzo e Campania. Chi si testa, di solito, lo fa per sospetta patologia HIV o presenza di sintomi HIV Correlati (vale per il 40%). Solo il 24,3% dei test è legato a “comportamenti sessuali a rischio di infezione” e appena l’8,9% è un controllo di routine. In altri Paesi – come in quelli anglosassoni – testarsi per le MST (malattie sessualmente trasmissibili) è un’abitudine più diffusa: è vero che registrano una percentuale più alta di casi, ma con meno sommerso. Sono questi i casi più pericolosi: le persone che non sanno di avere il virus non ricevono i trattamenti adeguati e hanno più probabilità di trasmettere involontariamente l’HIV in caso di rapporti non protetti.

I benefici di una diagnosi precoce – Più della metà delle diagnosi HIV fatte in Italia è tardiva: il 58% delle persone che hanno scoperto di essere positive nel 2022 erano in fase avanzata di malattia, cioè con una situazione immunitaria già compromessa, e il 42% presentava già sintomi correlati all’AIDS. Le diagnosi tardive sono un problema per le persone – che non possono accedere tempestivamente alle terapie – ma anche per la collettività, perché si rischia trasmettere il virus inconsapevolmente attraverso i rapporti non protetti. Perciò, in caso di rapporto a rischio, la cosa peggiore da fare è pensare che ormai non ci sia più nulla da fare, incrociare le dita ed evitare di testarsi. “Il messaggio che bisogna far arrivare a tutti, specialmente ai giovanissimi, è l’uso del test rapido – spiega Gianluca De Marchi, Presidente di Anlaids Lazio – è vero che contrarre l’infezione oggi non corrisponde più a un rischio mortale così alto, ma il vero danno è saperlo in ritardo. Se non si interviene subito con le cure adeguate, il sistema immunitario si indebolisce ulteriormente”. I farmaci di nuova generazione, oggi, consentono di raggiungere soppressioni virologiche superiori al 90% e, in seguito, quasi al 100%. Questo tipo di terapie permette addirittura di avere rapporti non protetti senza trasmettere l’infezione, di concepire e di partorire per via naturale. Le persone con HIV che assumono terapie antiretrovirali efficaci e la cui carica virale è soppressa a livelli non rilevabili non trasmetteranno quindi l’infezione per via sessuale. Undetectable = Untrasmittable, cioè: se non rilevabile non è trasmissibile. Per questo è fondamentale testarsi. Si può addirittura fare a casa o ci si può rivolgere a strutture che lo effettuano gratuitamente, le sedi Anlaids, ormai un punto di riferimento per chi vuole accedere ai test, ricevere informazioni chiare sul tema e sostegno medico-psicologico.

L’importanza di parlare ai giovani – Ogni giorno, nel mondo, si registrano un milioni di nuovi casi di MST (HIV incluso) e la fascia più colpita è proprio quella dei giovani. Una ‘pandemia nascosta’, come l’ha definita l’OMS. Per questo è fondamentale parlare ai ragazzi in modo chiaro e comprensibile di ogni aspetto della sessualità, dal consenso alla prevenzione. “Oggi nelle scuole non parliamo più solo di HIV e altre infezioni sessualmente trasmisse, ma anche di rispetto, di affettività e di responsabilità – spiega la dottoressa Patrizia Ferri – Cerchiamo di dare ai ragazzi gli strumenti per vedere la salute come bene primario da tutelare, già nei primi rapporti sessuali. È un progetto su cui abbiamo investito moltissimo, visto che loro sono il nostro futuro”. Anlaids Lazio collabora con l’Università Sapienza di Roma, e punta a coinvolgere altri atenei in un prossimo futuro. L’associazione, inoltre, è attiva in 60 scuole superiori in tutta la regione, per un totale di circa 20mila giovani ogni anno, tra liceali e universitari. Certo, non senza difficoltà: l’Italia, a differenza di altri Paesi europei, non prevede un programma obbligatorio di educazione sessuale. “Una grande criticità è che noi non possiamo distribuire i preservativi nelle scuole, che pure sono fondamentali per la prevenzione, tanto che li distribuiamo gratuitamente nelle nostre sedi”, sottolinea la dottoressa Ferri. A volte sono i genitori a fare resistenza: “In alcune scuole, che pure avevano aderito all’iniziativa, ci è stato chiesto di non somministrare il pre test perché c’erano delle frasi che non piacevano ai genitori. Spesso pensano che i figli non facciano sesso, o che sappiano già tutto”.

Il ruolo dei social e di Internet – Ma se di sesso non si parla né in casa né a scuola, agli adolescenti non rimane che informarsi su Internet. Non la fonte più chiara e affidabile del mondo. Sorprende, tra l’altro, che neanche sui social si parli molto di HIV: “La piattaforma più usata per parlarne è Facebook, che però ormai è la meno usata dai ragazzi”, chiarisce Gianluca De Marchi. Ma la scarsa informazione sul tema non è solo un problema che riguarda solo adolescenti e ragazzi. Anzi, secondo i dati di Anlaids aumentano le diagnosi in persone sopra ai 50 anni (20% nel 205, 31% nel 2022). L’80% di esse sono tardive: un chiaro indicatore del fatto che quest’età abbia una bassa percezione del rischio, in particolare tra i maschi eterosessuali.

La serata di gala a Roma – Come ogni anno, Anlaids Lazio organizza una serata di gala per raccogliere fondi – lo scorso anno si è toccata la cifra di 200mila euro – e sensibilizzare sul tema. L’appuntamento è per giovedì 30 maggio, nella Galleria Nazionale di Arte Moderna a Roma. Oltre alla charity dinner, l’evento prevede un’asta di beneficenza e un’esibizione di Malika Ayane e la lista degli invitati include Claudia Gerini, Vittoria Puccini, Emma, Giulia Bevilacqua, Michela Giraud, Beatrice Grannò, Alessia Marcuzzi, Alba Parietti, Giacomo Ferrara, Carlotta Antonelli, Francesco Arca, Margherita Buy, Michele Bravi, Martin Castrogiovanni, Seydou Sar e Moustapha Fall, attori di Io capitano. “Abbiamo bisogno di volti noti con una piattaforma social capace di arrivare ai più giovani”, aggiunge De Marchi, sottolineando l’importanza di accendere la conversazione anche su Instagram e TikTok. I fondi raccolti finanzieranno varie iniziative, soprattutto gli incontri nelle scuole, il counseling telefonico e il progetto “Facciamolo Rapido” per somministrare test rapidi in modo gratuito: “Vogliamo potenziare la comunicazione per rendere noto a tutti che in Anlaids e in altre associazioni si possono fare test salivari senza dover andare in sede ospedaliera”, conclude la dottoressa Ferri. Ma il primo obiettivo è rompere il tabù che ancora resiste sul tema: parlarne, in modo chiaro e corretto, può salvare la vita.

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